domenica,Marzo 30 2025

Processo Maestrale: il business dei migranti nel Vibonese tra clan e politica nella deposizione dell’investigatore dei carabinieri

Il maggiore Matteo Russo ha riferito in aula della gestione dei Centri di Mileto, Joppolo e Filadelfia e delle “manovre” degli imputati Colloca e Pelaggi per evitarne la chiusura interessando anche il livello politico

Processo Maestrale: il business dei migranti nel Vibonese tra  clan e politica nella deposizione dell’investigatore dei carabinieri

Gli interessi illeciti intorno al sistema di accoglienza dei migranti nel Vibonese tra clan e politica. Questo il “capitolo” dell’inchiesta Maestrale-Carthago affrontato oggi in aula dal maggiore Matteo Russo, in forza al Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo Valentia, deponendo nel maxiprocesso in corso dinanzi al locale Tribunale. Un esame che si è concentrato sulle strutture di accoglienza per i minori non accompagnati presenti nei comuni di Joppolo, Filadelfia e Mileto gestite dall’associazione “Da donna a donna” (con sede a Vibo Valentia) per gli anni 2016, 2017 e 2018. A Mileto, in particolare, avrebbe operato anche una struttura gestita dalla cooperativa sociale denominata Abigail dietro la quale ci sarebbe stato l’imputato Domenico Colloca di Mileto (già assessore nell’amministrazione comunale sciolta per infiltrazioni mafiose), definito dal teste in aula quale “espressione imprenditoriale del locale di ‘ndrangheta di Mileto”, ed anche l’avvocato vibonese Azzurra Pelaggi, pure lei imputata, che avrebbe costituito l’anello di congiunzione tra la cooperativa Abigail e l’associazione “Da Donna a Donna” di cui era all’epoca la presidente. L’accoglienza dei migranti sarebbe diventato così un fiorente business nel Vibonese e nei confronti di Colloca e della Pelaggi viene contestato il reato di truffa.

Il “sistema” contestato

Azzurra Pelaggi

Questo il “sistema” che sarebbe stato messo in piedi, illustrato in aula dal maggiore Matteo Russo rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Irene Crea: alla cooperativa Abigail era affidata l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per i Comuni di Mileto, Joppolo e Filadelfia e poi anche lo Sprar per il solo Comune di Mileto che consentiva di gestire pure l’accoglienza dei migranti maggiorenni. E’ così emerso – e il teste e il pm hanno consegnato al Tribunale una tabella riepilogativa degli importi – che nel solo periodo relativo agli anni 2017 e 2018, in favore dell’associazione “Da Donna a Donna” è stata erogata complessivamente la somma di 1.758.990,00 euro. Sulla somma di 421mila euro, quindi, il 70% sarebbe rimasto nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, mentre il 20% sarebbe ritornato nella personale disponibilità del rappresentante dell’impresa che aveva emesso la fattura. Il 10% sarebbe invece entrato nella personale disponibilità di Domenico Colloca in qualità “di intermediario per l’operazione fraudolenta”. Nel caso in cui la fattura veniva invece emessa dalla ditta di Colloca, “il 70% rimaneva nella disponibilità di Azzurra Pelaggi, il 30% ritornava nella personale disponibilità di Domenico Colloca”. Si trattava di “manovre” che la stessa Azzurra Pelaggi in un’intercettazione con Domenico Colloca del 28 agosto 2018, riferendosi ai migranti da gestire nel comune di Mileto, “definiva – ha spiegato il teste in aula – operazioni per le quali si poteva finire in galera”.
Un sistema “criminale” per la Dda e per il Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo nel quale, oltre a Colloca, sono emersi dalle indagini altri due imprenditori – entrambi imputati nel processo Maestrale – : Clemente Mazzeo, 47 anni, di Mileto, e Antonino La Bella, 45 anni, di Vibo Valentia, rispettivamente titolari della società Mc di Clemente Mazzeo e Pulibello di Antonino Di Bella”. L’accordo prevedeva la restituzione agli imprenditori del 30% dell’importo fatturato. Per l’accusa – ha spiegato in aula il teste – si è trattato di “fatturazioni compiacenti per progetti fittizi” al fine di intascare il denaro pubblico attraverso i Comuni. L’aggravante mafiosa nel reato di truffa viene contestata poiché con tali condotte sarebbe stata agevolata l’attività del locale di ‘ndrangheta di Mileto. Dalle intercettazioni è anche emerso che Domenico Colloca aveva nel tempo instaurato una stabile cointeressenza con Azzurra Pelaggi” iniziando con la propria azienda – l’Arte del Catering, intestata ad una congiunta in quanto Colloca era già stato dichiarato fallito nel 2011 – a fornire i pasti ai Centri di accoglienza gestiti dalla Pelaggi. Le fatture per operazioni inesistenti, lucrando sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nei comuni di Joppolo, Mileto e Filadelfia, ad avviso del maggiore del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo avrebbe indotto in errore pure “il Comune di Vibo Valentia quale ente capofila per tutta la provincia”. Il Comune di Vibo Valentia ha infatti autorizzato la liquidazione delle spese, procurando un danno all’erario stimato dagli inquirenti in oltre 421mila euro, con denaro proveniente dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (costituito anche da fondi europei), gestito dal Ministero dell’Interno e previsto nella legge finanziaria dello Stato.

Il Centro di accoglienza di Joppolo

Veduta su Joppolo

Per quanto riguarda invece il Centro di accoglienza per migranti di Joppolo, dal 2017 è stato gestito dall’associazione Da Donna a Donna di Azzurra Pelaggi e gli investigatori – ha spiegato il maggiore Russo – hanno accertato attraverso l’analisi della documentazione che lo stesso si trovava stanziato in immobili di proprietà di Franco Zappia, Biagio Zappia e Ornella Zappia”. Si tratta di immobili siti in località Policari nel comune di Joppolo (ed il teste ha prodotto in aula al Tribunale l’apposita documentazione) per i quali l’associazione della Pelaggi ha elargito un canone d’affitto agli Zappia, per gli anni 2017 e 2018, ammontante a 72.000 euro annui. Dalle intercettazioni è emerso che la Pelaggi si è interessata – ha dichiarato il teste in aula – anche per evitare la chiusura del Centro di accoglienza di Joppolo, evidenziando stretti legami con il sindaco dell’epoca di quel Comune dal quale ha ricevuto rassicurazioni sulla non chiusura”. Si tratta del sindaco precedente all’attuale (le intercettazioni sono del 2018 e a Joppolo si è rivotato nell’ottobre 2021), mentre Biagio Zappia, uno dei proprietari degli immobili affittati dall’associazione della Pelaggi, è stato identificato dagli investigatori nell’omonimo consigliere comunale di Joppolo. Quindi Ornella Zappia è stata identificata in una dipendente della Provincia di Vibo, e Franco Zappia nell’attuale primario di Chirurgia dell’ospedale di Vibo. Nessuno dei fratelli Zappia è indagato nell’operazione Maestrale per la vicenda dei migranti riferita oggi in aula dal maggiore dell’Arma trattando della posizione di Azzurra Pelaggi.

Colloca e i contatti con i politici

Vito Pitaro

Dall’inchiesta è emerso che Domenico Colloca per evitare la chiusura dei Centri di accoglienza nel Vibonese ha provveduto – ha riferito in aula il maggiore Russo – ad interloquire con esponenti politici”. Siamo nel 2018 e Domenico Colloca e Azzurra Pelaggi hanno già creato delle società ritenute dalla Dda fittizie per la gestione del business dei migranti attraverso false fatturazioni emesse da imprenditori per servizi non forniti ma che hanno permesso all’associazione della Pelaggi di ottenere i rimborsi dai Comuni”. I centri di accoglienza finiscono però ben presto nel “mirino” prima dei giornali, poi di un servizio televisivo che denunciava le carenze nella struttura di Filadelfia. Siamo nel 2018 e proprio tale “timore ha determinato – ha spiegato il teste in aula – l’interessamento di Colloca con alcuni politici”. E’ il 22 giugno 2018 quando “Domenico Colloca contattava infatti al telefono Vito Pitaro”, all’epoca consigliere regionale, richiedendo a quest’ultimo un incontro per discutere proprio delle sorti del centro di accoglienza di Filadelfia. L’incontro è avvenuto nell’abitazione di Pitaro a Vibo – ha ricordato il maggiore Russo rispondendo alle domande del pm – e in tale occasione Domenico Colloca ha informato Pitaro dell’intenzione dell’allora assessore comunale di Vibo Silvia Riga di chiudere i centri di accoglienza per i migranti minorenni. Pitaro avrebbe rassicurato Colloca spiegando di poter intervenire sull’assessore Riga la quale però, ad avviso di Pitaro, non sarebbe mai andata contro le intenzioni del sindaco Elio Costa. Colloca frenava a questo punto l’intervento di Pitaro – ha riferito il teste in aula – in quanto anche la Pelaggi si era messa in moto e diceva di essere in buoni rapporti con il sindaco Costa. Appena fuori dall’abitazione di Pitaro, Domenico Colloca contattava proprio Azzurra Pelaggi per informarla dell’incontro appena avuto con Vito Pitaro, ma appresa la notizia, la Pelaggi gli esternava le proprie perplessità in ordine all’interessamento di Pitaro definito dalla Pelaggi come persona inaffidabile”. Nella giornata del 21 giugno 2018, “Domenico Colloca contattava ancora Vito Pitaro il quale gli riferiva di aver appreso dall’allora assessore del Comune di Vibo, Silvia Riga, della richiesta del sindaco di Filadelfia, Maurizio De Nisi, di trasferire i migranti. Per Pitaro, in ogni caso, la situazione era sotto controllo”.

Colloca si rivolge a Mangialavori e Pascale

Giuseppe Mangialavori
Giuseppe Mangialavori

Si arriva così al 22 giugno 2018 quando Domenico Colloca per evitare la chiusura dei Centri di accoglienza per migranti contattava via telefono l’allora senatore (oggi deputato) di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, al fine di avere un incontro con lui unitamente ad Azzurra Pelaggi. “Mangialavori – ha riferito il maggiore Russo sulla scorta delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta – ha però rimandato Domenico Colloca a Francesco Pascale, soggetto che abbiamo identificato. Mangialavori ha quindi invitato Colloca a chiamare Pascale a suo nome in quanto già sapeva della problematica. Per come suggerito da Mangialavori, Domenico Colloca ha poi effettivamente chiamato Pascale – ha spiegato il teste in aula – il quale si è reso subito disponibile, incontrando lo stesso Colloca e la Pelaggi in un bar di Vibo dietro il precedente interessamento di Mangialavori”. Francesco Pascale è stato identificato dagli investigatori dell’Arma nell’allora assessore al Commercio del Comune di Vibo (all’epoca dell’intercettazione), mentre attualmente ricopre l’incarico di responsabile amministrativo della Struttura Speciale dell’assessore regionale Rosario Varì. Pitaro, Mangialavori e Pascale non figurano tra gli imputati del maxiprocesso Maestrale-Carthago.

La Pelaggi e il boss Anello

Infine il maggiore Matteo Russo ha richiamato nel corso del suo esame quanto accertato dagli investigatori nel corso delle indagini relative all’operazione antimafia Imponimento dove è stato tratteggiato il rapporto stabilito tra la cosca Anello di Filadelfia e Azzurra Pelaggi. Dalle dichiarazioni di una donna è emerso che la Pelaggi ha avuto contatti con il boss di Filadelfia, Rocco Anello, intervenuto per impedire la chiusura del Centro di accoglienza dei migranti di Filadelfia”. Il boss Rocco Anello, del resto, nelle intercettazioni avrebbe esclamato che “il business degli immigrati rende più del traffico di droga”.

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