‘Ndrangheta: la strage di Pizzinni e l’agguato a Spilinga nel racconto di Fuduli
L’ex collaboratore di giustizia che il 18 novembre si è tolto la vita aveva reso dichiarazioni anche su tali fatti di sangue eclatanti
Si chiude con il racconto su fatti di sangue eclatanti l’ultimo verbale di interrogatorio reso dall’ex collaboratore di giustizia, Bruno Fuduli, che il 18 novembre scorso ha deciso di togliersi la vita a Filandari. L’infiltrato dei carabinieri del Ros nell’operazione Decollo contro il narcotraffico internazionale era stato sentito il 12 maggio 2011 dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, e dall’allora comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo Valentia, Nazzareno Lopreiato. All’epoca Bruno Fuduli si trovava in carcere in quanto arrestato nell’ambito dell’operazione Overloading della Dda di Catanzaro.
Nel corso di un lungo interrogatorio, l’ex collaboratore di giustizia ha riferito agli inquirenti anche in ordine alle confidenze ricevute fra il 2002 ed il 2003 dal broker della cocaina Vincenzo Barbieri, poi ucciso a San Calogero il 12 marzo 2011. “Vincenzo Barbieri mi disse che i Mancuso anni prima avevano messo una bomba a Pizzinni di Filandari ed era morto un bambino. Avevano fatto loro l’attentato ed hanno sbagliato porta ed è morto un bambino. Si trattava di un attentato nato nell’ambito dello scontro fra i Soriano ed i Mancuso”. Chiaro il riferimento di Bruno Fuduli alla c.d. “strage di Pizzinni” che il 24 ottobre 1982 provocò la morte di due bambini innocenti: Bartolo Pesce di 14 anni e Antonio Pesce di soli 10 anni. Altre quattro persone rimasero ferite. Per quella strage ci fu anche un processo, che registrò l’assoluzione degli imputati, compresi i boss Giuseppe e Luigi Mancuso. Il sospetto – rimasto tale in assenza di verità giudiziarie – è che i Mancuso avessero ordinato di collocare una bomba sotto la finestra dei Soriano, già all’epoca ingestibili e da eliminare. L’ordigno esplosivo venne però collocato sotto la finestra sbagliata provocando la morte di due bambini. [Continua dopo la pubblicità]
La morte dei fratellini, innocenti vittime della ‘ndrangheta, è rimasta un delitto senza giustizia. Un caso irrisolto. Un caso sul quale è calato il silenzio fino al 2005, quando il pentito Angiolino Servello, ex trafficante di droga di Ionadi, si è autoaccusato di quel reato, rivelandone retroscena e movente. Malgrado il verbale di Angiolino Servello, malgrado quella clamorosa e drammatica confessione, e malgrado anche il verbale di Bruno Fuduli sei anni dopo, il caso della strage di Pizzinni non è stato mai riaperto.
L’omicidio Fiamingo. Particolari importanti Fuduli ha poi rivelato anche in ordine all’omicidio di Raffaele Fiamingo ed al ferimento di Francesco Mancuso, detto “Tabacco”. Fatti di sangue avvenuti nella notte del 9 luglio 2003 a Spilinga. “All’epoca mi voleva sentire la dottoressa Manzini – rivela Fuduli – ma poi non sono stato mai convocato. Sul posto della sparatoria si trovava anche uno dei fratelli Tripodi ed insieme a Raffaele Fiamingo e Francesco Mancuso erano andati a chiedere la mazzetta al titolare di un panificio di Spilinga. Sono andati poi a Tropea, hanno mangiato, hanno bevuto, si sono ubriacati e quando sono tornati hanno trovato la sorpresa: gli hanno sparato. Francesco Mancuso era in attrito all’epoca con gli zii e questo mi era stato riferito da Vincenzo Barbieri. I fratelli Francesco e Diego Mancuso e gli altri fratelli avevano costituito un gruppo a sé con i figli ed erano contro gli zii e gli altri cugini”.
Da ricordare che nell’aprile scorso la Dda di Catanzaro ha portato a termine l’operazione antimafia denominata “Errore fatale” che mira a far luce proprio sull’omicidio di Raffaele Fiamingo di Rombiolo ed il ferimento di Francesco Mancuso, detto “Tabacco”, di Limbadi. In carcere per tale fatto di sangue quale mandante resta il boss Cosmo Michele Mancuso, quali esecutori materiali della sparatoria Giuseppe Accorinti e Antonio Prenesti (annullamenti con rinvio ad opera della Cassazione). Ordinanza annullata, invece, per Domenico Polito di Tropea. Della presenza di uno dei fratelli Tripodi di Portosalvo la notte dell’agguato, accanto a Francesco Mancuso e Raffaele Fiamingo, oltre a Fuduli avevano parlato anche altri collaboratori di giustizia, ma allo stato nessun componente di tale clan è stato attinto da misure cautelari per la notte di fuoco del 9 luglio 2003 a Spilinga. 3/FINE
LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: gli ultimi scottanti verbali di Bruno Fuduli
Le rivelazioni di Fuduli: lo scontro con i Mancuso e gli omicidi di Congiusti
Il collaboratore di giustizia Bruno Fuduli si è tolto la vita
La strage di Pizzinni: la confessione inascoltata e quel delitto dimenticato (VIDEO)