Il killer di Nicholas Green invoca la grazia di Mattarella e promette: «Donerò gli organi» (VIDEO)
Nonostante una condanna in via definitiva all’ergastolo, Michele Iannello sta scontando il resto della pena ai domiciliari. E al capo dello Stato dice: «Ho commesso tanti omicidi ma ad uccidere il bambino è stato mio fratello»
«Signor presidente lo giuro, io non c’entro. Fu mio fratello a commettere l’omicidio del bambino, usando la mia autovettura. Non me la sentii di accusarlo in prima battuta… non sono quel mostro che hanno dipinto».
A parlare è Michele Iannello, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio del piccolo Nicholas Green avvenuto 22 anni fa lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria quando l’auto presa a noleggio dal padre, sulla quale la famiglia statunitense viaggiava alla volta della Sicilia, venne presa d’assalto a scopo di rapina perché scambiata per quella di un gioielliere.
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Ora Iannello, 40 anni, detenuto a domiciliari nonostante la condanna confermata anche in Cassazione, si è rifatto una vita al nord dove vive con la sua famiglia e lavora in una piccola fabbrica di elettrodomestici, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella invocando la grazia e promettendo che in caso di accoglimento, donerà i suoi organi una volta passato a miglior vita.
Vorrebbe riacquistare la piena libertà Iannello, o almeno vedersi comminare «una pena temporanea perché la condizione di restrizione domiciliare perpetua è disumana. Ricordo – spiega il suo avvocato Claudia Conidi al Corriere della Sera – che in primo grado era stato assolto per non aver commesso il fatto».
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Iannello, di quella morte che commosse il Paese, accusa esplicitamente, come già fatto in passato, il fratello. «È vero, ho commesso omicidi – scrive al capo dello Stato – ma li ho confessati tutti e sono stati delitti di mafia, scontati con il carcere, fatti per non essere a mia volta ucciso, perché nelle faide funziona così: o uccidi per primo o sei tu a morire».
Ancora, un pensiero rivolto ai genitori di Nicholas, Reginald e Maggie Green: «Mi stringo al loro cuore capendo ora da padre quanto dolore possano avere. Ogni giorno Nicholas è nei miei pensieri».
Quindi la promessa, sulla scia di quel gesto d’amore compiuto proprio dai Green che decisero di donare gli organi del loro piccolo: «alla mia morte, se qualcosa del mio corpo sarà ancora buona, donerò gli organi per salvare la vita a qualche persona, almeno sarò utile a qualcuno. La prego, signor Presidente, mi dia la possibilità di tornare un uomo libero. Per dare ai miei figli quel sorriso che un giorno si è spento sul volto di Nicholas».
Una vicenda, quella di Nicholas Green, tornata alla ribalta nei giorni scorsi dopo la morte di Andrea Mongiardo, vissuto per 22 anni con il cuore del piccolo turista americano che trovò la morte lungo il tratto vibonese dell’autostrada in un giorno di ottobre.
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