Calunnie e diffamazioni a Cessaniti, la genesi dell’indagine che coinvolge l’ex sindaco
Dopo le dimissioni dalla guida del Municipio a seguito di due inchieste della nostra testata, Francesco Mazzeo si sarebbe dedicato – secondo la Procura di Vibo e i carabinieri – a confezionare esposti anonimi contro rappresentanti delle istituzioni e della Chiesa locale. Le parti offese sono ben 28

Sarà il gup del Tribunale di Vibo Valentia a dover vagliare la richiesta della locale Procura di mandare a giudizio l’ex sindaco di Cessaniti, Francesco Mazzeo, dimissionario il 18 agosto 2023. In udienza preliminare (ancora da fissare), oltre ai reati di calunnia aggravata, diffamazione e sostituzione di persona, l’ufficio di Procura porterà in aula – come da relativi capi d’imputazione – anche la contestazione di violazione dei sigilli informatici con riferimento al computer ed al telefonino in uso all’ex sindaco Francesco Mazzeo. Dispositivi sequestrati qualche mese fa dai carabinieri che, attraverso con l’uso di sofisticate tecniche di digital forensic, sono riusciti a ricostruire una mole considerevole di dati digitali archiviati dall’ex primo cittadino utilizzando avanzati sistemi di protezione. Le persone offese – che potranno quindi costituirsi parti civili in caso di rinvio a giudizio dell’ex sindaco – sono in totale ben 28.
La genesi dell’inchiesta

L’inchiesta della Procura di Vibo Valentia nasce tuttavia a seguito alcuni avvenimenti storici che hanno portato il primo cittadino a rassegnare le dimissioni e poi ad elaborare – ad avviso degli investigatori – diverse lettere ed esposti anonimi (oppure utilizzando nomi di fantasia) con accuse verso figure istituzionali, sacerdoti, cittadini e persino uomini dell’Arma tra cui il comandante della Stazione di Cessaniti. Tutto parte da due inchieste giornalistiche della nostra testata. Nel primo articolo del 24 giugno 2023 (LEGGI QUI: Inchiesta Maestrale, la Dda: «Amministrazione comunale di Cessaniti da tempo in mano alla ‘ndrina»), iniziando dalle risultanze investigative contenute nell’operazione antimafia Maestrale-Carthago, si dava conto delle infiltrazioni mafiose nel Comune di Cessaniti definite come “sconcertanti” dalla stessa Procura distrettuale di Catanzaro. Venivano poi documentati i contatti tra il boss della frazione Pannaconi, Francesco Barbieri (condannato a 24 anni di carcere in primo grado nel maxiprocesso Rinascita Scott), e un assessore del Comune di Cessaniti, oltre ad altri contatti diretti tra politici, funzionari comunali e uomini del clan. “Appare particolarmente sconcertante – aveva evidenziato la Dda di Catanzaro – il fatto che il capo cosca incarichi il presidente del Consiglio comunale di estorcere una mazzetta, come “risarcimento”, alla ditta vincitrice dell’appalto”. L’esponente politico, incalzato dal boss, “a sua discolpa aveva attribuito a Francesco Mazzeo, sindaco del Comune di Cessaniti, il ruolo di gestore delle ditte alludendo in forma implicita – avevano evidenziato i Pm – che a condizionare gli appalti, i lavori e le mazzette sia stato proprio il sindaco”. Tale esponente politico, della maggioranza dell’allora sindaco Francesco Mazzeo, è risultato inoltre essere il cognato di Salvatore Lo Bianco di Vibo Valentia, quest’ultimo di recente condannato all’ergastolo quale esecutore materiale dell’omicidio del geologo vibonese Filippo Piccione, nonché condannato a 10 anni e 8 mesi per associazione mafiosa nel maxiprocesso Rinascita Scott quale esponente del clan Lo Bianco.
Il secondo articolo è stato invece pubblicato dalla nostra testata il 3 luglio 2023 (LEGGI QUI: Inchiesta Maestrale: gli agganci del capoclan negli uffici del Comune di Cessaniti) e nello stesso si dava conto degli appoggi di cui il boss Francesco Barbieri avrebbe goduto nel Municipio di Cessaniti fra politici e impiegati, oltre ad un suo diretto inserimento nell’edilizia privata attraverso infiltrazioni e presunte compiacenze negli uffici dell’ente locale.
Le dimissioni del sindaco
A seguito di tali pubblicazioni, il 18 agosto 2023 l’allora sindaco di Cessaniti, Francesco Mazzeo (che amministrava il Comune sin dal 2008) aveva rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di primo cittadino. “Purtroppo negli ultimi mesi alcune notizie di stampa – aveva scritto Mazzeo nella lettera di dimissioni – mi hanno fatto molto riflettere e mi hanno portato ad una scelta ponderata e responsabile. Dal giorno in cui è apparsa la prima notizia giornalistica, fino ad oggi, ho cercato di trovare una soluzione appropriata, che rispondesse alle esigenze di legalità, di trasparenza e di opportunità che chi amministra la cosa pubblica, deve trasmettere alla propria comunità di ferimento. Purtroppo non ci sono riuscito”.
Il “corvo” nel comune di Cessaniti

Dopo le dimissioni – stando ora all’inchiesta della Procura di Vibo – l’ex sindaco di Cessaniti avrebbe quindi tentato di screditare l’operato di chi si era posto alla guida del Comune come il commissario prefettizio, Sergio Raimondo, destinatario di accuse – basate su fatti inesistenti – inviate attraverso un esposto con un falso nome in cui venivano adombrati legami fasulli tra il commissario e ambienti mafiosi. Nel mirino dell’ex sindaco – secondo la ricostruzione dei carabinieri – anche alcuni uomini dell’Arma, dell’Asp, della Prefettura e della chiesa locale. Attraverso identità fittizie create ad hoc, l’ex sindaco – ad avviso della Procura e dei carabinieri – non avrebbe risparmiato dalle accuse neppure le segretarie comunali che si sono succedute nel Municipio di Cessaniti. Un clima di “veleni” e sospetti lanciati pure contro don Felice Palamara e don Francesco Pontoriero, parroci di Pannaconi e Cessaniti, destinatari di esposti ritenuti dagli inquirenti diffamatori. Attraverso una firma falsa apposta su un documento, l’ex primo cittadino Francesco Mazzeo è infine accusato di aver screditato l’operato di alcuni carabinieri, compreso il comandante della Stazione di Cessaniti.
Mazzeo già finito sotto processo per falso
Non è la prima volta in ogni caso che Francesco Mazzeo finisce nei guai giudiziari. Nel 2019 è infatti finito sotto processo per il reato di falso ideologico. Era accusato – nella qualità di commissario provinciale pro tempore dell’Anpvi onlus di Vibo (associazione nazionale privi della vista e ipovedenti) di aver formato documenti falsi, predisponendo sul registro dell’associazione la falsa attestazione che una volontaria avesse svolto il servizio di assistenza a persona non vedente in tutti i giorni feriali di maggio, giugno e luglio 2013 e dal 3 all’11 febbraio 2014, quando in realtà – secondo gli inquirenti – la ragazza era “regolarmente impegnata in orario scolastico al liceo Scientifico di Vibo o nell’espletamento di esami all’Unical di Cosenza”. Il 5 aprile 2022 il Tribunale di Vibo Valentia ha tuttavia dichiarato prescritto il reato contestato a Francesco Mazzeo, prescrizione alla quale l’imputato non ha inteso rinunciare (come, peraltro, era suo diritto fare) per puntare invece ad un’assoluzione nel merito rispetto alle accuse.
La foto di Mazzeo in aula nel processo Maestrale

Da ricordare, inoltre, che il 10 settembre 2024, nel corso del processo Maestrale-Carthago, il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, ha mostrato in aula al collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri di Sant’Onofrio un album fotografico predisposto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia. In tale album era contenuta al numero 13 anche la foto – mostrata in aula attraverso i maxischermi dell’aula bunker di Lamezia – di Francesco Mazzeo, pur non indagato in tale inchiesta. Il collaboratore non ha tuttavia riconosciuto l’ex sindaco. Tra gli imputati del maxiprocesso Maestrale-Carthago, con l’accusa di concorso in truffa ai danni di un ente pubblico, aggravata dalla finalità mafiose e dall’abuso dei poteri inerenti alla pubblica funzione, figura infine Filippo Mazzeo, già responsabile del servizio amministrativo del Comune di Cessaniti nonché zio paterno dell’ex sindaco Francesco Mazzeo. Filippo Mazzeo è a sua volta primo cugino del presunto boss di Cessaniti, Francesco Barbieri.
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