Il grido delle vittime: «La mafia non dà posti di lavoro, ti riduce a brandelli» – Video
Prosegue la campagna di Libera “La libertà non ha pizzo”. In Prefettura, insieme alle forze dell’ordine, gli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare
Prosegue la campagna regionale antiracket “La libertà non ha pizzo”, promossa da Libera per sostenere gli imprenditori che denunciano ogni forma di criminalità. «È necessario che vengono coinvolte sempre più attività imprenditoriali e commerciali – ha detto Giuseppe Borrello, referente provinciale di Libera – perché questa è una battaglia di civiltà e dignità». Il logo elaborato sarà consegnato e poi affisso davanti a tutte quelle attività imprenditoriali che intendono schierarsi apertamente contro la criminalità. Nella sala riunioni della Prefettura di Vibo Valentia i vertici delle forze dell’ordine e le associazioni di categoria insieme per fare rete e creare quel cordone di sicurezza attorno alle vittime dell’usura. «Chi aderisce – ha evidenziato il prefetto Francesco Zito – prendo l’impegno con se stesso e con tutta la collettività di non cedere ai tentativi di estorsione, usura e racket». All’incontro presente anche don Marcello Cozzi, già vicepresidente nazionale di Libera e presidente della fondazione antiusura “Interesse uomo”, che ha ribadito l’importanza di denunciare per riconquistare la libertà: «Nessuno si illuda: dall’usura nessuno ne può uscire indenne e intatto, perché più loro vedono che tu dai soldi e più ti concepiscono come una gallina dalle uova d’oro e non ti lasceranno mai più in pace finché non ti riducono a brandelli. L’unico modo per uscirne è la denuncia, perché ci sono opportunità date dallo Stato che permettono oggi di poter fare questo passo». In sala l’imprenditore di Nicotera Carmine Zappia che dopo anni di vessazioni ha deciso di denunciare e fare arrestare i suoi estorsori, prosciugato dalle pressanti richieste di denaro ha dovuto chiudere la sua attività commerciale ma presto la riaprirà. È toccato poi all’imprenditore Rocco Mangiardi raccontare alla platea l’esperienza di chi ha detto no al racket: «Bisogna denunciare ad ogni costo perché solo denunciando si può vivere economicamente e umanamente, e possiamo far star bene i nostri figli: la mafia non dà posti di lavoro ma li toglie».
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