lunedì,Marzo 17 2025

Rinascita Scott, il troncone passato alla Procura di Vibo alle prese con le eccezioni dei difensori

Nella nuova udienza del dibattimento sollevata oggi dai legali degli imputati l’inutilizzabilità di alcune informative di reato. Incaricato poi un perito per la trascrizione delle intercettazioni. Tra gli imputati, l’ex sindaco di Pizzo, un assistente giudiziario del Tribunale, un ausiliario del Giudice di Pace

Rinascita Scott, il troncone passato alla Procura di Vibo alle prese con le eccezioni dei difensori

Nuova udienza stamane in Tribunale a Vibo Valentia per il processo nei confronti di 17 imputati coinvolti nel troncone dell’operazione Rinascita Scott rimasta di competenza della Procura ordinaria. Si tratta delle posizioni che erano state in precedenza stralciate dall’inchiesta ad opera della Dda di Catanzaro e trasmesse per competenza funzionale e territoriale – in quanto caduta l’aggravante mafiosa – alla Procura di Vibo che ha poi chiesto ed ottenuto dal gup il rinvio a giudizio. Dinanzi al Collegio presieduto dal giudice Laerte Conti (a latere i giudici Alessio Maccarone e Luca Bertola), è toccato quindi oggi all’avvocato Alice Massara – che difende con l’avvocato Sergio Rotundo l’imputato Danilo Tripodi – sollevare un’eccezione sull’inutilizzabilità di alcune informative di reato redatte dagli investigatori che non sarebbero state fatte confluire nel fascicolo del pubblico ministero e, quindi, in violazione del diritto di difesa degli imputati che non hanno sinora potuto prendere visione di tale capitolo di prova. Il pm, dal canto suo, dopo l’eccezione del difensore – alla quale si sono associati tutti gli altri legali degli imputati presenti in aula – si è riservato un controllo nel proprio fascicolo per capire se tali informative siano state messe a disposizione dei difensori. Il Tribunale, a sua volta, si è riservato la decisione sull’eccezione sollevata dai difensori. Ha quindi prestato giuramento in aula il Ctu chiamato alla trascrizione di alcune intercettazioni ambientali captate attraverso microspie piazzate nell’auto dell’indagato Giovanni Giamborino, nonché sulla sua utenza telefonica. Per il deposito delle trascrizioni, il perito si è preso 90 giorni di tempo, con inizio delle operazioni peritali fissato per l’11 aprile.

Giovanni Giamborino

Questi tutti gli imputati: Giovanni Giamborino, 63 anni, di Piscopio (attualmente in carcere per il troncone principale di Rinascita Scott, difeso dagli avvocati Valerio Vianello Accorretti e Alessandro Diddi); Gianluca Callipo, 42 anni, ex sindaco di Pizzo (assolto nel troncone principale di Rinascita Scott, difeso dagli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Trungadi); Danilo Tripodi, 42 anni, di Vibo Valentia, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo (condannato ad un anno nel troncone principale di Rinascita Scott, a fronte di una richiesta a 17 anni, difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Alice Massara); Antonella Bartolotti, 42 anni, di Pizzo Calabro (difesa dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino); Giuseppe Feroleto, 33 anni, di Pizzo (avvocato Sandro D’Agostino); Filippo Fuscà, 43 anni, di Vibo Valentia (avvocati Salvatore Pronestì e Giuseppe Bagnato); Renato Iannello, 49 anni, di San Gregorio d’Ippona (avvocati Salvatore Staiano e Gregorio Viscomi); Nicola Larobina, 62 anni, di Arena, ausiliario all’Ufficio del Giudice di Pace di Vibo Valentia (avvocato Antonio Barilaro); Michele Larobina, 76 anni, di Arena (fratello di Nicola), funzionario della Prefettura di Vibo Valentia (avvocati Mariateresa Larobina e Luca Cianferoni); Marco Lo Bianco, 40 anni, di Vibo Valentia (avvocato Walter Franzè); Francesco Marcello, 44 anni, di Pizzo (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga); Giuseppe Mercatante, 57 anni, di San Costantino Calabro (avvocati Aldo Currà e Alfredo Mercatante); Filippo Polistena, 48 anni, di Vibo Valentia (avvocati Walter Franzè e Santo Cortese); Nazzareno Pugliese, 75 anni, di San Costantino Calabro (avvocato Giuseppe Bagnato); Michelino Scordamaglia, 49 anni, di Vibo Marina; Claudio Solano, 50 anni, di Pizzo Calabro (avvocato Elisabetta Solano); Antonio Fuoco, 67 anni, di Vibo Valentia (avvocato Salvatore Sorbilli). 

Le accuse

Gianluca Callipo

Corruzione elettorale il reato ipotizzato nei confronti dell’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, di Claudio Solano, e dei coniugi Francesco Marcello e Antonella Bartolotti, tutti di Pizzo. Secondo l’accusa, gli indagati in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione dell’amministrazione comunale di Pizzo, tenutesi in data 11 giugno 2017 avrebbero stretto un accordo. Gianluca Callipo avrebbe agito nella qualità di candidato a sindaco, Francesco Marcello e la moglie Antonella Bartolotti quali gestori dell’esercizio commerciale avente insegna SPQR ubicato a Pizzo in Piazza della Repubblica. Tale accordo, secondo gli inquirenti, prevedeva da una parte l’impegno di Marcello e Bartolotti per sostenere la candidatura elettorale di Gianluca Callipo, dall’altra parte la promessa dello stesso Callipo di impegnarsi a deliberare atti amministrativi in favore dei coniugi Marcello-Bartolotti “dai quali dipendeva anche la possibilità di un impiego lavorativo in favore di Claudio Solano, che appoggiava elettoralmente Callipo ed in seguito veniva assunto proprio nell’attività ristorativa condotta dai coniugi Marcello – Bartolotti”.

Danilo Tripodi

Rivelazione di segreti d’ufficio è invece l’accusa per Danilo Tripodi, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo Valentia.  L’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio viene contestata a Danilo Tripodi in concorso con Nicola Larobinaausiliario all’Ufficio del Giudice di Pace di Vibo, e con Michele Larobina, funzionario della Prefettura di Vibo Valentia. Con loro è indagato per lo stesso reato pure Renato Iannello, di San Gregorio d’Ippona, ritenuto l’amministratore di fatto e l’effettivo dominus della ditta individuale “Casanuova Costruzioni, aggiudicatario anche dei lavori di pavimentazione eseguiti al Tribunale di Vibo Valentia, sede di via Lacquari. Anche in questo caso l’aggravante mafiosa non era mai stata contestata sin dall’origine dalla Dda e da qui la trasmissione degli atti alla Procura di Vibo. In violazione dei doveri inerenti le rispettive funzioni, Danilo Tripodi e Nicola Larobina – quali determinatori ed istigatori della condotta illecita e sfruttando il ruolo istituzionale dagli stessi rivestito – e con Michele La Robina che avrebbe agito quale pubblico ufficiale e funzionario della Prefettura di Vibo (in servizio all’ufficio Protezione civile), secondo l’accusa avrebbero acquisito notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete, rivelandone la conoscenza.

Tali condotte costano a Danilo Tripodi anche il reato di favoreggiamento reale nei confronti di Renato Iannello (amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale Casanova Costruzioni) il quale, grazie proprio a Tripodi, avrebbe continuato a non palesare l’effettiva titolarità della ditta.    Renato Iannello ha precedenti per omicidio, armi e stupefacenti ed è fratello di Francesco Iannello, che in Rinascita-Scott ha chiesto ed ottenuto il rito abbreviato ed è stato condannato in appello a 4 anni e 6 mesi.

Le altre contestazioni

Nazzareno Pugliese

Danilo Tripodi e il cugino Marco Lo Bianco sono poi accusati di aver acquisito altre notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete. In particolare, Marco Lo Biancosocio di fatto nella gestione del B.& B. e dell’attività di affittacamere formalmente riferibile all’impresa individuale “Calamo” di via De Gasperi a Vibo Valentia”, sarebbe stato il beneficiario della condotta di rivelazione, “quale gestore del residence Risorgimento di Vibo Valentia”.
Usura è invece l’accusa mossa a Nazzareno Pugliese di San Costantino Calabro e Giovanni Giamborino di Piscopio, mentre in altro caso Nazzareno Pugliese avrebbe agito insieme al compaesano Giuseppe Mercatante, quest’ultimo rappresentante legale della Emmedil srl.  Filippo Fuscà e Michelino Scordamaglia sono invece accusati della detenzione illegale di due fucili, mentre per Giuseppe Feroleto l’accusa è quella di detenzione e porto in luogo pubblico di una pistola calibro 9, arma con la quale il 9 marzo del 2017 avrebbe aperto il fuoco (è accusato per questo del reato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi) all’indirizzo dell’autovettura sulla quale viaggiavano la propria fidanzata ed un’altra ragazza rimasta ferita ad una gamba. Feroleto, secondo gli inquirenti, avrebbe voluto punire le due donne dopo una lite in un locale pubblico avvenuta in occasione della “Festa della donna”.
L’imprenditore Filippo Polistena è infine accusato di concorso in truffa (80 euro il valore) per la tumulazione delle salme dei migranti nel cimitero di Bivona, avvenuta tra il 2016 ed il 2017 con mattoni forati anziché pieni, in violazione del regolamento di polizia mortuaria. Con lui è imputato pure Antonio Fuoco, custode del cimitero di Bivona. 

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