Operazione Maestrale, resta libero imputato di Briatico accusato di tentata estorsione
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato l’appello della Dda per l’applicazione della misura cautelare in carcere


Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, in accoglimento delle argomentazioni degli avvocati Giuseppe Bagnato e Davide Accorinti, ha rigettato l’appello proposto dalla Dda nei confronti di Paolo Careglio. Il 39enne di Briatico era stato sottoposto a fermo nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago, scattata nel maggio del 2023, poiché gravemente indiziato del reato di tentata estorsione pluriaggravata dalle modalità mafiose. I fatti risalgono al gennaio del 2022, allorquando gli inquirenti ipotizzano che Paolo Careglio avrebbe fatto visita ad una ditta che stava eseguendo dei lavori nei pressi dell’edificio adibito a sede della Protezione Civile nel comune di Briatico. In seguito alla denuncia della parte offesa e delle riprese delle telecamere di sorveglianza del luogo, veniva ricostruita la vicenda nella forma del tentativo di estorsione ambientale.
In sede di convalida del fermo, il gip – così per come prospettato dalla difesa – non riteneva raggiunta la soglia della gravità indiziaria per ritenere provata la contestazione estorsiva e quindi scarcerava l’indagato. La Dda impugnava la decisione del gip al Tribunale della Libertà chiedendo l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Paolo Careglio. All’udienza fissata per la decisione, il Tribunale della Libertà rigettava, quindi, l’appello del pubblico ministero, confermando la decisione del gip. Avverso il provvedimento del Riesame, la Procura distrettuale ha poi proposto un articolato ricorso in Cassazione contestando la decisione adottata. La Corte di Cassazione ha quindi accolto il ricorso della Procura rimandando gli atti al Tribunale del Riesame di Catanzaro per una nuova e più approfondita valutazione. Gli avvocati Giuseppe Bagnato e Davide Accorinti hanno così depositato una corposa memoria con allegata documentazione al Riesame, al fine di dimostrare come i principi sanciti dalla pronuncia della Suprema Corte, con riferimento alla cosiddetta estorsione ambientale, non potessero operare nel caso concreto “poiché la condotta contestata a Paolo Careglio, che si sarebbe estrinsecata in una visita al cantiere con richiesta di informazioni, non fosse bastevole ad integrare il reato estorsivo, neanche di natura ambientale, perché priva di richiesta di un ingiusto profitto con altrui danno. Il Tribunale della Libertà, sciogliendo la riserva, ha così nuovamente rigettato l’appello proposto dalla Procura, lasciando in iibertà Paolo Careglio. L’imputato, nell’ambito del processo, ha chiesto di essere giudicato nelle forme del rito abbreviato e nei suoi confronti la Procura ha già chiesto la condanna a 8 anni di reclusione.
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