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Tropea, ammanco da 883mila euro dal conto del Comune: processo d’appello da rifare

La Cassazione annulla con rinvio la sentenza di secondo grado. Da stabilire se sia stato commesso il reato di peculato oppure quello di truffa. L’inchiesta nata da una segnalazione dell’allora commissario straordinario dell’ente, oggi prefetto di Vibo

Tropea, ammanco da 883mila euro dal conto del Comune: processo d’appello da rifare
Il Comune di Tropea

Annullamento con rinvio per un nuovo processo di secondo grado. E’ quanto disposto dalla sesta sezione penale della Cassazione nei confronti di Rocco Cannatà, 74 anni, nativo di Taurianova, condannato il 2 aprile dello scorso anno dalla Corte d’Appello di Catanzaro (e il 7 aprile 2021 dal Tribunale di Vibo) alla pena di 3 anni per il reato di peculato nella qualità di dipendente della banca Carime, filiale di Tropea. La condanna, oltre al pagamento delle spese processuali, prevedeva pure il risarcimento dei danni nei confronti delle costituite parti civili, ovvero il Comune di Tropea e la Banca Carime. Rocco Cannatà si trova infatti sotto processo nella sua qualità di incaricato di pubblico servizio, derivante da un’apposita convenzione sottoscritta dall’istituto di credito con il Comune di Tropea avente ad oggetto il servizio di tesoreria e, in particolare, le operazioni relative alla gestione finanziaria dell’ente e, segnatamente, alla riscossione delle entrate e al pagamento delle spese del Comune e dallo stesso ordinate mediante operazioni di cambio assegni postali tratti dai correnti intestati al Comune di Tropea e negoziati presso l’Ufficio postale. In tale veste, secondo l’accusa, Rocco Cannatà si sarebbe appropriato complessivamente di 883.387,37 euro, somma posseduta in ragione del suo ufficio di addetto al servizio di tesoreria del Comune di Tropea. Per il reato di sostituzione di persona era invece scattata la prescrizione già in primo grado, mentre per altro capo di imputazione – relativo ad altra contestazione per il reato di peculato – l’imputato era stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

Le ragioni dell’annullamento con rinvio

L’avvocato Giuseppe Macino ha fatto osservare alla Cassazione che la Corte d’Appello di Catanzaro avrebbe “illegittimamente ritenuto sussistente la qualifica di incaricato di pubblico servizio dell’imputato” che non era invece il tesoriere e non aveva quindi “alcun titolo a compiere le operazioni previste nella convenzione sottoscritta da Carime con il Comune di Tropea”. La qualifica di tesoriere, infatti, sarebbe spettata unicamente al direttore della filiale di Carime di Tropea “e non ad un semplice impiegato, quale il Cannatà”. La Corte d’Appello di Catanzaro avrebbe quindi “illegittimamente ritenuto sussistente il delitto di peculato, ancorché le condotte poste in essere dall’imputato dovessero essere più propriamente qualificate come condotte di truffa. Tutte le operazioni relative ai prelievi da operare nell’interesse del Comune di Tropea dovevano essere effettate online, senza necessità di recarsi presso l’istituto bancario; Cannatà, dunque, mediante la commissione del reato di sostituzione di persona, originariamente contestato e poi dichiarato prescritto, avrebbe commesso il reato di truffa, in quanto si sarebbe appropriato delle somme utilizzando le credenziali del direttore. Gli artifizi e i raggiri sarebbero serviti all’imputato per acquisire il possesso delle somme che non erano ancora nella disponibilità della banca. La Corte d’Appello, dunque, avrebbe dovuto riqualificare il reato in truffa e dichiararlo improcedibile per intervenuta prescrizione”.

Secondo quanto accertato dal Tribunale di Vibo, Rocco Cannatà si sarebbe recato “personalmente presso l’ufficio postale, incassando direttamente gli assegni tratti dai conti correnti intestati al Comune di Tropea; Cannatà, inoltre, almeno in alcuni casi, si sarebbe sostituito al direttore di filiale falsificandone anche la firma”.
Per la Cassazione, i giudici di merito “pur descrivendo analiticamente il procedimento utilizzato dal Comune di Tropea per l’incasso delle somme versate dai cittadini sui conti correnti postali, non hanno accertato, con adeguata chiarezza, le condotte poste in essere dall’imputato per appropriarsi delle somme predette. Solo questa verifica può consentire di stabilire se il ricorrente avesse acquisito previamente il possesso delle somme di danaro, pur eventualmente incorporato in titoli di credito, o se lo abbia ottenuto fraudolentemente, facendo ricorso ad artifici o raggiri per appropriarsi delle stesse. Tale accertamento rileva ai fini della verifica della qualità di incaricato di pubblico servizio del ricorrente” e da qui l’annullamento con rinvio della sentenza d’appello per un nuovo processo di secondo grado.

L’inchiesta

L’indagine che ha portato al procedimento penale con imputato Rocco Cannatà nasce da un esposto presentato alla Corte dei conti e alla Procura di Vibo Valentia dall’ex commissario prefettizio del Comune di Tropea, Anna Aurora Colosimo (attuale prefetto di Vibo Valentia) – che ha prestato servizio nel Municipio di Tropea dal 24 dicembre 2013 al maggio 2014 – e dall’ex segretario generale dell’ente Francesca Massara. Nello stesso sarebbero state evidenziate diverse irregolarità. E’ toccato quindi alla Guardia di finanza eseguire controlli a ritroso dopo il trasferimento dal conto corrente del Comune della somma di oltre 883mila euro.

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