‘Ndrangheta, il pentito Moscato rivela: «I Piscopisani sapevano delle indagini in anteprima» – Video
Nuovi verbali del collaboratore sulle malattie simulate da Andrea Mantella, i soggiorni “dorati” a Villa Verde, le intercettazioni a Vibo Marina e la pen drive con l’operazione Gringia
Sapevano di essere indagati ed erano a conoscenza anche delle intercettazioni più delicate ormai in mano agli inquirenti che erano riusciti a piazzare le “cimici” in un appartamento di via Arenile a Vibo Marina. Il clan dei Piscopisani era addirittura a conoscenza che a fine 2012 – dopo gli omicidi subiti ad opera del clan Patania – sarebbe scattata l’operazione antimafia “Gringia” che ha duramente colpito la contrapposta cosca di Stefanaconi. E’ quanto si evince dall’ultimo interrogatorio del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, risalente al 5 ottobre scorso. Sentito a verbale dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, nell’ambito di un’attività integrativa di indagine che mira a fare piena luce sui ricoveri “allegri” di Andrea Mantella e Francesco Scrugli a Villa Verde di Donnici, Raffaele Moscato ricorda circostanze importanti sulla capacità del clan dei Piscopisani di venire a conoscenze di notizie che dovevano restare assolutamente riservate.
“Noi sapevamo parecchie cose quando eravamo indagati – svela il collaboratore di giustizia -, le sapevamo le cose, le intercettazioni, chi era indagato, chi non era indagato, l’abbiamo sempre saputo. Perché una volta me l’ha detto pure Antonio Pardea poiché gli abbiamo mandato l’imbasciata che era in cella con Andrea Mantella e Salvatore Morelli a Catanzaro nel carcere di Siano”.
Antonio Pardea, 32 anni (ritenuto l’erede di una famiglia che dagli anni ’60 fino all’inizio degli anni ‘80 godeva di un rilevante peso tra i clan del territorio, quella dei c.d. “Ranisi”), già condannato in via definitiva per associazione mafiosa (clan Lo Bianco con particolare vicinanza ad Andrea Mantella) è lo stesso soggetto scomparso da Vibo Valentia nel maggio scorso (le forze dell’ordine avevano attivato le ricerche temendo una “lupara bianca”) per poi fare ritorno in città i primi di giugno beccandosi una denuncia per violazione della sorveglianza speciale.
Raffaele Moscato, continuando il suo racconto, svela in particolare che, unitamente a Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo (alias “Pulcino”), Francesco Scrugli e Francesco La Bella, nell’appartamento di Vibo Marina in via Arenile di proprietà di Davide Fortuna (poi ucciso in spiaggia nel quartiere Pennello nel luglio del 2012), è stato commentato il fatto che Andrea Mantella fosse particolarmente abile a simulare malattie psichiatriche per uscire dal carcere e farsi trasferire nella clinica cosentina Villa Verde dove, corrompendo medici e personale sanitario con soldi e regali (auto, televisori, condizionatori, materassi, rolex, vino e persino prosciutti), si sarebbe garantito, unitamente a Francesco Scrugli, un soggiorno “dorato” con la possibilità di ricevere anche visite dall’esterno e, segnatamente, quelle di soggetti a lui vicini come i vibonesi Mommo Macrì, Salvatore Morelli ed Antonio Pardea.
Andrea Mantella – a dire di Raffaele Moscato – sarebbe quindi venuto a conoscenza dell’esistenza dell’intercettazione in cui i Piscopisani commentavano le sue simulazioni in ordine a malattie psichiatriche. “Mantella si lamentava – rivela Moscato – e diceva: Ma perché non vi fate i fatti vostri? Perché l’avvocato mi ha detto che in un’intercettazione parlate con Francesco e con gli altri che io ero bravo a simulare la malattia”. Raffaele Moscato sostiene così che anche ad Andrea Mantella fosse venuto a conoscenza dell’esistenza di tale “intercettazione in via Arenile a Vibo Marina”, con Rosario Battaglia contrario a simulare malattie, mentre Rosario Fiorillo si sarebbe dimostrato invece favorevole ad un deperimento organico per uscire dal carcere qualora fosse stato arrestato.
La pen drive con l’operazione Gringia. Il particolare più inquietante del racconto di Moscato è tuttavia relativo al fatto che, unitamente al clan dei Piscopisani, sarebbe entrato in possesso di atti giudiziari riservati e su operazioni che ancora dovevano scattare come quella antimafia denominata “Gringia” che andava a colpire il clan Patania di Stefanaconi e faceva luce anche sull’omicidio di Francesco Scrugli ed il ferimento di Raffaele Moscato e Rosario Battaglia avvenuti nel marzo del 2012 proprio nel portone dell’immobile di via Srenile a Vibo Marina.
“Noi avevamo già la pennetta con l’operazione Gringia – svela Moscatoal pm antimafia Annamaria Frustaci – prima ancora che scattasse l’operazione Moscato. Già sapevamo che la signora Patania (Giuseppina Iacopetta, ndr) aveva detto: “A quel Moscato gli devo tagliare la testa, deve scorrere il sangue, noi già lo sapevamo prima che scattava l’operazione”. Il resto delle rivelazioni del collaboratore di giustizia sono ancora coperte da segreto investigativo e gli inquirenti sono alla ricerca di chi ha passato la pen drive con l’operazione “Gringia” al clan dei Piscopisani. Nominativi che Moscato avrebbe già rivelato in altri verbali al momento non resi pubblici. La caccia alle “talpe” potrebbe finire per mettere nei guai più di qualche soggetto insospettabile.
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