«Francesco era speciale ma combatteva contro pensieri bui», la straziante lettera di Mario Occhiuto che ricorda il figlio morto
Il senatore affida ai social una commovente riflessione che accenna anche al disagio vissuto dal 30enne precipitato dall’ottavo piano della casa di famiglia e deceduto due giorni fa: «Il dolore che proviamo non avrà mai fine»

Le parole di un padre che saluta per l’ultima volta il figlio, sapendo che il suo dolore «non avrà mai fine». È struggente la lettera che il senatore Mario Occhiuto scrive al figlio Francesco, 30 anni, morto due giorni fa dopo essere precipitato dall’ottavo piano della casa di famiglia, a Cosenza. Mario Occhiuto affida le su dolorose riflessioni ai social, anche per ringraziare pubblicamente le migliaia di persone che in questi giorni hanno espresso vicinanza e cordoglio per quanto accaduto. E nel farlo accenna al profondo disagio che il figlio viveva e che avevano cercato di affrontare insieme con l’aiuto di un professionista.
La lettera
«Francesco, io e gli altri familiari vi ringraziamo per le tantissime manifestazioni di affetto, vicinanza e conforto. Non ho avuto la forza di rispondere prima e ai tanti messaggi, perché il dolore è troppo grande.
Gli ultimi due anni li abbiamo trascorsi sempre insieme. Viaggiava e abitava con me a Roma per seguire il suo contratto di ricerca con l’Università, e nel resto della settimana aveva iniziato a esercitare la sua professione di psicologo e a frequentare il corso di psicoterapia. Tutto con la sua semplicità, essenzialità, dolcezza e bontà d’animo.
Leggeva molto, amava riflettere, interrogarsi sul senso vero della vita. Non potete immaginare quanto fosse speciale. Aveva un solo sogno, un solo progetto: aiutare chi stava male. Perché lui lo sapeva bene cosa significava. Combatteva in silenzio una battaglia interiore, contro quei pensieri distorsivi che lo assalivano. E in questo era bravissimo: riusciva a non far trapelare nulla all’esterno.
Con me, però, ogni tanto si lasciava andare un po’ di più. Si confidava, e insieme abbiamo provato a trovare un modo per alleggerire quel peso. Con l’aiuto di qualche specialista abbiamo cercato di migliorare le cose, e per un po’ sembrava quasi che ci fossimo riusciti.
Siamo andati insieme in macchina a Lourdes, a trovare la Madonnina, nella speranza che ci desse un aiuto, una risposta, un po’ di pace. Pensavo di poterlo proteggere, pensavo che ce l’avremmo fatta. E invece no.
Spero con tutto il cuore che questo dolore abbia un senso e che, ad accoglierlo, ci sia un Paradiso. Perché se c’è qualcuno che lo merita, è lui. A noi resta un vuoto incolmabile. E a me, anche la certezza che gli ultimi due anni accanto a lui sono stati i più belli, i più intensi, i più veri della mia vita. Ogni suo abbraccio mi riempiva il cuore di una gioia infinita.
Ora tutto mi sembra sospeso, senza direzione. Mi sento svuotato, come se la vita avesse perso il suo senso. Se non fosse per chi ancora ha bisogno di me, non so come potrei andare avanti. Ma questo poco importa e so che devo farlo.
Grazie ancora di cuore a tutti per averci fatto sentire meno soli in questo dolore che non avrà mai fine».