venerdì,Maggio 2 2025

Armi in casa a Nicotera, assolto il cognato del boss Antonio Mancuso

Sentenza del Tribunale di Vibo Valentia al termine del processo celebrato con rito ordinario. La Procura aveva chiesto la condanna a 3 anni

Armi in casa a Nicotera, assolto il cognato del boss Antonio Mancuso
Domenico Cicerone

Assolto dal Tribunale di Vibo Valentia Domenico Cicerone, 81 anni, di Nicotera, accusato di ricettazione e detenzione di un’arma clandestina. L’imputato è il cognato del boss della ‘ndrangheta Antonio Mancuso (cl. ’38). La vicenda traeva origine da un’attività di perquisizione effettuata dai carabinieri di Nicotera che aveva interessato l’abitazione dei fratelli Giuseppe e Domenico Cicerone. I militari dell’Arma avevano rinvenuto all’interno di un mobile, posto all’entrata dell’appartamento dei Cicerone, una pistola calibro 9 di origine clandestina, con colpo in canna ed un caricatore con cinque proiettili, oltre a 13 colpi di pistola calibro 380, due coltelli a serramanico e un coltello artigianale con lama seghettata. La scoperta era avvenuta nel rione Borgo di Nicotera a seguito di un mirato servizio svolto dalle due Stazioni di Nicotera, sotto le direttive della Compagnia di Tropea. Da tenere inoltre presente che dall’esame su una pistola sequestrata, i carabinieri del Ris di Messina erano riusciti a capire che si trattava della stessa arma che aveva aperto il fuoco il 17 agosto 2018 contro un turista in vacanza a Nicotera. Da qui l’ulteriore accusa di tentato omicidio mossa nei confronti del solo Giuseppe Cicerone che, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, il 7 marzo del 2020 era stato condannato a 2 anni e 6 mesi (l’imputato è poi deceduto nel corso del processo d’appello).
Per Domenico Cicerone il processo si è invece celebrato con rito ordinario ed è ora arrivata la sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto, in accoglimento dei rilievi prospettati dall’avvocato Francesco Capria. L’ufficio di Procura aveva chiesto per Domenico Cicerone la condanna a 3 anni. Il difensore, all’esito dell’istruttoria dibattimentale, ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito, per non aver commesso il fatto, in quanto non erano emersi elementi certi in merito al concorso nella detenzione dell’arma.

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