‘Ndrangheta: la pace tra i Pesce e i Mancuso dopo la lite per una ragazza durante il concerto di Gigi D’Alessio a Nicotera
Le rivelazioni del collaboratore Pasquale Megna che indica pure il presunto autore dell’incendio di un lido frequentato dai rosarnesi accusati dai nicoteresi di aver quasi ucciso un loro paesano
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Fanno luce anche sull’incendio di un lido a seguito di una lite scoppiata durante il concerto di Gigi D’Alessio a Nicotera Marina, le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, Pasquale Megna, depositate dalla Dda di Catanzaro nel maxiprocesso d’appello nato dall’operazione Rinascita Scott. Una lite degenerata nell’agosto del 2005 tra alcuni rosarnesi e ragazzi di Nicotera e Limbadi. “La lite era scoppiata per una ragazza, fidanzata con il figliastro di Marcello Pesce”, quest’ultimo ritenuto uno dei capi dell’omonimo e potente clan di Rosarno. “Proprio al concerto di Gigi D’Alessio – ha fatto mettere a verale Pasquale Megna – Giovanni Rizzo, figlio di Giuseppe Rizzo detto “a Piula”, diede una spallata, sfiorando appena questa ragazza e da lì si sono presi a parole. Dopo pochi giorni un sacco di rosarnesi sono venuti a Nicotera Marina e hanno picchiato Giovanni Rizzo: sono intervenuti a difenderlo persone di Nicotera Marina e di Limbadi perché erano tutti al mare. Il fatto è avvenuto di giorno e tutti i rosarnesi erano al lido “La Playa”. A questo ragazzo lo hanno mandato in ospedale: non so se ci sono state delle denunce ma non credo. E’ difficile che si faccia denuncia in questi casi: in ospedale – ha riferito Megna – si racconta sempre di essersi fatti male a seguito di una caduta. Dopo questa rissa sono intervenuti i carabinieri e sotto l’ombrellone, sulla sabbia, hanno trovato e sequestrato una pistola che si diceva essere dei rosarnesi. Poi sono scappati tutti e Domenico Mancuso, detto “The Red”, se l’è presa con il titolare del lido, perché tutti rosarnesi frequentavano il suo lido e perché, in più, un operaio che lavorava con il titolare del lido si era messo contro quelli di Nicotera Marina e di Limbadi, aiutando i rosarnesi”.
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Domenico Mancuso, alias “The Red”, è il figlio del boss della ‘ndrangheta Diego Mancuso. A detta del collaboratore Pasquale Megna, quale ritorsione contro il titolare del lido, avrebbe dato fuoco alla struttura. “The Red ha incendiato il lido e nel luogo in cui c’era il bar ha incendiato tutto, non è rimasto niente. L’incendio è avvenuto la notte stessa o l’indomani dalla rissa”.
Dopo la denuncia, il titolare del lido avrebbe sospettato dell’incendio Salvatore Muzzupappa, zio dello stesso Pasquale Megna. “Questo perché mio zio era intervenuto dopo aver visto che i rosarnesi picchiavano Giovanni Rizzo, così come era intervenuto Leo Rizzo detto Limps, primo cugino di Giovanni Rizzo. Salvatore Muzzupappa ha fatto quello che poteva per aiutare Giovanni. All’inizio Filippo Barbieri, titolare del lido, credeva che fosse stato mio zio Muzzupappa ad incendiargli il locale. Invece – ha dichiarato il collaboratore – è stato lo stesso “The Red“, Domenico Mancuso, a dirmi che glielo aveva incendiato lui, aggiungendo che, se ne avesse costruito un altro, lo avrebbe incendiato un’altra volta perché in quel lido Barbieri aveva raccolto tutti i rosarnesi e li aveva pure difesi mentre questo ragazzo lo avevano quasi ammazzato”.
I Pesce e i Rizzo-Mancuso siglano la pace
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La pace tra i rosarnesi e i nicoteresi sarebbe quindi stata siglata – stando al racconto di Pasquale Megna – grazie all’intermediazione di esponenti di primo piano dei clan Pesce e Mancuso. Da un lato Francesco Pesce, detto “Ciccio Testuni”, figlio del boss Antonino Pesce (tra i principali esponenti dell’intera ‘ndrangheta calabrese), dall’altra Giovanni Rizzo, detto “Mezzodente” (omonimo del ragazzo pestato), figlio di Romana Mancuso, quest’ultima appartenente alla “generazione degli 11” e, quindi, sorella dei più noti boss Luigi, Cosmo Michele, Antonio, Pantaleone (Vetrinetta). “Questo intervento è stato necessario perché Giovanni, il ragazzo pestato, è il cugino di Antonio Mancuso e di Mico Mancuso, i figli di Giuseppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja. Pertanto – ha aggiunto il collaboratore Megna – il ragazzo pestato è il nipote di Peppe ‘Mbrogghja, in quanto il padre, Giuseppe Rizzo, detto “Pino a Piula”, è il fratello della moglie di Peppe ‘Mbrogghja, non della attuale compagna, ma della moglie deceduta, detta zia Caterina. So che hanno fatto pace a casa di Giovanni “Mezzodente” perché me lo ha detto proprio Giovanni Rizzo, “Mezzodente”. Inoltre, io avevo accompagnato a casa di “Mezzo dente”, un’altra persona fratello del soggetto che aveva preso parte ad una mangiata all’hotel Cliffs di Joppolo. Questa persona, portata da me a casa di Giovanni “Mezzodente” si era messa in mezzo per fargli fare pace. Giovanni Rizzo mi disse, infine, che era intervenuto Cicco Pesce, “U Testuni”, e avevano fatto pace”.
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