«A Vibo poche ordinanze di non potabilità rispetto alle criticità conclamate», presentato un esposto ai carabinieri
Il rappresentante del Comitato per l'acqua pubblica Luciano Gagliardi sottolinea l’apparente incongruenza tra i provvedimenti adottati dal sindaco e l’entità dei problemi riscontrati anche attraverso le analisi dell’Asp
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È passato ormai un mese dall’ordinanza (emanata il 17 gennaio) che vieta in diverse vie di Vibo Valentia l’utilizzo dell’acqua per scopi alimentari e per l’igiene personale. Quattro lunghe settimane in cui le famiglie, anche con bimbi molto piccoli o anziani, non possono usare quanto fuoriesce dai propri rubinetti per cucinare o farsi una doccia, poiché – come hanno evidenziato le analisi dell’Asp – i campioni d’acqua prelevati «risultano non conformi a causa della presenza di batteri coliformi, escherichia coli ed ammonio». Il provvedimento riguarda Via Sant’Aloe, da viale Alcide De Gasperi fino a via XXV Aprile (escluse Scuola di Polizia e Questura); Via Emilio Sacerdote; Via Antonio Assisi; Via Filippo Polistena; Via Angelo Leone. Ma quelli vissuti dai residenti di queste zone non sono gli unici disagi patiti dai vibonesi nelle ultime settimane. Difficoltà che hanno portato anche a forme di protesta, fuoriuscite dai social e piombate direttamente in Municipio: è il caso della signora che, esasperata, ha portato i panni a lavare a Palazzo Luigi Razza, dopo che a casa sua l’acqua mancava da 10 giorni a causa della rottura della condotta idrica provocata da alcuni lavori di scavo nel quartiere.
Insomma, c’è chi proprio non ne può più. E c’è anche un gruppo di cittadini che sta portando avanti la propria battaglia per il diritto a un’acqua pulita e salubre, cercando di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. In questo solco si inserisce l’assemblea pubblica convocata per sabato 22 febbraio al Centro di aggregazione sociale di Vibo. Nelle scorse ore, poi, Luciano Gagliardi – in prima linea nel comitato per l’acqua potabile – ha presentato ai carabinieri un esposto sulla questione.
Un documento dettagliato con il quale si chiede agli investigatori di verificare la congruenza tra i provvedimenti adottati a tutela della salute pubblica dal sindaco di Vibo Valentia in materia di acqua e le criticità riscontrate dai cittadini nella vita quotidiana e dalle stesse analisi di laboratorio. Diversi i casi citati nell’esposto, a partire dall’ordinanza del 17 gennaio che riguarda «esclusivamente una zona ristretta a valle del serbatoio Mura greche». E ancora la situazione del quartiere Carmine, «dove – si legge- per almeno una settimana i cittadini hanno visto uscire acqua fangosa dai rubinetti, a causa di un maldestro intervento di scavo, che ha tranciato le tubature del gas e idrica, immettendo nella condotta fango e altro, ma non risulta sull’albo alcuna ordinanza».
E poi il caso Longobardi: «Nel 2024 (sia durante l’amministrazione Limardo che Romeo) sono state rilevate quattro volte delle non conformità, per enterococchi e/o colibatteri, ogni volta in entrambi i punti di prelievo nel paesino, senza che risulti alcuna ordinanza», si legge nell’esposto. Viene quindi citato anche il Consiglio comunale aperto alla cittadinanza, che si è tenuto il 18 gennaio proprio sul tema dell’acqua: «Molti interventi – si sottolinea – di cittadini e consiglieri hanno concordato sulla evidente non potabilità dell’acqua a causa di caratteristiche organolettiche difformi e non costanti, alcuni lamentando presenza di fango nella fornitura idrica comunale, altri per il forte sentore di cloro o di altri odori sgradevoli descritti come non riconducibili al cloro ma probabilmente a infiltrazioni fognarie». All’assemblea erano assenti Asp e Sorical. Al termine inoltre, si evidenzia anche nell’esposto, il Consiglio non ha messo nero su bianco che l’acqua non è potabile.
Tutte vicende che sono state portate ora all’attenzione degli investigatori per una valutazione, riservandosi poi di presentare formale denuncia.