Il Corsivo | Falvo come Gratteri, cosa ci si aspetta dal nuovo procuratore di Vibo
Colma il vuoto lasciato dalla scomparsa di Bruno Giordano. Dopo l’insediamento di Tiziana Macrì alla Sezione penale e di Erminio Di Matteo alla Presidenza della sezione penale, inizia una nuova era
È atteso presto, molto presto, l’insediamento del nuovo procuratore di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ormai ratificata dal plenum del Consiglio superiore della magistratura la designazione unanime dalla Commissione per il conferimento degli incarichi direttivi – conosce bene questa realtà. È stato sostituto procuratore antimafia di Catanzaro, ovvero l’uomo di Nicola Gratteri, in una fase estremamente delicata, quella nella quale bisognava capitalizzare, nella provincia forse più disgraziata d’Italia, il meglio del lavoro investigativo delle forze di polizia ereditato dal passato e rilanciare nel futuro un ufficio, la Direzione distrettuale antimafia, poi divenuto, nei numeri e nella qualità delle forze in campo, forte come mai prima d’ora. [Continua dopo la pubblicità]
Camillo Falvo – che è stato un requirente, ma anche un giudicante, che è un investigatore ma anche un giurista che ha una profonda cultura della prova – colma un vuoto grandissimo in una sede tormentata. Basti rammentare come la Procura di Vibo Valentia, già quando alla guida vi era Mario Spagnuolo, soffriva di una gravissima scopertura dell’organico, tanto – ad un certo punto – da poter contare su un solo sostituto oltre al procuratore capo. Già a suo tempo, pertanto, si avvertiva l’esigenza di una maggiore attenzione per Vibo Valentia, colpita da scandali che non risparmiarono neppure l’ex procuratore Alfredo Laudonio e che finirono irrimediabilmente col minare la credibilità degli uffici giudiziari a queste latitudini.
Trasferitosi Spagnuolo alla Procura di Cosenza, fu un segnale di speranza l’approdo, al secondo piano del vecchio Palazzo di Giustizia, di Bruno Giordano, un magistrato di grandi qualità professionali e umane, la cui presenza a Vibo fu condizionata sin da subito ed in modo drammatico da quel male incurabile a causa del quale si spense a soli 66 anni nel dicembre del 2018.
Già da prima della morte di Giordano, l’ufficio di Procura a Vibo era di fatto affidato ad una facente funzioni, il sostituto procuratore Filomena Aliberti, giovanissima guida di un gruppo di altrettanto giovani pm chiamati a fronteggiare non solo le emergenze quotidiane ed un carico di lavoro immane ereditato dal passato, ma anche la sfida per il recupero di una credibilità del Palazzo di giustizia messa in discussione da altre vicende giudiziarie e dalla spaccatura verticale tra toghe che hanno mantenuto Vibo Valentia al centro delle attenzioni tanto del Ministero quanto del Csm. La dottoressa Aliberti e gli altri pm, nonostante una miriade di problemi, hanno svolto un lavoro egregio in questi anni, grazie anche all’efficienza di uffici di polizia giudiziaria – questura, carabinieri, finanza – che hanno sgobbato e portato risultati, malgrado il peso dell’assenza di un procuratore capo di ruolo.
Col tempo, dicevamo, le cose sono cambiate. E su Vibo Valentia sono arrivati segnali importanti, fortissimi, quelli auspicati. Intanto l’approdo del presidente della Sezione penale Tiziana Macrì, un magistrato il cui profilo è quello raccontato dalla sua carriera, dalle firme in calce ad inchieste e sentenze che hanno fatto storia da queste parti. Perché la giustizia penale funziona sì se hai i giusti pubblici ministeri, ma funziona soprattutto se hai anche i giusti giudicanti, ovvero “giudicanti giusti”. Passo ulteriore, la nomina e l’insediamento del nuovo presidente del Tribunale, Erminio Di Matteo. Ora quella di Camillo Falvo alla guida della Procura. A Vibo Valentia, così, di fatto, si apre una nuova era.
Cosa troverà il procuratore Falvo? Sicuramente una delle province a più alta densità criminale d’Italia, con l’indice di omicidi più elevato in rapporto alla popolazione. Sicuramente una realtà nella quale la “permeabilità” della pubblica amministrazione è elevatissima e nella quale tanto la politica quanto la burocrazia spesso hanno dato il peggio di sé. Ma senza ricorrere alle statistiche sul numero degli enti commissariati per infiltrazioni mafiose o agli indici di delittuosità, basta osservare il degrado e l’impoverimento del territorio, la disoccupazione galoppante, la crisi economica, il divario crescente tra i livelli di ricchezza e quelli di povertà, per spiegare la drammaticità della situazione.
Cosa ci si aspetta da Camillo Falvo? Tanto, tantissimo. Le aspettative sono enormi. Un po’ come lo erano quando Gratteri arrivò a Catanzaro. E Gratteri non ha deluso, anzi. Ha restituito credibilità ad un ufficio che fino a qualche anno prima non aveva neppure carta e toner. Ecco, vorremmo che il procuratore Falvo faccia lo stesso, aprendo le porte della Procura, ascoltando le vittime delle ingiustizie, iniziando da quelle che fin qui hanno maturato la convinzione che il diritto da queste parti sia una grazia ricevuta o che per tutelarsi o coronare una legittima ambizione, sia essa una visita medica, una licenza, un documento, un lavoro, il pane quotidiano, si debba per forza sottostare a un compromesso. Vorremmo una Procura aperta alla società civile, che sappia mostrare la credibilità di un’istituzione che deve essere ma anche apparire, che non deve limitarsi all’esercizio dell’azione penale, ma che deve essere d’esempio e restituire speranza, creando un nuovo avamposto contro le ingiustizie.
Non tutto si può delegare alla magistratura, specie a quella requirente, questo è chiaro ed evidente. Ma è altrettanto evidente che per recuperare un po’ di speranza, c’è sempre bisogno di esempi che quella speranza te la facciano ritrovare.
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