giovedì,Febbraio 13 2025

‘Ndrangheta, i verbali inediti di Megna: «Peppe Mancuso è andato da mio padre dopo che io ho ucciso Muzzupappa»

Per la prima volta un collaboratore di giustizia fa il nome del superboss per avvenimenti successivi alla sua scarcerazione avvenuta nel novembre 2021 dopo 24 anni di detenzione. Le gerarchie nella famiglia ‘Mbrogghja e i rapporti con lo zio Luigi

‘Ndrangheta, i verbali inediti di Megna: «Peppe Mancuso è andato da mio padre dopo che io ho ucciso Muzzupappa»
Nicotera e nei riquadri a sinistra Giuseppe Muzzupappa e Pasquale Megna, a destra Giuseppe Mancuso
Giuseppe Mancuso (‘Mbrogghja”)

Contengono molti passaggi del tutto inediti, e in parte dirompenti, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Megna di Nicotera, i cui verbali sono stati depositati dalla Dda di Catanzaro nel maxiprocesso d’appello nato dall’operazione Rinascita Scott. Cadono infatti molti dei precedenti omissis rispetto a quanto depositato nel maxiprocesso Maestrale-Carthago – dove Megna ha già deposto a settembre in videocollegamento con l’aula bunker di Lamezia Terme – e, per la prima volta, si registrano dichiarazioni di peso sul ruolo che continuerebbe ad avere nelle dinamiche mafiose della ‘ndrangheta di Nicotera e Limbadi il superboss Giuseppe Mancuso, 76 anni, alias “Peppe ‘Mbrogghja”. Nessun collaboratore di giustizia aveva sinora mai dichiarato nulla su avvenimenti che interessano Giuseppe Mancuso (cl ’49) dopo il suo ritorno in libertà, avvenuto nel novembre del 2021 avendo scontato 24 anni di ininterrotta detenzione (e, in parte, anche di carcere duro) a seguito delle condanne rimediate nelle operazioni “Tirreno” (Dda di Reggio Calabria) e “Count down” (Dda di Milano) quale capo promotore dell’omonimo clan mafioso e partecipe ad un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.

Le dichiarazioni di Megna

Assunto Megna

Pasquale Megna, 40 anni, di Nicotera Marina, è stato arrestato dai carabinieri nel gennaio 2023 in località Feudotto di Vibo Valentia dopo essersi dato alla macchia il 2 dicembre 2022 in quanto accusato dell’omicidio ai danni di Giuseppe Muzzupappa, freddato a colpi di pistola la sera del 26 novembre 2022 non lontano dal lungomare di Nicotera. Pasquale Megna ha poi iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro nel marzo del 2023 e le sue dichiarazioni chiamano in causa anche Giuseppe Mancuso, detto Peppe ‘Mbrogghja, ritenuto dagli inquirenti non solo un capo promotore dell’omonimo clan, ma anche un pezzo da novanta dell’intera ‘ndrangheta calabrese sin dagli anni ’80. Quando ho visto mio padre durante la mia latitanza – ha fatto mettere a verbale Megna nell’interrogatorio del 19 marzo 2023 – gli ho chiesto come fosse la situazione in paese dopo l’omicidio da me commesso, domandandogli espressamente “se era tranquilla o meno”. Mio padre mi raccontò che Peppe Mancuso, ‘Mbrogghja, era passato in pescheria. Preciso anche che, fino a quel momento, Peppe Mbrogghja, dopo la scarcerazione, non aveva avuto alcun rapporto con mio padre. Mio padre mi disse che Peppe Mancuso gli aveva detto: Se ti serve qualcosa, stai tranquillo”, aggiungendo che alla sua famiglia ed ai suoi nipoti non interessava l’omicidio che avevo commesso io e che loro non lo volevano vendicare. Peppe ‘Mbrogghja ha rasserenato mio padre per conto della sua famiglia, perché a detta di ‘Mbrogghja, suo nipote Alfonso Cuturello non avrebbe fatto nulla perché se la vedeva lui personalmente, dicendo che della sua famiglia e dei suoi nipoti rispondeva lui”. Da precisare che Alfonso Cuturello è effettivamente nipote del boss Peppe Mancuso in quanto figlio di Salvatore Cuturello, quest’ultimo sposato con Francesca Mancuso, figlia di Giuseppe Mancuso. Alfonso Cuturello è inoltre cugino della vittima Giuseppe Muzzupappa, quest’ultimo ucciso da Pasquale Megna.
Il collaboratore di giustizia ha poi aggiunto altri particolari significativi sulla vicenda. Anche prima del mandato di cattura eseguito nei miei confronti il 9 gennaio 2023, tutti sapevano che l’autore dell’omicidio di Giuseppe Muzzupappa ero stato io. Dopo che mio padre mi raccontò della visita di Peppe ‘Mbrogghja prima di Natale 2022, gli dissi che, invece di aprire due occhi, avrebbe dovuto aprirne quattro. Doveva stare ancora più attento di prima e non doveva fidarsi di nessuno”. Dopo l’omicidio, per ragioni di sicurezza, Pasquale Megna avrebbe anche fatto spostare alcuni suoi stretti familiari in altra abitazione.

Le gerarchie nella famiglia di Peppe Mancuso

Antonio Mancuso
Domenico Mancuso

Pasquale Megna offre anche particolari interessanti sulle gerarchie interne al ramo ‘Mbrogghja della famiglia Mancuso. Quando Peppe Mancuso era in carcere – ha fatto mettere a verbale il collaboratore di giustizia – l’ultima parola spettava al figlio Domenico, detto Mico Ningia, perché il fratello Antonio Mancuso era ancora piccolo”. Domenico Mancuso è classe 1975, Antonio Mancuso classe 1983. Per le cose importanti Mico Mancuso e la sorella Franca Mancuso venivano prima da mio padre, Assunto Natale Megna, poi da Domenico Cupitò, detto Mimmo “Pignuni”. Prima c’era mio padre e poi, dopo di lui, c’era “Pignuni”.Oltre a mio padre ed a Cupitò, c’erano altre persone a disposizione della famigliaMbrogghja e mi riferisco per precisione a Giuseppe D’Angelo e Silverio Agosto, che sono scagnozzi arrestati nell’operazione Dinasty. Inoltre mi riferisco a Cristian Burzì, originario di Joppolo, arrestato con l’erba vicino la casa dove ora abita Peppe ‘Mbrogghja e prima abitava il figlio Domenico”. Pasquale Megna ha fatto quindi i nomi anche di altri soggetti “a disposizione” del ramo della famiglia Mancuso facente capo a Giuseppe (cl ’49), alcuni di Nicotera, altri anche di Rosarno. “Di queste persone ho saputo che hanno fatto delle cose – ha aggiunto il collaboratore – apprendendo i fatti in cui sono coinvolti sia da Antonio Mancuso che dal fratello Domenico, così come da Giuseppe D’Angelo e Silverio Agosto”.

I villaggi passati da Peppe a Luigi Mancuso

Luigi Mancuso

Pasquale Megna ha anche spiegato agli inquirenti l’influenza che – prima di essere arrestato nel 1997 – Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, esercitava su alcuni villaggi turistici di Nicotera Marina. “Il Sayonara, così come la Valtur – ha dichiarato il collaboratore – li abbiamo riforniti noi da sempre: di pesce congelato noi e di pesce fresco mio nonno. A quei tempi c’era Peppe ‘Mbrogghja ed è stato lui a dire che lì il pesce lo doveva portare solo mio padre, sia al Sayonara che alla Valtur. Invece altri locali come il Golf Club, se non fosse stato per l’insistenza di mio fratello, non avremmo potuto vendergli niente, perché si rifornivano dai Tomeo su indicazione di zio Luigi Mancuso”.
Dopo l’arresto nel 1997 a San Calogero dell’allora latitante Giuseppe Mancuso, a distanza di qualche anno si registra la chiusura del villaggio Valtur di Nicotera Marina. Luigi Mancuso si trovava invece già detenuto dal 1993 con le stesse accuse (operazioni “Tirreno” e “Count down”) del nipote Giuseppe. “Al Sayonara abbiamo sempre continuato noi a fare le forniture. Non so dire se ci sia stato un intervento di Luigi Mancuso dopo la sua scarcerazione” – avvenuta il 21 luglio 2012 dopo 19 anni di ininterrotta detenzione – ma è certo, ha aggiunto Megna, che il boss Luigi “non ha fatto andare nessun altro per il pesce al Sayonara non andare contro il volere del nipote Peppe”.

Il profilo di Giuseppe Mancuso

Oltre che per associazione mafiosa e narcotraffico, nel processo “Tirreno” è stato ritenuto responsabile pure di aver ordinato l’omicidio di Vincenzo Chindamo, episodio criminoso risalente all’11 gennaio 1991 ed inserito nella faida che ha opposto le famiglie dei Chindamo e dei Cutellè di Laureana di Borrello. La condanna è arrivata grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia Annunziato Raso (killer del clan Molè-Piromalli), Michele Iannello di San Giovanni di Mileto (killer anche per conto di Giuseppe Mancuso e poi condannato per l’omicidio del bimbo americano Nicolas Green), Gaetano Albanese di Candidoni e Giuseppe Morano di Laureana di Borrello. Il 20 gennaio 2003 era divenuta irrevocabile la condanna rimediata da Giuseppe Mancuso nell’ambito dell’operazione “Count down” della Dda di Milano, dove è stato condannato per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico (eroina) in un arco temporale ricompreso fra il giugno del 1990 e il maggio 1992.  
Nel 2004 la pena dell’ergastolo gli era stata convertita in 30 anni di reclusione. Ha usufruito di uno sconto di pena (la legge prevede tre mesi in meno per ogni anno di detenzione) e da qui la scarcerazione dopo 24 anni di carcere. 

Il defunto Ciccio Mancuso

Giuseppe Mancuso è stato ritenuto a capo di un’articolazione del clan di Limbadi, ma da sempre ha avuto un rapporto privilegiato con lo zio Luigi Mancuso (cl. ’54) essendo fra l’altro Giuseppe Mancuso (cl. ’49) più grande di età rispetto a Luigi. Giuseppe Mancuso è infatti figlio del defunto Domenico Mancuso (cl. ’27), fratello più grande di Luigi (ultimo della dinastia degli 11), nonchè fratello di Francesco (Ciccio) Mancuso (cl. ’29), ritenuto il patriarca e fondatore dell’omonimo clan della ‘ndrangheta, deceduto nel 1997 per un male incurabile. Giuseppe Mancuso, secondo le sentenze definitive, ha sempre avuto un ruolo di vertice nell’omonimo clan sin dai tempi in cui a comandare l’intera famiglia negli anni ’70 ed ’80 era considerato il patriarca Ciccio Mancuso. 

Giuseppe Mancuso e i fratelli D’Amico

Giuseppe Mancuso è stato altresì descritto da tutti i collaboratori di giustizia come il boss più temuto e sanguinario del clan, capace di decidere l’eliminazione dei nemici con l’inganno. Da qui l’appellativo di ‘Mbrogghja (imbroglione). Dall’inchiesta “Petrol Mafie”, ed in particolare dai dialoghi intercettati dei fratelli Giuseppe ed Antonio D’Amico di Piscopio (entrambi poi condannati in primo grado), è inoltre emerso che Giuseppe Mancuso (a detta dei due imprenditori) si sarebbe seduto al tavolo con i siciliani di Cosa Nostra per discutere l’orientamento della ‘ndrangheta calabrese circa l’opportunità o meno di aderire alla strategia stragista dei corleonesi. Dopo la scarcerazione nel novembre 2021, la cronaca non ha fatto registrare nessuna notizia attuale sul conto di Giuseppe Mancuso. Ora, quindi, arrivano invece le dichiarazioni del collaboratore Pasquale Megna il cui vaglio spetterà alla magistratura ed agli investigatori.

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