martedì,Febbraio 11 2025

Omicidio Battaglia e ferimento di Zuliani a Piscopio, ergastolo riformato con la condanna a 12 anni

La Corte d’Assise d’Appello accoglie i rilievi dei difensori e fa venir meno diverse aggravanti e accuse a carico dell'imputato Antonio Felice. Il fatto di sangue, risolto dai carabinieri, ha stoppato nel 2019 l’innesco di una faida nella frazione di Vibo

Omicidio Battaglia e ferimento di Zuliani a Piscopio, ergastolo riformato con la condanna a 12 anni
A destra Salvatore Battaglia, a sinistra Antonio Felice
La Corte d'Appello di Catanzaro
La Corte d’Appello di Catanzaro

Riformata dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, la sentenza per l’omicidio del 21enne Salvatore Battaglia e il ferimento di Giovanni Zuliani. L’imputato Antonio Felice, 38 anni, di Piscopio, passa dalla condanna all’ergastolo rimediata in primo grado il 16 novembre 2023 alla pena di 12 anni di reclusione. Accolte così le argomentazioni difensive prospettate dagli avvocati Sergio Rotundo, Gianni Puteri e Alice Massara. I fatti di sangue sono avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 settembre del 2019 nel centro abitato di Piscopio. L’imputato Antonio Felice è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Salvatore Battaglia, ma i giudici d’appello – in accoglimento dei rilievi difensivi – hanno escluso la premeditazione del delitto e l’aggravante mafiosa, mentre l’accusa di tentato omicidio ai danni di Giovanni Zuliani è stata riformata nel reato (più lieve) di lesioni. L’imputato ha poi incassato la completa assoluzione per la sparatoria ai danni di Michele Ripepi e Domenico D’Angelo (che si trovavano insieme a Giovanni Zuliani), così come è stato assolto dal reato di detenzione illegale di arma e da qui la riforma della condanna all’ergastolo in quella della reclusione a 12 anni.
Dopo la sparatoria, Antonio Felice aveva fatto perdere le sue tracce dopo l’agguato – avvenuto nei pressi della villetta comunale di Piscopio – ma la sua latitanza era durata poche settimane, venendo arrestato a Seveso, in Lombardia. Giusto il tempo per i carabinieri del Norm della Compagnia di Vibo – coordinati dalla Dda di Catanzaro – di ricostruire la dinamica della sparatoria avvenuta al culmine di alcune tensioni maturate nell’ambiente criminale di Piscopio e sfociata in una lite avvenuta poche ore prima. Gli investigatori dell’Arma si erano subito messi sulle tracce di Antonio Felice che, nel frattempo, si era rifugiato in Brianza a casa di alcuni amici. Salvatore Battaglia era poi morto in ospedale a Catanzaro il 30 settembre 2019.

Le dichiarazioni del collaboratore Arena

Giovanni Zuliani

Dopo l’omicidio del ventunenne, Domenico Pardea, 58 anni, detto “Ranisi”, di Pizzo Calabro, si sarebbe recato da Michele Battaglia (zio di Salvatore Battaglia) e – stando alla ricostruzione di Bartolomeo Arena – da quest’ultimo avrebbe appreso che “a sparare era stato Felice Antoniofiglio di Felice Nazzareno, alias il Capo”.  Secondo il collaboratore di giustizia, la causa di tale delitto “è da rinvenirsi in varie discussioni, presso il circolo del Felice, tra quest’ultimo ed il gruppo di Battaglia Salvatore, costituito tra gli altri da Zuliani Giovanni e Ripepi Michele. A dire la verità – racconta ancora Bartolomeo Arena – vi erano ben più risalenti dissapori tra i parenti di tali soggetti e in particolare tra Felice Nazzareno, padre di Antonio, ed il gruppo di Battaglia Rosario e Fiorillo Rosario, in quanto questi ultimi ritenevano che Nazzareno Felice avesse collaborato con i Patania di Stefanaconi nell’esecuzione dell’agguato dal quale Rosario Fiorillo era riuscito fortuitamente a sfuggire.  Sospetti che erano stati avvalorati anche dal fatto che la sera dell’attentato fallito a Fiorillo, il circolo di Felice aveva chiuso prima dell’orario consueto”.

Rosario Battaglia e il proposito di uccidere Felice

Rosario Battaglia

Bartolomeo Arena ha raccontato quanto riferitogli da Antonio Pardea, con il quale fra aprile e gennaio del 2023 si era reso per un certo periodo irreperibile.  “Da tale momento – ha raccontato Arena riferendosi al tentato omicidio di Rosario Fiorillo – i rapporti tra i Felice ed il gruppo Battaglia-Fiorillo furono sempre tesi, al punto che Antonio Pardea mi confidò che nel carcere di Frosinone Rosario Battaglia gli aveva detto che non appena fosse uscito dal carcere il primo da uccidere sarebbe stato proprio Nazzareno Felice”. Tornando quindi alla dinamica dell’omicidio di Salvatore BattagliaBartolomeo Arena ha riferito che “dopo l’ennesima discussione, la sera della festa di San Michele la situazione degenerò drasticamente e Antonio Felice prese la pistola e fece fuoco verso la macchina all’interno della quale si trovavano Salvatore Battaglia, Giovanni Zuliani, Michele Ripepi e non so dire se anche una quarta persona. A mio avviso, i bersagli reali di Antonio Felice erano Zuliani e Ripepi, in quanto costoro sono i soggetti più spinti di quel gruppo”.

L’allontanamento dei Felice e l’ira dei Battaglia

Dal giorno dell’omicidio, i Felice si sarebbero così allontanati da Piscopio, temendo possibili ritorsioni. I Felice, tuttavia, vantano parentele importanti nella criminalità organizzata, in quanto Gregorio Gasparro, alias Ruzzu u Gattu, nipote di Saverio Razionale, è cugino della moglie di Nazzareno Felice, detto u capu.  Per questo – ha continuato Bartolomeo Arena – per quanto riferitomi da Antonio Pardea, si starebbe cercando di trovare una mediazione proprio attraverso tali soggetti.  Tuttavia so anche che i Battaglia non sono disposti ad accettare altra soluzione che non sia quella che vede Antonio Felice costituirsi e poi impiccarsi in carcere.  Anche di ciò – ha rivelato Arena – sono stato messo al corrente da Antonio Pardea che aveva ricevuto tale informazione da terzi soggetti”.

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