martedì,Febbraio 11 2025

Tentato omicidio in provincia di Bergamo, 44enne vibonese resta in carcere

La Cassazione rigetta il ricorso. Ben 13 i colpi di pistola esplosi contro la vittima durante una presunta compravendita di droga

Tentato omicidio in provincia di Bergamo, 44enne vibonese resta in carcere

Resta in carcere Rosario La Bella, 44 anni, di Piscopio, ma da anni residente a Bellinzago Novarese. È quanto deciso dalla prima sezione penale della Cassazione che ha così confermato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Brescia del 6 settembre scorso. Rosario La Bella si trova detenuto dall’agosto scorso con le accuse di tentato omicidio e porto in luogo pubblico di arma clandestina.

In particolare, le indagini puntano a far luce sul ferimento del marocchino Fayssel El Haouati avvenuto la sera del 27 marzo dello scorso anno a Cividate al Piano (in provincia di Bergamo). Il marocchino è stato raggiunto al braccio e ad una gamba da alcuni colpi d’arma da fuoco esplosi da un soggetto che, recatosi in compagnia di altra persona all’appuntamento fissato dalla vittima (interessata ad acquistare una partita di sostanza stupefacente) tentò di sfondare il finestrino dell’autovettura a bordo della quale El Haouati era giunto sul posto e, preso atto della pronta reazione di quest’ultimo, non esitò ad aprire il fuoco.

Per la Cassazione, il gip e il Tribunale del Riesame sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Rosario La Bella, indicato quale autore materiale della sparatoria sulla base delle dichiarazioni della vittima ritenute, nel complesso, credibili, oltre che dall’esito dell’individuazione fotografica e della successiva ricognizione, effettuata nelle forme dell’incidente probatorio, e dei riscontri costituiti dalla presenza di La Bella in orario compatibile con la sua partecipazione al delitto”.

Anche la qualificazione giuridica del reato di tentato omicidio, secondo la Cassazione appare corretta in quanto “supportata dalla tipologia di arma impiegata, dall’esplosione di ben tredici colpi, dalla prossimità tra lo sparatore e la vittima, e dalla peculiare genesi dell’agguato, preceduto dall’offerta, tramite l’applicativo Whatsapp, di un quantitativo di sostanza stupefacente”. Tutti elementi che per la Suprema Corte attestano, nel loro complesso, “l’idoneità e l’univocità della condotta e costituiscono, unitamente all’esortazione del compartecipe («spara, spara..») sintomo di volontà omicidiaria”. Solo la pronta reazione di El Haouti il quale, benché ferito a braccio e gamba, “è riuscito a sottrarsi alla furia omicida dell’indagato” ha impedito la commissione dell’omicidio.

top