domenica,Febbraio 2 2025

Vibo Marina, in un anno il monumento al comandante De Grazia danneggiato due volte: ottuso vandalismo o sfregio mafioso?

Andrea Carnì, autore e interprete insieme a Fabio Macagnino del reading-concert eseguito in occasione della posa della stele: «Dà fastidio anche a trent'anni dalla morte»

Vibo Marina, in un anno il monumento al comandante De Grazia danneggiato due volte: ottuso vandalismo o sfregio mafioso?

Il 26 agosto 2024 avveniva a Vibo Mariana la cerimonia commemorativa in onore del comandante Natale De Grazia, l’inquirente che indagava sulle navi dei veleni morto trenta anni fa, nella notte, tra il 12 e il 13 dicembre 1995, in circostanze mai del tutto chiarite, ma sicuramente un fatto da collegare alle indagini che l’ufficiale di Marina stava conducendo sul traffico di rifiuti radioattivi e sulle cosiddette navi inabissate nel Mar Tirreno.

Il 22 ottobre il primo atto: una parte della stele viene danneggiata, si disse da parte di vandali o di bambini che, giocando a pallone, avevano involontariamente colpito l’ancora in marmo posta in ricordo del capitano di vascello. In pochi giorni si riparò il danno, ma nessun approfondimento sulle cause e le motivazioni dell’atto.

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Il 31 gennaio 2025 il secondo atto: la stele viene nuovamente trovata danneggiata.  «Si può ancora parlare di atti vandalici o di involontari giochi?», si domanda Andrea Carnì che, insieme a Fabio Macagnino, aveva raccontato in modo coinvolgente, con un reading-concert tenuto nel corso della cerimonia di commemorazione, la storia del comandante De Grazia.

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«Sarebbe  più opportuno- commenta l’artista- constatare che la figura del capitano é ancora viva, non è relegata al passato e, come tale, dà fastidio. Ricordo bene quella sera e le parole rivolte a me da un uomo della Marina a fine serata: Natale De Grazia è un personaggio scomodo da ricordare e per il quale chiedere giustizia. Ma perché? A chi interessa coprire tutto ciò? Anche su questo occorre interrogarsi. Sono atti che fanno capire quanto è stato scomodo da vivo e quanto lo è ancora da morto. A distanza di 30 anni , la richiesta di verità e giustizia non può essere sovrastata da questi atti. Forse serve qualcosa in più e serve ora. Serve che chi sa, parli. Serve che si riaprano le indagini sulle navi a perdere e sulla morte del comandante. Serve inoltre una risposta pronta e seria da parte delle istituzioni. Da parte del comune di Vibo nel riportare a nuovo la stele e da parte delle forze dell’ordine  nell’individuare i responsabili. Basta con i silenzi e le mezze verità».

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