Vibo Marina, tassa da record sui pontili: imprenditori col cappio al collo (VIDEO)
La Tarsu astronomica ricalcolata retroattivamente a carico di chi l'ha già pagata. Un'azione milionaria intrapresa dal Comune che rischia di mettere in ginocchio l'economia turistica
Vibo Marina, una domenica uggiosa. Ormeggiate lungo la costa, decine di barche i cui proprietari non si fanno vivi da anni. A spezzare il silenzio, solo il respiro del vento e lo starnazzare delle anatre. Sintomi della crisi che soffoca, da tempo ormai, la diportistica. Qui dove di tanto in tanto fanno capolino anche Armani e Briatore. Qui dove non ci si illude di essere a Portofino.
«Il Comune peggio della crisi». «Fra qualche anno questi pontili saranno abbandonati, le imbarcazioni lasciate a se stesse, i sacrifici di una vita distrutti. Chi ce lo fa fare?». Parole di uno con le spalle al muro. Meglio tutelarne l’identità: non si sa mai, le ritorsioni, da queste parti, a volte si consumano nelle forme più inattese.
Colpa della crisi? «No, quella, la crisi, l’abbiamo affrontata e continuiamo ad affrontarla. Colpa, invece, del Comune, di una burocrazia arrogante, di una politica miope, che in un solo colpo rischia di distruggere non solo un comparto produttivo, ma un’intera economia, una comunità…».
Una mannaia insopportabile. Già, qui il Comune di Vibo Valentia – a sentire gli interessati, imprenditori del settore turistico, diportistico e balneare, titolari delle concessioni – stavolta pare l’abbia «fatta davvero grossa». Come buon augurio per il nuovo anno, negli ultimi scampoli del 2016, ha inviato a mezzo raccomandata intimazioni di pagamento astronomiche per la tassa sui rifiuti solidi urbani, retrodatando ogni pretesa fino al 2010. Intimazioni accompagnate da modelli F24, come dire: dovete pagare e pure subito. Decine, centinaia di migliaia di euro. Cento, trecento, fino a settecentomila euro. Una mannaia, milionaria, sul collo di ciascun imprenditore che – attenzione – la spazzatura, in tutti questi anni, l’ha sempre pagata, «sulla scorta dei bollettini che lo stesso Comune di Vibo recapitava».
E allora, com’è possibile? Come viene giustificata questa pretesa?
Il ricalcolo, una «follia». In pratica, il Comune di Vibo – quello che non più tardi d’un anno fa prometteva di rilanciare la frazione Marina come giardino sul mare, quello che ne esaltava la vocazione turistica, quello la cui amministrazione in carica a queste latitudini fece incetta di voti – ci ha ripensato su come calcolare la Tarsu e, dopo aver incassato per anni, decide di cambiare le regole, anche per il passato. Decide di spremere quell’industria in crisi che, anziché ritrovare vigore, ora rischia di essere cancellata per sempre.
Un esempio. Prendiamo un pontile: prima la tassa sui rifiuti doveva pagarsi solo per gli edifici, adesso invece il Comune vuole che si paghi retroattivamente per tutti i metri quadri della concessione. «Una cosa del genere – spiega un altro degli addetti al comparto interessati – non esiste in alcun luogo d’Italia. Questi sono piccoli pontili, mica porti? Qui non ci sono ristoranti, bar, negozi. Qui la maggior parte dei metri quadri delle concessioni è costituita da corpi morti e il massimo di spazzatura che si produce in questi mesi d’inverno è qualche busta di carta. Un porticciolo, quindici volte più grande, paga cinquantamila euro all’anno e qui qualcuno di noi dovrebbe pagare centomila euro all’anno? È follia, è come mettere un cappio al collo ad un imprenditore».
«Loro sono loro e noi niente». Qualcuno di loro avrebbe provato a parlare con i dirigenti e i funzionari preposti. Anche con il sindaco Elio Costa avrebbe cercato un confronto. «Ti scontri con un muro. Loro sono loro e noi siamo niente. Loro dicono che hanno deciso così, punto. E che non c’è niente da fare. Hanno un atteggiamento che ti avvilisce. In pratica, per tentare di sanare il dissesto delle casse comunali, gettano la croce addosso a chi lavora, a chi dà lavoro, a chi crea economia e indotto».
La battaglia si sposterà nelle aule di giustizia. È chiaro, però, che il problema, oltre che per il presente, è per il futuro. «Sì, perché, ammesso che qualcuno riesca a trovare i soldi, che non ha, per pagare il pregresso, da domani che facciamo? Possiamo pagare 200 euro al giorno di spazzatura?».
Benvenuti a Vibo Marina. Monta così la crisi. Montano la rabbia e la frustrazione. Qui dove a breve potrebbero solo restare macerie. Qui dove il cimitero industriale parte da un cementificio abbandonato, per il quale la politica locale è stata incapace di presentare un’idea credibile di riconversione, e si estende fino ai confini comunali. Qui dove l’erosione s’è divorata spiagge e lungomari e dove presto si prenderà pure le case. Qui dove la malavita organizzata – rivela l’inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro “Costa pulita” – sostiene di avere a disposizione le giuste entrature istituzionali per condizionare perfino le concessioni demaniali. Qui dove i pescatori devono consegnare parte del loro pesce per saldare il pizzo e se non pescano abbastanza vengono picchiati a sangue. Qui, a Vibo Marina, dove un’amministrazione è stata eletta per portare speranza e invece «lascia solo disperazione».