Strisce blu a Vibo, Frezza (Italia Nostra): «Basterebbe il disco orario, la fruizione degli spazi pubblici è un diritto non un modo per fare cassa»
Il vicepresidente dell'associazione che recentemente ha promosso una petizione online per salvare le basole di via Luigi Razza stigmatizza la richiesta di riattivare al più presto la sosta a pagamento
Dopo la petizione online, in qualità di vice presidente dell’associazione Italia Nostra aps di Vibo, contro la distruzione del patrimonio storico-culturale rappresentato dalle basole settecentesche di via Luigi Razza incautamente rimosse da una ruspa, l’avvocato Alessandro Caruso Frezza scrive ora una lettera aperta indirizzata al Comune circa l’introduzione delle strisce blu a pagamento. Un argomento “caldo” per l’opposizione che martedì, in occasione della seduta di Consiglio, aveva presentato un ordine del giorno urgente proprio sulla questione e che la maggioranza ha bocciato, rinviando così la trattazione al prossimo incontro. Frezza, chiarendo fin da subito come «questa nota non vuole essere né contro l’attuale “opposizione consiliare” che martedì ha chiesto con urgenza che vengano nuovamente attivate le strisce blu nella città di Vibo, né a favore dell’amministrazione comunale in carica che, sempre martedì, sembra non sia stata propensa a tale attivazione», dice di voler inserire la «problematica nella giusta cornice, di rispetto dei diritti e della dignità di noi cittadini».
L’avvocato, partendo dal principio che «strade e piazze sono beni pubblici, rispetto ai quali tutti i cittadini hanno diritto all’uso generalizzato, gratuito e libero, la cui manutenzione e conservazione è garantita dal generale prelievo fiscale, in rapporto ai redditi da ciascuno prodotti o al proprio patrimonio immobiliare, e non dagli incassi delle sanzioni del Codice della strada, qualora esse siano comminate creando ad hoc presupposti impositivi, come strisce blu, là dove si potrebbe operare diversamente per mere esigenze di cassa comunale». Per Caruso Frezza «limitare tale diritto equivale a limitare i diritti di cittadinanza e a trasformare nella sostanza tali beni in “beni privati”, cioè in occasione privilegiata di “profitti” per pochi soggetti».
«Nel precedente periodo di attivazione e di gestione delle strisce blu a Vibo (istituite nell’anno 2017 dall’amministrazione Costa e con contratto di concessione attualmente scaduto) – ricorda cosa accadde -, parchimetri con la scritta “fuori servizio”, erano utili a far comminare, da agenti con la capacità di materializzarsi improvvisamente e poi sparire come fantasmi, centinaia e centinaia di multe nel mentre eravamo impegnati nel tragitto a/r fra il parchimetro non funzionate e il primo esercizio commerciale in cui comprare “il grattino”. Anche a me capitò questo, ma riuscii ad impugnare quella multa di 90 euro e a farla annullare dal Giudice di Pace di Vibo, rilevando una miriade di profili di illegittimità: la stessa gestione dei parcheggi, l’uso dei “grattini”, l’omessa riparazione dei parchimetri, l’aver contrassegnato con strisce blu stalli non autorizzati».
Le percentuali degli incassi di quei parcheggi «a favore dell’allora concessionario – scrive ancora l’avvocato Caruso Frezza nella sua lettera aperta al Comune – si attestarono in percentuali così alte che rimasero per il Comune solo briciole, a fronte di migliaia e migliaia di euro prelevate dalle tasche di noi cittadini a titolo di sanzioni oltre che a titolo di “soste a pagamento”. Ipotizzo che la quantità degli incassi dei “grattini” venduti sia stata di ben più difficile monitoraggio rispetto ai dati di precisa misurazione dei parchimetri, che però rimasero eternamente non funzionanti in quasi tutta la città. Evidenzio che il buon, efficiente ed efficace esercizio dei poteri pubblici è solo quello che realizza il giusto bilanciamento degli interessi contrapposti e che, quindi, a fronte di un bene pubblico, né il Comune può farsi vessatore dei cittadini per esigenze di mera cassa, né designatore di privati quali effettivi beneficiari di tal bene pubblico, quale fonte di loro ingenti guadagni».
«Fra le strisce bianche e le strisce blu – ha ancora aggiunto l’avvocato vibonese – vi è una valida “terza via”: il disco orario. Esso consente di parcheggiare gratuitamente (ecco l’esercizio dei diritti di cittadinanza rispetto ad un bene pubblico), ma entro un limite orario prefissato, scaduto il quale si viene multati (qui la multa è tutela, in quel luogo, del pari esercizio del diritto di cittadinanza da parte di altri cittadini). In tal caso non si annullano o fortemente comprimono i diritti di cittadinanza ma, nello stesso tempo, grazie al turnover orario, si consente l’accesso ai luoghi di maggiore interesse commerciale, turistico o del tempo libero al numero più alto possibile di persone, incoraggiandole a recarvisi. Il disco orario – ha poi concluso Frezza – è “terza via” praticata nelle principali e più evolute città europee. Può esserlo, anzi deve esserlo (come esempio di buona, efficiente ed efficace azione amministrativa segno che fa la differenza) anche nella nostra città».