Operazione Ostro: il legame tra i vibonesi e Guardavalle certificato dalle inchieste Rinascita Scott e Maestrale
I viaggi nella ionica da parte del boss di Zungri e del suo sodale di Paravati per rifornirsi di stupefacente. Dagli atti delle inchieste anche le pressioni su un dirigente scolastico per favorire un’indagata di Briatico
Emerge uno stretto legame anche con il Vibonese dalle carte dell’operazione “Ostro” della Dda di Catanzaro contro il clan Gallace di Guardavalle ma che ha finito ieri per travolgere pure l’amministrazione comunale di Badolato. L’ultrattività della cosca Gallace (tra i clan più potenti ed influenti dell’intera ‘ndrangheta calabrese) è infatti emersa anche da altri procedimenti penali richiamati dal gip nella sua ordinanza. Ad iniziare dall’inchiesta Rinascita Scott nell’ambito della quale si è registrata una conversazione – datata 27 ottobre 2016 – tra Nazzareno Pugliese di Vibo Valentia e Giovanni Giamborino di Piscopio dove i due sottolineavano come “i Vitale fossero inseriti nella cosca Gallace e avevano pure legami con i Mancuso di Limbadi. Parimenti rileva – sottolinea il gip – la conversazione del 21 dicembre 2016 tra Giovanni Giamborino e Mario Artusa in cui veniva ribadito il legame a doppio filo tra i Vitale e i Gallace”. In carcere, nell’ambito dell’operazione Ostro, sono finiti ieri Domenico Vitale, 48 anni, Bruno Vitale, 28 anni, e altro Domenico Vitale di 55 anni, tutti di Guardavalle. Anche dall’inchiesta relativa all’operazione “Maestrale-Carthago” si ricavano altri elementi di interesse. Il gip e gli inquirenti sottolineano infatti che in tale indagine sono stati “acclarati approvvigionamenti di narcotico da parte di Giuseppe Accorinti e Michele Galati che si sarebbero recati a Guardavalle per incontrare Vincenzo Vitale, Domenico Vitale, Cosimo Vitale, Giuseppe Vitale e Francesco Aloi, quest’ultimo genero di Vincenzo Gallace”. Giuseppe Accorinti è il boss indiscusso dell’omonimo clan di Zungri, Michele Galati (dell’omonimo clan di Paravati) viene ritenuto dagli investigatori tra i più fidati sodali di Accorinti. Gli inquirenti hanno in particolare ricostruito alcuni incontri: il 15 maggio 2018 quello tra Giuseppe Accorinti, Michele Galati, Angelo Bertone e Vincenzo Vitale per un investimento in narcotici; il 28 ottobre 2018 quello tra Giuseppe Accorinti, Michele Galati, Costantino Gaudioso e Domenico Vitale; il 10 aprile 2019 quello tra Giuseppe Accorinti, Michele Galati e Domenico Vitale.
La rimozione di Roberta Bonavita dalle scuole
La polizia giudiziaria ha inoltre menzionato un altro episodio intercettando il 27 febbraio 2019 un colloquio “tra Armando Bonavita e Giuseppe La Piana che si recavano a Guardavalle per incontrare Domenico Vitale. Nell’occasione il guardavallese veniva compulsato dai due vibonesi per risolvere una problematica occorsa a Roberta Bonavita che era stata rimossa dall’incarico di assistente amministrativo negli istituti scolastici, in forza di false attestazioni fornite in passato e per la quale era stata deferita alla Procura di Vibo Valentia”. Armando Bonavita (fratello di Roberta) e Giuseppe La Piana avrebbero quindi chiesto all’interlocutore di Guardavalle un intervento su un dirigente scolastico. “Della questione – riporta il gip – il Vitale mostrava di interessarsi come desumibile da successive tracce intercettive. La polizia giudiziaria ha poi acclarato che negli anni 2021/2022 la donna era stata assunta presso il Liceo Scientifico Berto di Vibo Valentia”. Giuseppe La Piana, di Cessaniti, è stato condannato per altre vicende a 3 anni nel maxiprocesso Rinascita Scott (condanna appellata dai difensori). Armando e Roberta Bonavita di Briatico sono invece i figli di Pino Bonavota, deceduto nel luglio 2022 ed indicato dagli inquirenti come il capo dell’omonimo clan le cui redini – stando all’operazione Maestrale-Carthago – sarebbero state prese proprio dal 46enne Armando Bonavita. Anche Roberta Bonavita (unitamente al fratello) figura tra gli imputati del maxiprocesso, nato dalle operazioni Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium, con l’accusa di associazione mafiosa. Avrebbe collaborato alla gestione degli affari dell’organizzazione guidata dal fratello.