giovedì,Gennaio 30 2025

Processo Maestrale: l’interesse di Ascone sui terreni di Limbadi all’ombra della scomparsa di Maria Chindamo

Deposizione in Tribunale a Vibo del maresciallo Francesco Osso del Nucleo Investigativo. La resistenza della signora Crea alle pressioni per cedere i suoi fondi e le confidenze ai carabinieri di Nando Pontoriero

Processo Maestrale: l’interesse di Ascone sui terreni di Limbadi all’ombra della scomparsa di Maria Chindamo
Un carabiniere alle prese con le inecettazioni e nei riquadri Maria Chindamo e Salvatore Ascone
Salvatore Ascone

Il controllo di una vasta zona agricola in località Montalto del comune di Limbadi da parte di Salvatore Ascone, 59 anni, del luogo, al centro della deposizione del maresciallo capo, Francesco Osso, nel maxiprocesso Maestrale-Carthago che si sta svolgendo dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. In servizio al Nucleo Investigativo dei carabinieri di Vibo, il teste ha oggi risposto in aula alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, essendo l’autore – unitamente ad altri investigatori dell’Arma – di un’informativa a carico di Salvatore Ascone, alias “U Pinnularu”. “E’ emerso uno scenario complesso sulla località Montalto di Limbadi. Una vasta zona confinante con il territorio comunale di Rosarno sulla quale Ascone aveva assunto il controllo attraverso l’invasione abusiva dei terreni con i suoi ovini. Terreni dei quali in questo modo – ha riferito il teste in aula – si appropriava illecitamente. E’ la stessa zona dove il 6 maggio 2016 viene fatta sparire Maria Chindamo ed all’atto della scomparsa Salvatore Ascone si trovava già indagato per associazione mafiosa e narcotraffico. La sua figura era emersa dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, da Andrea Mantella a Giuseppe Giampà, da Antonino Belnome a Vincenzo Albanese, sino alle dichiarazioni della testimone Ewelina Pytlarz, moglie di Domenico Mancuso e, quindi, cognata di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e Giuseppe Mancuso, detto Pino Bandera”.

Ascone e la ‘ndrangheta

Olivieri (a sinistra) e Timpano
Da sinistra: Giuseppe Olivieri e Francesco Timpano

E’ attraverso l’ascolto di alcuni dialoghi intercettati sul telefonino di Rocco Ascone, figlio di Salvatore, che gli investigatori il 21 giugno del 2019 captano delle conversazioni nelle quali U Pinnularu fa riferimento a termini solitamente usati da appartenenti alla ‘ndrangheta. Le parole chiave ascoltate dai carabinieri sono quelle di “soldato” e “società”. Emerge così che Salvatore Ascone aveva avuto dei contrasti con esponenti della famiglia Timpano – detti Scarcella – di Limbadi, ovvero Francesco Timpano, poi ucciso il 12 agosto del 2018 in un lido di Nicotera Marina da Giuseppe Olivieri, Vincenzo e Pantaleone Timpano, gli ultimi due vittime nel maggio 2018 di tentati omicidi tra Nicotera e Limbadi ad opera di Francesco, Cicko, Olivieri, fratello di Giuseppe. “I fratelli Timpano – ha spiegato il maresciallo Osso – sono primi cugini di Salvatore Ascone in quanto la loro madre è sorella del padre di Salvatore. Altra zia dei fratelli Timpano è invece la madre della moglie di Francesco Mancuso, detto Tabacco. Salvatore Ascone lamentava il fatto che i Timpano volevano incendiare qualche terreno, circostanza che avrebbe danneggiato lo stesso Ascone che di quei terreni voleva invece appropriarsene. Per tale motivo Ascone aveva ucciso un cane al figlio di uno dei Timpano, ricordando che gli stessi appartenevano alla società, stessa società di cui lo stesso Ascone era stato un soldato”, con riferimento alla struttura della ‘ndrangheta.

I “metodi” di Ascone per accaparrarsi i terreni

L’investigatore è quindi passato a spiegare i “metodi” utilizzati da Salvatore Ascone per appropriarsi dei terreni altrui in località Montalto.L’invasione delle sue pecore in fondi non di sua proprietà era una costante, così come il fatto – ha spiegato il maresciallo – che era solito recintarsi terreni non suoi. La sua figura incuteva timore nei cittadini, tanto che ben tre proprietari terrieri dopo essersi recati dai carabinieri della Stazione di Limbadi per denunciare l’invasione delle pecore nelle loro proprietà, un mese dopo rimettevano la denuncia appena saputo che il proprietario degli ovini era Salvatore Ascone. Un dato, quest’ultimo, emerso anche dall’ascolto di alcune intercettazioni dalle quali si capiva che uno dei proprietari dei terreni era stato minacciato da Ascone. In altra occasione, invece, abbiamo rinvenuto e poi sequestrato in un terreno, di proprietà delle suore, delle foto-trappole posizionate su un albero e di cui Salvatore Ascone ha rivendicato la proprietà”. Altri controlli del territorio da parte dei carabinieri hanno infine appurato la presenza su terreni non di loro proprietà anche di Giuseppe Ascone (altro figlio di Salvatore) e di un rumeno, Gheorge Laurentiu Nicolae, alle dipendenze della famiglia Ascone.

Interessi convergenti per la scomparsa della Chindamo

Nei riquadri Maria Chindamo e Salvatore Ascone

“Le indagini sull’omicidio di Maria Chindamo – ha spiegato il teste in aula – ci hanno portato ad ipotizzare che la donna è morta per la convergenza di più volontà. Non solo la pista legata alla realtà rosarnese, in quanto pure Limbadi ne avrebbe tratto vantaggio dalla sua scomparsa. C’era infatti qui l’interesse di Salvatore Ascone ad accaparrarsi in quella zona dei terreni. E’ a questo punto che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia legano alcune vicende, come l’interesse di Salvatore Ascone per i terreni agricoli di Caterina Crea, vittima di estorsione. Il 2 gennaio 2016 la donna si presentava dai carabinieri per denunciare la presenza di ovini che pascolavano liberamente nelle sue proprietà, mentre l’1 giugno dello stesso anno una nuova denuncia per danneggiamento in quanto ignoti avevano chiuso un suo cancello con un lucchetto. Il 5 settembre 2016, Caterina Crea si recava ancora dai carabinieri per denunciare la presenza sul suo terreno, oltre che di diversi ovini, anche di una moto Quad. “La signora Crea ci riferì successivamente di non avere più bisogno dei carabinieri in quanto rimetteva le denunce-querele dopo aver saputo che c’era di mezzo Ascone”.

La “confidenza” del marito della Chindamo ai carabinieri

Maria Chindamo con il marito ed i figli

E’ in tale contesto che il maresciallo Osso ha ricordato al Tribunale una specifica circostanza legata alla sparizione di Maria Chindamo ed all’interesse di Salvatore Ascone per i terreni nella zona di località Montalto. “Il 13 gennaio 2021 nella trasmissione televisiva Chi l’ha visto si è parlato di Salvatore Ascone in relazione alla scomparsa di Maria Chindamo. Il maresciallo Nicolosi, apprendendo dalla Tv del coinvolgimento di Ascone nel rapimento della Chindamo, si è ricordato che il marito della donnaNando Pontoriero di Rosarno – gli aveva riferito di non aver subito particolari pretese per i terreni che i Pontoriero-Chindamo avevano in zona, ma che comunque Salvatore Ascone gli aveva chiesto il permesso per poter passare dal suo fondo, cioè dei Pontoriero, per raggiungere i terreni di proprietà della signora Crea. E’ emerso così, anche questa volta, l’interesse di Ascone per il fondo della Crea. Il maresciallo Nicolosi ci ha riferito che aveva conosciuto Nando Pontoriero anni prima per ragioni di servizio in quanto lo stesso Pontoriero si era presentato ai carabinieri della Stazione di Nicotera Marina per denunciare un furto agricolo nella stessa proprietà dove poi è scomparsa nel maggio del 2016 Maria Chindamo”.

Le pressioni di Salvatore Ascone per l’acquisizione dei terreni della famiglia Crea sarebbero proseguite anche successivamente, tanto che U Pinnularu avrebbe riferito ad uno zio della signora Crea la sua intenzione di acquistare il fondo. “Non c’è stato alcun accordo sul prezzo – ha spiegato il maresciallo Osso – ed inoltre la signora Crea ha rifiutato di ricevere soldi in nero da Ascone per la cessione del terreno, presentando anzi una nuova denuncia quando l’abbiamo informata di aver notato nell’ottobre 2021 sul fondo Giuseppe Ascone ed il rumeno, Gheorge Laurentiu Nicolae, mentre stavano eseguendo dei lavori di semina sul suo terreno”. Lo zio della donna, invece, non ha inteso formalizzare determinati avvenimenti per timore di gravi ritorsioni da parte di Ascone, circostanza riportata dai carabinieri con apposita annotazione.

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