Processo Maestrale: il summit della ‘ndrangheta al matrimonio dei Bonavota e i legami con il Crotonese
I rapporti con il Reggino, l’imbasciata a Vibo degli Alvaro di Sinopoli ai Grande Aracri di Cutro e il boss Oppedisano nelle intercettazioni: «Solo a Rosarno siamo 260»
Linee di alleanze alternative allo strapotere del clan Mancuso di Limbadi e che in un dato periodo storico hanno visto alcuni clan del Vibonese rispondere al “Crimine” distaccato riconosciuto nel Crotonese con a capo il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. È stato il colonnello, Valerio Palmieri, già alla guida dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia a spiegare al Tribunale collegiale – dinanzi al quale si sta svolgendo il maxiprocesso nato dalle operazioni Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium – le dinamiche mafiose degli ultimi anni. “I Bonavota di Sant’Onofrio erano sulla linea di alleanza che non gradivano la presenza di Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni, sull’area di loro competenza. I primi dati significativi che abbiamo dal Crotonese – ha spiegato il teste – li registriamo attraverso la visita, il 14 dicembre del 2013 presso il locale gestito dalla compagna di Cataldo Marincola, già capo crimine di Cirò fino al 2008 e poi Crimine distaccato del Crotonese fino al 2008, di Giuseppe Barbieri, classe 1973, e Giulio Castagna, classe 1967, referenti della struttura di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio. Quindi questo è già un primo collegamento tra i vibonesi e il Crimine distaccato dalla provincia di Reggio Calabria ed all’epoca riconosciuto nel Crotonese”. Giuseppe Barbieri (condannato a 16 anni nel processo Rinascita Scott) e Giulio Castagna non figurano tra gli imputati del maxiprocesso Maestrale.
I matrimoni utilizzati quali summit di mafia
Sarebbero stati tuttavia i matrimoni, secondo le risultanze investigative dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, a certificare l’esistenza di alleanze, rapporti e strategie criminali tra i clan vibonesi, reggini e crotonesi. Il colonnello Palmieri, nel corso della sua deposizione, ha infatti ricordato la presenza di Giuseppe Barbieri (classe 1973) e Giuseppe Serratore (classe 1973), tutti collegati alla struttura di ‘ndrangheta dei Bonavota di Sant’Onofrio, ad un matrimonio che si è tenuto il 12 aprile del 2012, tra dei ragazzi che appartenevano alla famiglia Romeo (dettiStaccu) di San Luca, soggetti di primo piano del panorama ‘ndranghetistico della ionica reggina”. Altro matrimonio importante, tenutosi il 15 luglio del 2012, è stato poi quello “di Nicola Cugliari, di Sant’Onofrio, figlio di Domenico Cugliari, alias Micu i Mela, quest’ultimo uno degli esponenti del clan Bonavota, zio di Domenico Bonavota e degli altri fratelli. A questo matrimonio – ha riferito il teste – hanno partecipato anche i crotonesi ed è Nicolino Grande Aracri nelle intercettazioni ad affrontare gli argomenti trattati nel corso di questa riunione con gli altri suoi interlocutori, per come ricostruito nell’informativa Kiterion”.
Non sono mancati poi i rapporti con Reggio Calabria da parte di esponenti della ‘ndrangheta del Vibonese, anche questi emersi nel corso dei matrimoni. Il colonnello ha in particolare ricordato il “matrimonio nel luglio 2013 tra Salvatore Bonavota e Anna Garcea, con i Bonavota che mantengono questo ruolo di collegamento anche con Reggio Calabria, fornendo sul punto riscontro alle dichiarazioni del collaboratore Andrea Mantella per i rapporti che c’erano direttamente dei Bonavota con la Provincia, la struttura criminale di Reggio Calabria”. I servizi di controllo su tale matrimonio, allestiti dagli investigatori dell’Arma, hanno permesso di dare contezza della presenza di una Opel Insigna intestata ad un soggetto del Crotonese che il 27 maggio del 2011 era stato controllato con uno dei soggetti emerso anche nell’attività Kiterion, ma anche in altre attività della Dda di Bologna come l’operazione Aemilia e altre successive”. Sempre al matrimonio di Salvatore Bonavota, i carabinieri hanno anche notato la presenza di un Suzuki Vitara “intestato a Leo Morabito, classe 1930, di Africo, controllato un mese prima del matrimonio con a bordo Rocco Morabito, classe 1970”. Oltre ad altra auto intestata ad un soggetto di Oppido Mamertina, al matrimonio a Sant’Onofrio i carabinieri hanno poi notato la presenza di un esponente della famiglia Mannolo di San Leonardo di Cutro. Salvatore Bonavota nel processo Rinascita Scott è stato condannato in primo grado a 16 anni, mentre per lo zio Domenico Cugliari la pena ammonta a 22 anni e 6 mesi.
L’imbasciata degli Alvaro al matrimonio dei Bonavota
Se a dare il potere di aprire un Crimine distaccato nel Crotonese a Nicolino Grande Aracri sarebbe stato nel 2008 il boss di San Luca, Antonio Pelle, sino alla sua morte (nel 2009) a capo dell’intera ‘ndrangheta, dalle intercettazioni è emerso che all’epoca una parte del territorio del Vibonese “rispondeva a Grande Aracri, cioè dava conto a Grande Aracri, anche perché la riunione per decidere i nuovi assetti – ha ricordato il colonnello Palimieri – viene fatta a Vibo, al matrimonio dei Bonavota e qui accade un fatto importante poiché gli Alvaro di Sinopoli hanno mandato una imbasciata a Grande Aracri per dire che non condividevano alcune scelte”. Tale avvenimento si rivela decisivo per far comprendere che dopo l’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria del 2010, il baricentro dell’organo esecutivo dell’intera ‘ndrangheta calabrese si era spostato dalla ionica reggina – i Pelle di San Luca – alla Piana tirrenica con gli Alvaro di Sinopoli. Era infatti emerso dall’operazione che il boss, Giuseppe Pelle (figlio del defunto Antonio Pelle), pur a conoscenza degli imminenti arresti per l’operazione “Crimine”, non avrebbe inteso condividere con gli altri clan tale informazione al fine di sfruttarla per eliminare per via giudiziaria i rivali.
Scoperto l’inganno, il baricentro della ‘ndrangheta, il “Crimine”, da sempre detenuto da esponenti della ionica reggina, in particolare dal paese di San Luca, era passato alla Piana di Gioia Tauro, con gli Alvaro di Sinopoli e poi con Domenico Oppedisano di Rosarno. “Il vertice della ‘ndrangheta si è quindi ricostituito dopo l’operazione Crimine divenendo pienamente operativo poiché con tale blitz ne abbiamo arrestato 150 tra Calabria e Lombardia, ma in un’intercettazione – ha ricordato il colonnello Palmieri – Domenico Oppedisano dice che solo a Rosarno gli affiliati alla ‘ndrangheta sono oltre 260, quindi arrestare 150 persone in tutta la Calabria e a Milano era niente dinanzi ad un fenomeno criminale con simili numeri ed organici quanto ad affiliati”.
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