giovedì,Gennaio 23 2025

Rinascita Scott e omicidi in appello, la Corte ammette l’escussione del collaboratore Francesco Fortuna

Accolta dai giudici la richiesta del pm Annamaria Frustaci. Cinque i fatti di sangue avvenuti nel Vibonese al centro del processo unitamente a un sequestro di persona

Rinascita Scott e omicidi in appello, la Corte ammette l’escussione del collaboratore Francesco Fortuna
La Corte d'Appello di Catanzaro e nel riquadro Francesco Fortuna

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha sciolto la riserva in ordine alla richiesta della Procura Generale (applicata per tale procedimento il pm della Dda, Annamaria Frustaci) di ascoltare in aula nel troncone del processo Rinascita Scott relativo ai fatti omicidiari, il nuovo collaboratore di giustizia Francesco Fortuna di Sant’Onofrio. La sua escussione è stata fissata per l’udienza del 27 febbraio prossimo. Elemento di spicco del clan Bonavota e killer della cosca, le sue dichiarazioni erano già state riversate dal pm nel processo d’appello nel corso dell’udienza del 18 novembre scorso e quindi il 12 dicembre il pm aveva chiesto alla Corte l’escussione in aula del nuovo collaboratore. I giudici hanno ora sciolto la riserva decidendo per l’ammissione dell’esame in aula di Francesco Fortuna.

Gli omicidi Cracolici e Furlano

Domenico Bonavota

Le dichiarazioni interessano anche gli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano per i quali in primo grado si è registrata la condanna all’ergastolo di Domenico Bonavota, 45 anni, di Sant’Onofrio – ritenuto il mandante dei due delitti –, mentre 30 anni di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Ierullo, di 55 anni, di Vallelonga che avrebbe fornito appoggio logistico durante le fasi propedeutiche al duplice omicidio e sarebbe stato poi l’autore materiale della sparatoria che ha cagionato il 9 febbraio 2002 la morte di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano contro i quali sono state esplose raffiche di kalashnikov e colpi di fucile calibro 12, tanto da lasciare sul posto dell’agguato – in contrada Muraglie di Vallelonga – i bossoli di oltre venti colpi.  A recarsi insieme a Ierullo a fare un sopralluogo a Vallelonga nel 2002 ci sarebbe stato anche un soggetto di Sant’Onofrio rimasto al momento ignoto.  In primo grado l’accusa si era basata sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella di Vibo e Francesco Costantino di Maierato, ma pure sulle dichiarazioni rese a suo tempo da Bruno Di Leo di Sant’Onofrio.

Le dichiarazioni di Francesco Fortuna

Francesco Fortuna nelle sue dichiarazioni, oltre a confermare le responsabilità nel fatto di sangue da parte di Domenico Bonavota, chiama in causa altre tre persone di Sant’Onofrio rimaste escluse dal processo e dall’operazione Rinascita Scott. Tali soggetti avrebbero preso direttamente parte alla “missione di morte”.  Stando alle dichiarazioni di FortunaAlfredo Cracolici – indicato quale capo del clan di Filogaso – avrebbe pagato con la vita il furto di un carro funebre, di una motozappa e di alcuni capi di bestiame ai danni di uno zio dei Bonavota.

Gli omicidi di Soriano e Lo Giudice

Giuseppe Accorinti e Saverio Razionale

Il processo si occupa anche delle lupare bianche di Roberto Soriano di Filandari e Antonio Lo Giudice di Piscopio, uccisi nell’agosto del 1996. Per tale fatto di sangue in primo grado sono stati condannati all’ergastolo Giuseppe Accorinti (boss di Zungri) e Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona. Roberto Soriano, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, sarebbe stato legato in una campagna, torturato con una tenaglia e poi ucciso da Giuseppe Accorinti, che ne avrebbe macinato il corpo con la fresa del trattore. Roberto Soriano – che si era recato con Lo Giudice a Zungri da Accorinti per recuperare un’auto rubata – avrebbe pagato con la vita l’aver aperto il fuoco l’anno precedente a Briatico contro Saverio Rzionale (rimasto ferito unitamente a Giuseppe Fiorillo di Piscopio) su mandato del boss Giuseppe Mancuso (alias ‘Mbrogghja).

La lupara bianca di Filippo Gangitano

Andrea Mantella

Sul banco degli imputati in appello è rimasto solo Andrea Mantella, collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, condannato in primo grado a 14 anni di reclusione. Per il delitto di Filippo Gangitano sono invece stati assolti in primo grado – così come richiesto dalla stessa Dda di Catanzaro – Paolino Lo Bianco, 62 anni, di Vibo Valentia, e Filippo Catania, 74 anni, anche lui di Vibo Valentia. Assolto anche Vincenzo Barba, 73 anni, di Vibo Valentia, per il quale la Dda aveva invece chiesto in primo grado la condanna all’ergastolo. Tale assoluzione non è stata appellata divenendo così definitiva al pari di quelle di Paolino Lo Bianco e Filippo Catania. Filippo Gangitano (cugino di Andrea Mantella) è scomparso da Vibo Valentia nel gennaio del 2002. Secondo il racconto di Andrea Mantella, Gangitano – alias “U Picciottu”, ritenuto intraneo al clan Lo Bianco – sarebbe stato eliminato da Scrugli e Mantella per volontà dei vertici del clan Lo Bianco-Barba in quanto ritenuto omosessuale.

Il sequestro di persona

Antonio Vacatello

Secondo l’accusa, Antonio Vacatello avrebbe cercato di ottenere con modalità delittuose la restituzione o il pagamento di somme di denaro – circa seimila euro – da parte di Rocco Ursino, vibonese residente a Imbersago. La condotta copre un arco temporale che va dal 14 settembre 2016 al 12 ottobre 2016 e porta quale luogo di commissione Seregno (provincia di Monza) e Vibo Marina. Per ottenere la restituzione della somma di denaro sarebbe stato compiuto un vero e proprio sequestro di persona. Tale reato viene contestato, in concorso fra loro, ad Antonio Vacatello (condannato in primo grado a 30 anni)Pantaleo Maurizio Garisto, 42 anni, di Zungri (condannato in primo grado a 20 anni), Luciano Macrì, 55 anni, di Vibo Marina (già giudicato con rito abbreviato e condannato a 20 anni in appello anche per altri reati), Valerio Navarra, 31 anni, di Pernocari (condannato a 20 anni in primo grado)Saverio Sacchinelli, 42 anni, di Pizzoni (quest’ultimo già giudicato con rito abbreviato e condannato in appello a 13 anni e 4 mesi).

Nel collegio di difesa ci sono gli avvocati: Nico D’Ascola, Giuseppe Monteleone, Gianni Puteri (tutti per Razionale), Salvatore Staiano, Francesco Muzzopappa, Sergio Rotundo, Diego Brancia, Vincenzo Gennaro, Nicola Cantafora, Francesco Schimio, Luca Cianferoni, Francesco Calabrese, Antonio Galati.

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