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La comunità di Caria ha ricordato suor Rosetta Pugliese, penultima di una stirpe molto devota: su 7 fratelli e sorelle tre preti e due monache

Nata nel 1921 a Drapia e scomparsa il 10 gennaio 2012 a Reggio Calabria, ha dedicato la sua vita all'insegnamento e al servizio divenendo punto di riferimento per intere generazioni

La comunità di Caria ha ricordato suor Rosetta Pugliese, penultima di una stirpe molto devota: su 7 fratelli e sorelle tre preti e due monache
La famiglia di suor Rosetta Pugliese

«Vicino o lontano io penso sempre a voi, uno solo è il mio desiderio: quello di vedervi felici, nel tempo e nell’eternità». Con questo pensiero l’intera comunità di Caria ha voluto ricordare nei giorni scorsi suor Rosetta Pugliese, consacrata alle Figlie di Maria Ausiliatrice, scomparsa il 10 gennaio del 2012 a Reggio Calabria. Originaria della frazione di Drapia, classe 1921, Maria Rosa Pugliese (all’anagrafe) è stata penultima di una stirpe assai devota: sette fratelli, di cui tre sacerdoti salesiani e due suore Figlie di Maria Ausiliatrice. Suor Rosetta, com’era affettuosamente chiamata, nacque in una famiglia profondamente unita e intrisa di valori umani e cristiani. «La nostra giornata – come citava lei stessa nelle sue note autobiografiche – cominciava molto presto, con la preghiera che era vita quotidiana e terminava con il santo rosario». La sua vocazione si era sviluppata grazie alla lettura del Bollettino salesiano, che ogni mese arrivava a casa sua, con una bella immagine di Maria Ausiliatrice in copertina. Nutrendo il sogno di seguire le orme di don Bosco e di Madre Mazzarello, Rosetta si sentì profondamente attratta dalle missioni.

Così nel 1939 partì per Torino, dove intraprese l’aspirantato e il postulato, dando inizio ai suoi studi. Completò la sua formazione religiosa nel Noviziato di Casanova di Carmagnola, emettendo i primi voti nel 1943. Dopo un anno come assistente delle aspiranti ad Arignano, proseguì gli studi a Torino, conseguendo il diploma magistrale. L’anno successivo, fu assegnata alla casa di Chieri come maestra di scuola elementare. A causa della sua salute fragile e seguendo il consiglio del medico, fu trasferita in Calabria, a Bova Marina, dove insegnò dal 1946 al 1956. Continuò questa attività per due anni nella scuola di Napoli-Vomero, dove fu anche assistente della Segreteria ispettoriale. Tra il 1958 e il 1959, tornò a Caria e visse con la sua famiglia per assistere la madre e aiutare la sorella gravemente malata. Successivamente, lavorò nelle case di Rosarno, Bova, Reggio Calabria e Caria, ricoprendo diversi ruoli tra cui quello di insegnante di scuola materna, vicaria, responsabile del doposcuola e del laboratorio di ricamo.

Suor Rosetta a Caria

Nella comunità di Caria, servì come animatrice dal 1968 al 1974 e poi nuovamente dal 1977 al 1980, dopo un triennio trascorso a Rosarno come vicaria e insegnante nei corsi professionali. Tornata a Napoli-Vomero per due anni come economa, si trasferì a Melito Porto Salvo, dove rimase fino al 1987, continuando a lavorare come vicaria e insegnante nei corsi professionali. Dopo una breve parentesi come economa a Sant’Apollinare, tornò a Caria dove rimase fino alla chiusura della casa nel 2000. Gli anni trascorsi nel suo paese di origine segnarono profondamente suor Rosetta: alberi da frutto carichi a dismisura, ricchi di attività con le sorelle e con i giovani dell’Oratorio e della parrocchia. Dal 2000 prestò aiuto a Rosarno dove, come in ogni luogo in cui visse, la sua umile disponibilità e la sua silenziosa preghiera lasciarono un segno indelebile.

Il 3 novembre 2011, in occasione del passaggio della reliquia di Madre Mazzarello, chiese una grazia: poter stare ai piedi della Croce. La sua richiesta fu esaudita, poiché il giorno seguente, a causa della rottura di un femore che le causò una caduta, iniziò un lungo calvario di sofferenze che l’accompagnò fino alla fine dei suoi giorni. Felice di soffrire in silenzio, suor Rosetta ripeteva che Madre Mazzarello le aveva concesso la grazia richiesta. Negli ultimi due mesi trascorsi in clinica, la sua incessante preghiera, la sofferenza accolta con un dolce sorriso e le sue sagge parole rimasero come testimonianza ed eredità per medici, infermieri e tutte le persone attratte dalla sua semplice santità.

Suor Rosetta vive ancora a Caria, in tutti i cuori di quei giovani e giovanissimi, ora diventati adulti, che frequentavano l’Oratorio e la parrocchia e che ancora, memori di quel semplicissimo insegnamento della fratellanza, si impegnano per la crescita della comunità oggi affidata a don Felice Palamara. In molti, in occasione anche della messa in suffragio, hanno manifestato di avvertire come un vuoto per i tempi passati, ma la comunità di Caria, foriera di importanti guide cristiane nel tempo, ha tanti semi ben piantati che continuano silenziosamente a dare frutti: abbondanti come un tempo, che ancora nutrono il legame con il prossimo. Anche gli insegnamenti di suor Rosetta camminano sulle gambe dei cariesi che l’anno tanto amata.

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