Scioglimento di Tropea, a metà febbraio la sentenza del Tar. Macrì: «Sono fiducioso, non abbiamo lasciato nulla al caso»
L’ultima udienza sul ricorso promosso dall’ex sindaco si è tenuta l’8 gennaio: «In rappresentanza del Comune commissariato non si è presentato nessuno»
Probabilmente bisognerà aspettare la prima metà di febbraio per la sentenza del Tar del Lazio, chiamato a decidere sul ricorso contro lo scioglimento per mafia del Comune di Tropea avvenuto il 24 aprile 2024. L’ultima udienza, quella decisiva, si è svolta l’8 gennaio scorso, «ma occorrono almeno 45 giorni per il verdetto finale», precisa l’ex sindaco Giovanni Macrì, promotore del ricorso insieme ad altri amministratori.
«Continuo ad avere piena fiducia nella giustizia e nei giudici chiamati a decidere – afferma – e guardo con ottimismo al loro responso pur non ignorando come la norma medievale dell’art. 143 (quella relativa allo scioglimento degli enti per presunte infiltrazioni mafiose, ndr), mutuata forse dall’Iran degli Ayatollah e non già dalla nostra tradizione giuridica, renda legittima e lecita ogni decisione. Ma non tutto ciò che è lecito è onesto e in questa convinzione, che unisce onestà e giustizia, ripongo la mia speranza e il mio ottimismo». Insomma, Macrì evita di ostentare sicurezza, consapevole che le insidie restano, nonostante in questi mesi non abbia perso occasione per sostenere senza tentennamenti l’errore clamoroso che sarebbe stato compiuto nei confronti dell’Amministrazione che guidava. Ad incrementare il suo ottimismo contribuisce l’esito positivo delle ispezioni che nei mesi scorsi hanno riguardato anche Nicotera, Mileto e Filadelia, i tre comuni vibonesi che – a differenza di una prassi che sembrava ormai consolidata – non sono stati sciolti al termine del lavoro svolto dalla commissione d’accesso.
«L’udienza dell’8 gennaio scorso – racconta Macrì – ha visto la partecipazione dei ricorrenti e dell’Avvocatura dello Stato, ma nessuno si è presentato in rappresentanza del Comune di Tropea, che, pur rivestendo il ruolo di semplice controinteressato, è intervenuto nel giudizio su espresso mandato del dott. Roberto Micucci, che a suo tempo ha presieduto la Commissione di accesso agli atti e oggi è membro della Commissione straordinaria che governa il Comune di Tropea». Nel merito di quanto discusso durante l’udienza, Macrì riferisce che «si è cercato di evidenziare come le operazioni della Dda contro la ‘ndrangheta che hanno interessato la provincia di Vibo Valentia e utilizzate dall’inquisizione per colpire Tropea, non hanno mai interessato esponenti dell’amministrazione, funzionari comunali e men che mai il sindaco, assessori o consiglieri».
«Sono molto soddisfatto di come è andata la discussione – conclude -, ma ancor di più per la qualità delle difese che, grazie al team di avvocati che hanno sposato la mia causa, abbiamo approntato. È stato un lavoro lungo, sapiente e certosino che non ha lasciato nulla al caso».