venerdì,Gennaio 10 2025

Paziente vibonese costretto da 10 anni a trasfusioni salvavita ma lo Jazzolino sospende il servizio: «Vada altrove»

La denuncia all’osservatorio civico Città attiva di un malato che a causa di un raro tumore del midollo osseo deve ricevere una o due sacche di sangue ogni settimana per incrementare i globuli rossi: «Non siamo oggetti. Aiutatemi»

Paziente vibonese costretto da 10 anni a trasfusioni salvavita ma lo Jazzolino sospende il servizio: «Vada altrove»

Da oltre 10 anni sottoposto a trasfusioni di sangue settimanali per arginare le conseguenze letali di una rara forma di tumore del midollo osseo. Ma stavolta gli hanno risposto picche: «Il servizio è sospeso, si rivolga altrove». È quanto denuncia un paziente vibonese sulla pagina social dell’Osservatorio civico Città attiva, impegnato costantemente a monitorare le condizioni della sanità locale. Il tutto, manco a dirlo, è successo all’ospedale Jazzolino, il principale e, per alcuni servizi, unico presidio ospedaliero del Vibonese.

«È da oltre 14 anni – scrive il paziente – che mi è stata diagnosticata una mielodisplasia, tumore del midollo che non produce globuli rossi a sufficienza, una malattia rara per cui non esiste alcuna terapia farmacologica, l’unica terapia salvavita è l’emotrasfusione. Da 6-7 anni le trasfusioni mi vengono praticate presso la divisione di Medicina generale dell’ospedale di Vibo, in regime di day hospital. La periodicità della prestazione è di una-due sacche a settimana. Questa settimana era in programma sabato prossimo, ma l’altro ieri mi contattano per informarmi che il servizio viene sospeso fino a nuove disposizioni e di rivolgermi per il servizio presso le strutture ospedaliere di Reggio, Lamezia o Catanzaro». Insomma, si arrangi. Immaginabile lo sconcerto di chi è suo malgrado è costretto a convivere con una routine terapeutica così gravosa, che non ammette sospensioni. Se poi magari si aggiunge l’età o la scarsa autonomia dei pazienti, il quadro dell’ennesimo disservizio è completo.

Leggi anche ⬇️

«Una persona come me o altri pazienti che hanno anche problemi a deambulare vengono sbattuti come oggetti in altri ospedali molto più lontani delle loro residenze – continua il post del paziente vibonese -, senza alcuna considerazione del loro stato patologico senza una plausibile spiegazione».

Infine, l’appello ai coordinatori dell’osservatorio civico, affinché si interessino al suo problema. Richiesta che è stata immediatamente riscontrata dagli avvocati Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo che guidano Città attiva: «C’è poco da aggiungere a una segnalazione di questo tipo, perché sono parole che spezzano il cuore, che descrivono oltre alla sofferenza, l’umiliazione che i malati della provincia di Vibo sono costretti a subire, adesso, ancora più di prima. Raccogliamo l’accorato appello del signore che si è rivolto al nostro Osservatorio e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità, affinché il servizio venga immediatamente ripristinato. Abbiamo visto con quello che è successo a San Giovanni in Fiore, che si può pagare a caro prezzo l’inefficienza del servizio sanitario. Non consentiremo che questo territorio venga ulteriormente penalizzato, e come abbiamo già annunciato, siamo pronti a denunciare in Procura, ogni servizio che verrà depotenziato o soppresso, in maniera tale che ognuno sia obbligato ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, le cui conseguenze ricadono inevitabilmente sui diritti dei cittadini vibonesi, che hanno già subìto troppo in tutti questi anni».

Leggi anche ⬇️

Articoli correlati

top