«Fatemi fare pipì o vi denuncio»: la vergogna dei bagni “fuori uso” nei locali della movida vibonese la notte di Capodanno
Molti gestori del centro storico hanno deciso di vietare l’accesso ai servizi igienici usando la scusa della mancanza d’acqua. Finché una ragazza non ha minacciato di ricorrere alle forze dell’ordine. E l’acqua è miracolosamente tornata
«Fatemi usare il bagno o vi denuncio». È dovuta arrivare a minacciare di ricorrere alle forze dell’ordine una giovane universitaria che la notte di Capodanno, insieme a tantissimi altri ragazzi della sua età, ha frequentato il centro storico di Vibo per brindare al nuovo anno. I locali più gettonati della movida vibonese erano affollatissimi di amici e conoscenti che si sono ritrovati per scambiarsi gli auguri e rivedersi dopo mesi di lontananza: tutto nella norma per una città che aspira a tornare sulla breccia. Meno normale, invece, è la decisione dei gestori di quegli stessi locali di vietare l’uso dei bagni, adducendo come motivazione la mancanza d’acqua. Per molti avventori la gioia di brindare al 2025 insieme agli amici si è presto tramutata in una inevitabile impellenza fisiologica. Ma chi provava a chiedere “scusi, dov’è il bagno?”, riceveva quasi sempre la stessa risposta: “Ci dispiace, è fuori uso. Manca l’acqua”. Solo qualche locale ha correttamente deciso di sopportare il viavai continuo dai propri servizi igienici, piuttosto che vietare illegittimamente l’accesso con una scusa.
Con il passare delle ore e dei brindisi la caccia al bagno è diventata frenetica tra chi proprio non riusciva più a trattenerla. In tanti hanno deciso di farla in strada, con tutte le immaginabili conseguenze igieniche e di decoro urbano. Ma i più ostinati nel rispettare regole e doveri civici, hanno continuato a cercare un locale che consentisse, come prevede la legge, l’uso del bagno. Tra queste persone anche la nostra giovane universitaria, che studia fuori regione e, come tanti suoi coetanei, è tornata a casa per le vacanze natalizie. «Avevo già tentato invano in altri locali – racconta -, finché, credendo di andare a colpo sicuro, ho provato in uno dei più noti del centro storico, ma anche qui mi hanno risposto che il bagno era fuori servizio. A quel punto non ce l’ho fatta più e ho minacciato di denunciarli, perché se i servizi igienici fossero stati stato davvero inagibili erano obbligati a chiudere come prevede la legge. Solo allora, l’acqua è miracolosamente tornata e mi hanno consentito di usare il bagno».
Un episodio che la dice lunga sulla strada che ancora c’è da fare per raggiungere una mentalità imprenditoriale all’altezza delle legittime aspirazioni di rinascita di questa città.