domenica,Gennaio 5 2025

Operazione “Portosalvo”: omicidio di Davide Fortuna, resta in carcere Nazzareno Patania che avrebbe agito per vendicare il padre

Il delitto in spiaggia a Vibo Marina il 6 luglio 2012. Dopo la conferma della misura cautelare per il boss Pantaleone Mancuso arriva la decisione della Cassazione anche per il 52enne di Stefanaconi

Operazione “Portosalvo”: omicidio di Davide Fortuna, resta in carcere Nazzareno Patania che avrebbe agito per vendicare il padre
La Cassazione e nel riquadro Nazzareno Patania
Nazzareno Patania

Resta in carcere Nazzareno Patania, 52 anni, di Stefanaconi, coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Portosalvo” ed accusato di essere tra i mandanti dell’omicidio di Davide Fortuna, ucciso il 6 luglio 2012 sulla spiaggia di località Pennello a Vibo Marina. Dopo la pronuncia sul boss Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni (carcere), arriva infatti la decisione della Cassazione anche sul ricorso presentato da Nazzareno Patania avverso la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro confermativa dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale nell’aprile dello scorso anno. Il ricorso di Nazzareno Patania è stato ritenuto “inammissibile” dalla Suprema Corte, che ritiene sussistente la gravità indiziaria nei confronti dell’indagato anche per i reati di concorso in detenzione illegale di armi e ricettazione delle stesse. Secondo la Cassazione, Nazzareno Patania avrebbe organizzato l’omicidio di Davide Fortuna (ritenuto esponente di spicco del contrapposto clan dei Piscopisani) per vendicare la morte del padre, Fortunato Patania, ucciso dai Piscopisani nel settembre 2011 mentre si trovava nel piazzale del suo distributore di carburanti nella Valle del Mesima.

L’omicidio di Davide Fortuna e il killer reo confesso

Vasvi Beluli

Nella loro decisione, i giudici della Suprema Corte sottolineano che l’agguato ai danni di Davide Fortuna è stato portato a termine da due sicari a volto coperto, poi identificati nel macedone Vasvi Beluli e Sebastiano Malavenda, 39 anni, di Reggio Calabria i quali hanno raggiunto la vittima sulla spiaggia di Vibo Marina a bordo di uno scooter. “Beluli scendeva ed esplodeva cinque colpi di pistola calibro 9×19 all’indirizzo di Davide Fortuna; poi i due si allontanavano e bruciavano sia lo scooter sia le armi utilizzate. La ricostruzione del fatto e l’identificazione degli autori – ricorda la Cassazione – era possibile grazie alle dichiarazioni del Beluli il quale, dopo avere confessato l’omicidio, rendeva propalazioni circa il contesto in cui era maturata la determinazione omicidiaria e circa l’identità degli autori materiali e dei mandanti”. Vasvi Beluli e Sebastiano Malavenda sono già stati processati e condannati in via definitiva nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Gringia”.
Secondo la Cassazione, “Vasvi Beluli è fonte estremamente qualificata, avendo confessato di avere commesso l’omicidio, riferendo di essere stato assoldato dai Patania per commettere l’omicidio e di avere partecipato ad un incontro avvenuto nella cantina di Patania Salvatore, durante il quale si erano definite le modalità esecutive dell’omicidio. All’incontro erano presenti fra gli altri, i fratelli Patania, Callea Salvatore, Comito Giuseppe e Alessandria Francesco. Il ruolo attribuito all’odierno ricorrente, Nazzareno Patania, era quello di fornire le armi e il ciclomotore utilizzato per la fuga, che portava a casa di Franco Alessandria, insieme a Nicola Figliuzzi”.

Le dichiarazioni dei collaboratori Comito e Figliuzzi

Giuseppe Comito

Nei confronti di Nazzareno Patania anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Comito di Vibo Marina e Nicola Figliuzzi di Sant’Angelo di Gerocarne. Comito confermava di aver saputo da Alessandria che era stato Patania Nazzareno, insieme ad un altro soggetto, verosimilmente Figliuzzi Nicola, a portargli lo scooter utilizzato per l’agguato e le armi; Comito – spiega la Cassazione – aveva altresì disvelato la ragione dell’omicidio di Davide Fortuna; quest’ultimo avrebbe funto da specchiettista nell’omicidio di Fortunato Patania, padre del ricorrente Nazzareno Patania”.
Nicola Figliuzzi, dal canto suo, confermava di aver condotto un motociclo rubato a casa di Francesco Alessandria a Sorianello dietro indicazione di Salvatore Patania; in tale occasione “era accompagnato da Nazzareno Patania, che guidava un Fiat Doblò di colore bianco e che trasportava le armi. Era stato proprio il ricorrente – sottolinea la Suprema Corte – a comunicargli che stavano trasportando armi che, insieme allo scooter, erano state occultate nei pressi dell’abitazione di Francesco Alessandria, utilizzando delle chiavi di cui Nazzareno Patania aveva la disponibilità”.
Per la Cassazione, dunque, vi è concordanza sul “nucleo essenziale del narrato” dei tre collaboratori di giustizia e il Tribunale del Riesame – nel lasciare Nazzareno Patania in carcere – ha ritenuto che il nucleo delle dichiarazioni rese dai tre collaboratori evidenzia “il coinvolgimento del ricorrente nell’omicidio, sia in quanto coinvolto nelle fasi organizzative dell’omicidio, sia in quanto materiale fornitore delle armi utilizzate dai sicari e del mezzo a bordo del quale i killer hanno raggiunto la vittima e si sono poi dati alla fuga”.

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