Pizzo e le mareggiate, il grido d’allarme di Paolillo (Wwf): «Molo Pizzapundi? Un disastro annunciato»
Il responsabile del settore conservazione dell’organizzazione ambientalista critica scelte sbagliate e interventi inefficaci: «Milioni spesi per il nulla, mentre il mare continua a distruggere»
«Chiunque abbia a cuore le sorti di questo paese, bello e impossibile, non può rimanere in silenzio di fronte all’ennesimo danno subito da uno dei simboli della città». Con queste parole Pino Paolillo, naturalista e responsabile del settore conservazione del Wwf Vibo Valentia, esprime tutta la sua indignazione per lo stato in cui versa a Pizzo il molo della “Pizzapundi” dopo le recenti mareggiate.
Per Paolillo, quanto accaduto non è altro che «un disastro ampiamente annunciato e sistematicamente ignorato».Ricorda infatti che, già nel dicembre 2019, la rottura del blocco anteriore del molo aveva mostrato la vulnerabilità della struttura. Da allora, sottolinea, «sono passati ben cinque anni» e, nonostante lavori durati oltre un anno, «i massi che erano a protezione esterna del molo stesso vennero rimossi e degli stessi si è persa traccia, lasciando la struttura completamente in balia delle onde».
Ciò che indigna il naturalista è la scelta di intervenire in altre zone meno strategiche anziché proteggere con urgenza il molo e la Marina. «Invece di correre subito ai ripari, anteponendo a tutto, come misura urgente e prioritaria, la tutela del molo e della Marina, a cosa si è pensato? A realizzare migliaia di grossi blocchi di cemento a difesa, si fa per dire, di una landa desolata quale quella ridotta così da oltre mezzo secolo a questa parte, tra la Marina e la Seggiola, in vista di una futura riqualificazione».i
Paolillo non nasconde le sue perplessità su questi interventi, considerati non solo inutili, ma dannosi: «Milioni di euro spesi, mesi e mesi di lavoro per proteggere il nulla, mentre l’unico baluardo, già di per sé insufficiente, a difesa del lungomare, dei locali pubblici e delle prime abitazioni, è rimasto abbandonato a sé stesso, a subire la forza del mare, che di volta in volta lasciava ferite evidenti a tutti, tranne a chi non ha avuto occhi per vedere».
Non manca un’ironica critica finale: «Adesso si preannunciano porte meravigliose per la stalla, dopo che i buoi scorrazzano per i campi. La sfera di cristallo di cui sono miracolosamente dotato mi fa intravedere nuove perizie, nuovi lavori e nuovi soldi buttati, ehm, impegnati sul mare. Il tutto nella speranza che re Gioacchino, l’unico vero colpevole del disastro napitino, la smetta, dopo oltre due secoli e dopo tutte le messe in suffragio per il torto subìto, di lanciare anatemi dall’aldilà».