lunedì,Febbraio 10 2025

Operazione “Ragno”: imputato assolto in appello dal reato di associazione mafiosa

Il trentaduenne era accusato di far parte del clan Soriano di Filandari. Iter giudiziario durato oltre dieci anni

Operazione “Ragno”: imputato assolto in appello dal reato di associazione mafiosa

Dopo un travagliato iter giudiziario durato oltre dieci anni, la Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto Antonio Carà, difeso dagli avvocati Giuseppe Bagnato e Daniela Garisto, dal reato di partecipazione ad un’associazione mafiosa (clan Soriano di Pizzinni di Filandari), per il quale aveva riportato la condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. All’imputato, trentaduenne di Filandari, gli veniva contestato di far parte del gruppo dei Soriano operante nel territorio di Filandari, oltre alla partecipazione ad una serie di reati-fine quali estorsioni, danneggiamenti, minacce, tutti finalizzati ad agevolare l’attività del clan. Tratto in arresto nel novembre del 2011, insieme ad altri dieci soggetti nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Ragno” contro il clan dei Soriano di Filandari, il processo nei confronti di Antonio Carà – poco più che diciottenne all’epoca – aveva subito una separazione poiché per tutti i reati-fine contestati allorquando non aveva ancora compiuto i 18 anni, dovendo così essere giudicato per tali episodi dal Tribunale dei Minorenni, mentre per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa, stante la natura permanente dello stesso, è stato giudicato dal Tribunale ordinario. L’imputato aveva poi scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e all’esito del giudizio gli era stata inflitta in primo grado la condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa con sentenza emessa dal gup distrettuale di Catanzaro. Successivamente, la Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato la sentenza di primo grado, ma avverso la condanna i difensori hanno proposto ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento della condanna sulla base di una serie di argomentazioni giuridiche, che la Suprema Corte, con sentenza del 14 ottobre 2015, ha ritenuto meritevoli di accoglimento, disponendo nel contempo l’annullamento della sentenza di condanna e il rinvio alla Corte d’Appello di Catanzaro. Nel corso del nuovo processo di secondo grado, la Procura Generale ha quindi chiesto la conferma della sentenza di condanna, mentre gli avvocati Giuseppe Bagnato e Daniela Garisto hanno illustrato la Corte le ragioni per le quali Antonio Carà dovesse essere assolto dall’accusa di partecipazione ad associazione mafiosa. All’esito della camera di consiglio, la Corte d’Appello ha emesso la sentenza con la quale ha mandato assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.  

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