Rinascita Scott: restano agli arresti domiciliari quattro imputati, rigettato l’appello della Procura
La Dda dopo le condanne in primo grado aveva chiesto al Tribunale della Libertà il ripristino della custodia cautelare in carcere
Dopo la decisione su Antonio Lo Bianco, 76 anni, di Vibo Valentia, che resta ai domiciliari, il Tribunale della Libertà di Catanzaro si è pronunciato su altre quattro posizioni di imputati nel maxiprocesso Rinascita Scott e condannati in primo grado, rigettando l’appello della Procura Distrettuale che aveva chiesto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di: Umberto Maurizio Artusa, 56 anni, di Vibo Valentia (condannato in primo grado a 18 anni di reclusione); Cristian Capomolla, 36 anni, nativo di Soriano ma residente a Reggio Calabria (condannato in primo grado a 10 anni); Francesco Tarzia, 42 anni, di Acquaro (condannato in primo grado a 10 anni e 9 mesi); Sandro Ganino, 40 anni, di Acquaro (condannato in primo grado a 10 anni). Sono tutti in attesa del processo d’appello per l’operazione Rinascita Scott che inizierà nel mese di febbraio a Catania. Umberto Maurizio Artusa, difeso dagli avvocati Francesco Muzzopappa e Giuseppe Di Renzo, si trova agli arresti domiciliari per ragioni di salute. E’ imputato – unitamente al fratello Mario che aveva ottenuto i domiciliari per motivi di salute nell’ottobre 2020 – di essere partecipe del gruppo diretto dal boss di Limbadi Luigi Mancuso. I fratelli Artusa sono ritenuti due figure centrali dell’intera inchiesta. Sono accusati del reato di associazione mafiosa e altri reati come estorsione, intestazione fittizia di beni e turbata libertà degli incanti.
Cristian Capomolla e Francesco Tarzia sono invece difesi dall’avvocato Antonio Barilaro ed unitamente a Sandro Ganino – assistito dall’avvocato Michelangelo Miceli – sono accusati del reato di concorso in rapina a mano armata, aggravata dalle finalità mafiose, ai danni della Banca di Credito cooperativo di San Calogero ubicata a San Nicolò di Ricadi. In particolare, il 20 maggio 2016 avrebbero puntato una pistola contro un impiegato della banca mentre costui stava digitando il codice di accesso della porta della filiale in modo tale da permettere ad uno dei rapinatori di entrare insieme a lui nei locali della banca per poi costringerlo ad aprire nuovamente la porta e fare entrare altri complici armati e con il volto travisato. Ottenute le chiavi della cassaforte, i rapinatori si sono impossessati della somma in contanti di 220mila euro, imbavagliando e bloccando poi il direttore, un impiegato e un cliente con del nastro adesivo per poi rinchiuderli in una stanza. Cristian Capomolla, Francesco Tarzia e Sandro Ganino affronteranno il processo d’appello in detenzione domiciliare ottenuta rispettivamente nel 2020, nel 2023 e nel 2020.
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