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Appello Rinascita Scott, il pm chiede di sentire in aula il nuovo collaboratore Francesco Fortuna

La richiesta di ascoltare il killer del clan Bonavota di Sant’Onofrio è stata avanzata dalla Procura generale per gli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano. Nel processo anche un sequestro di persona e le lupare bianche di Roberto Soriano, Antonio Lo Giudice e Filippo Gangitano

Appello Rinascita Scott, il pm chiede di sentire in aula il nuovo collaboratore Francesco Fortuna
La Corte d'Appello di Catanzaro e nel riquadro Francesco Fortuna
Domenico Bonavota

Scioglierà la riserva nella prossima udienza in programma per il 22 gennaio prossimo, la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro in ordine alla richiesta della Procura di sentire un nuovo collaboratore di giustizia nel processo che mira a far luce su alcuni fatti di sangue contestati con l’operazione Rinascita Scott. Il pm Annamaria Frustaci ha infatti chiesto alla Corte l’esame in aula di Francesco Fortuna, che da qualche mese ha deciso di “saltare il fosso” e collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Elemento di spicco del clan Bonavota di Sant’Onofrio e killer della cosca, le sue dichiarazioni sono già state riversate dal pm nel processo d’appello nel corso dell’udienza del 18 novembre scorso e quindi ieri il pm ha chiesto alla Corte l’escussione in aula del nuovo collaboratore. I giudici si sono riservati la decisione sull’ammissione dell’esame in aula di Francesco Fortuna e scioglieranno la riserva nell’udienza del 22 gennaio.

Gli omicidi Cracolici e Furlano

Alfredo Cracolici

Le dichiarazioni interessano si concentrano anche sugli omicidi di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano per i quali in primo grado si è registrata la condanna all’ergastolo di Domenico Bonavota, 44 anni, di Sant’Onofrio – ritenuto il mandante dei due delitti –, mentre 30 anni di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Ierullo, di 54 anni, di Vallelonga che avrebbe fornito appoggio logistico durante le fasi propedeutiche al duplice omicidio e sarebbe stato poi l’autore materiale della sparatoria che ha cagionato il 9 febbraio 2002 la morte di Alfredo Cracolici e Giovanni Furlano contro i quali sono state esplose raffiche di mitragliatore kalashnikov e colpi di fucile calibro 12, tanto da lasciare sul posto dell’agguato – in contrada Muraglie di Vallelonga – i bossoli di oltre venti colpi. A recarsi insieme a Ierullo a fare un sopralluogo a Vallelonga nel 2002 ci sarebbe stato anche un soggetto di Sant’Onofrio rimasto al momento ignoto. In primo grado l’accusa si era basata sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella di Vibo e Francesco Costantino di Maierato, ma pure sulle dichiarazioni rese a suo tempo da Bruno Di Leo di Sant’Onofrio.

Le dichiarazioni di Fortuna

L’esame in aula di Francesco Fortuna è stato chiesto dal pm pm sulla scorta delle sue dichiarazioni con le quali, oltre a confermare le responsabilità nel fatto di sangue da parte di Domenico Bonavota, chiama in causa altre tre persone di Sant’Onofrio rimaste escluse dal processo e dall’operazione Rinascita Scott. Tali soggetti avrebbero preso direttamente parte alla “missione di morte”. Stando alle dichiarazioni di FortunaAlfredo Cracolici – indicato quale capo del clan di Filogaso – avrebbe pagato con la vita il furto di un carro funebre, di una motozappa e di alcuni capi di bestiame ai danni di uno zio dei Bonavota.

Gli omicidi di Soriano e Lo Giudice

Accorinti e Razionale

I difensori di alcuni imputati hanno, dal canto loro, chiesto alla Corte la riapertura dell’istruttoria dibattimentale sentendo in aula gli investigatori che nel 1996 si sono occupati per primi sulle scomparse (6 agosto 1996) di Antonio Lo Giudice di Piscopio e Roberto Soriano di Filandari. Chiesto anche il sequestro dell’auto nella quale è stato ritrovato il cadavere di Lo Giudice e richiesta anche per nuove perizie balistiche e scientifiche. Anche su tali richieste i giudici si sono riservati la decisione che scioglieranno nell’udienza del 22 gennaio. Per le lupare bianche di Antonio Lo Giudice e Roberto Soriano in primo grado sono stati condannati all’ergastolo il boss Giuseppe Accorinti di Zungri e Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona.

La lupara bianca di Filippo Gangitano

Andrea Mantella

Sul banco degli imputati in appello è rimasto solo Andrea Mantella, collaboratore di giustizia, condannato a 14 anni in primo grado. Per il delitto Gangitano sono invece stati assolti in primo grado – così come richiesto dalla stessa Dda – Paolino Lo Bianco, 61 anni, di Vibo Valentia e Filippo Catania, 73 anni, di Vibo Valentia.  Assolto anche Vincenzo Barba, 72 anni, di Vibo Valentia, per il quale la Dda aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Tale assoluzione non è stata appellata divenendo così definitiva. Filippo Gangitano è scomparso nel gennaio 2002. Secondo il racconto di Andrea Mantella, Gangitano – alias “U Picciottu” – sarebbe stato eliminato per volontà dei vertici del clan Lo Bianco-Barba in quanto ritenuto omosessuale.

Il sequestro di persona

Antonio Vacatello

Secondo l’accusa, Antonio Vacatello avrebbe cercato di ottenere con modalità delittuose la restituzione o il pagamento di somme di denaro – circa seimila euro – da parte di Rocco Ursino, vibonese residente a Imbersago (nei cui confronti la Corte d’Assise ha deciso che si proceda per il reato di falsa testimonianza).  La condotta copre un arco temporale che va dal 14 settembre 2016 al 12 ottobre 2016 e porta quale luogo di commissione Seregno (provincia di Monza) e Vibo Marina.  Per ottenere la restituzione della somma di denaro sarebbe stato compiuto un vero e proprio sequestro di persona. Tale reato viene contestato, in concorso fra loro, ad Antonio Vacatello (condannato in primo grado a 30 anni)Pantaleo Maurizio Garisto, 41 anni, di Zungri (condannato a 20 anni), Luciano Macrì, 54 anni, di Vibo Marina (già giudicato con rito abbreviato e condannato a 20 anni in appello anche per altri reati), Valerio Navarra, 30 anni, di Pernocari (condannato a 20 anni in primo grado)Saverio Sacchinelli, 41 anni, di Pizzoni (quest’ultimo già giudicato con rito abbreviato e condannato in appello a 13 anni e 4 mesi).
Nel collegio di difesa ci sono gli avvocati: Nico D’Ascola, Giuseppe Monteleone, Gianni Puteri (tutti per Razionale), Salvatore Staiano, Francesco Muzzopappa, Sergio Rotundo, Diego Brancia, Vincenzo Gennaro, Nicola Cantafora, Francesco Schimio, Luca Cianferoni, Francesco Calabrese, Antonio Galati.

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