Spaccio di droga nella movida reggina, è del Vibonese il presunto capo dell’organizzazione – Video
Arrestato insieme al figlio, sarebbe stato il promotore del sodalizio criminale smantellato questa mattina dalla Dda di Reggio e dai carabinieri. Avrebbe anche minacciato i sodali e simulato un incidente stradale incassando il premio
Ha 51 anni, viene da Parghelia ma l’ambiente reggino «lo conosce bene». Talmente bene da essersi messo a capo di una presunta organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti in riva allo Stretto. È Francesco Lonano (in foto), secondo la Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, il vertice del gruppo smantellato questa mattina con un’operazione dei carabinieri che ha portato all’applicazione di 15 misure di custodia cautelare. A finire nei guai anche il figlio Salvatore, 27 anni, posto ai domiciliari. Gli indagati devono rispondere a vario titolo anche di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, lesioni personali, riciclaggio, detenzione illegale di arma comune da sparo, mutilazione fraudolenta della propria persona.
In particolare, le investigazioni avviate dai carabinieri a seguito dell’arresto in flagranza proprio Francesco Lonano, risalente all’aprile 2017, hanno permesso di accertare come gli indagati, al fine di organizzare in maniera più strutturata e sistematica lo spaccio di stupefacenti nel capoluogo, avessero individuato un locale nel centro di Reggio, nei pressi del cuore della movida notturna, da ristrutturare e adibire a sala giochi e circolo ricreativo (con insegna “Random”) in cui concentrare l’illecita attività di spaccio.
Dal contenuto delle conversazioni captate dai carabinieri, infatti, si ha contezza della partecipazione dei diversi indagati all’organizzazione del traffico illecito: insieme a Lonano, «veri e propri promotori del sodalizio» vengono considerati anche Antonio Massimo Condello e Davide Divino, che acquisivano la droga (cocaina, marijuana e, talvolta, eroina), ne organizzavano il trasferimento verso il capoluogo, il taglio e il confezionamento in dosi per la successiva cessione. «Su tutti spicca, però – scrivono gli stessi carabinieri -, la figura di Lonano Francesco, originario di Parghelia ma con lunghi trascorsi nel Reggino, intenzionato a governare rigidamente la rete di spaccio, indispensabile a preservare il proprio “mercato”: nel corso delle indagini sono stati documentati numerosi episodi in cui Lonano ha aggredito o ha minacciato con una pistola i partecipi del sodalizio, perché insolventi rispetto alle “partite” di droga a loro assegnate. In un caso, in particolare, dopo aver disposto l’aggressione nei confronti di Najih Lahchen, anche lui indagato, simulava un incidente stradale per giustificare le lesioni cagionate (giudicate guaribili in 30 giorni dai sanitari che lo hanno visitato), incassare il risarcimento dalla compagnia assicurativa e compensare, così, il debito vantato per la fornitura di cocaina e marijuana. Inoltre, al fine di eludere le investigazioni, Lonano Francesco, assieme al figlio Salvatore, ad Adornato e a Divino, hanno ricercato persone compiacenti cui far attivare conti correnti bancari e carte prepagate, necessarie per custodire i proventi delle attività illecite».In altri casi, i Lonano avrebbero fatto sottoscrivere false dichiarazioni di prestito ad alcuni spacciatori dell’organizzazione, per giustificare il debito contratto per l’acquisto dello stupefacente, consumando, secondo l’accusa, ulteriori reati di estorsione e usura ai danni di taluni partecipi dello stesso sodalizio criminale.
In ragione del carattere sistematico di tali condotte, Francesco Lonano e Luca Adornato sono risultati pienamente coinvolti in ulteriori attività di riciclaggio, per le quali sono destinatari di misura restrittiva nell’ambito dell’indagine “Fullones”, anch’essa eseguita oggi dall’Arma reggina. Un’operazione con la quale è stata scoperta una truffa ai danni di titolari di conti correnti e carte di credito, che venivano indotti a fornire le credenziali tramite email, con le quali poi l’associazione a delinquere provvedeva ad effettuare bonifici su carte intestate a complici, svuotando così i conti delle vittime. Anche in questo caso, Francesco Lonano avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel reclutamento di persone disponibili ad intestarsi carte prepagate al fine di far riversare sulle stesse i proventi delle truffe informatiche. Sono tuttora in corso gli approfondimenti sulla posizione di 111 persone – principalmente, ma non esclusivamente, reggini in contatto con i destinatari dell’odierna misura – che avrebbero attivato conti correnti o carte prepagate, mettendoli al servizio dell’associazione per consentire il transito del denaro, complessivamente quantificato in 171mila euro sottratto a quasi 200 vittime.