Joppolo, depuratori e stazioni di sollevamento scaricheranno direttamente in mare
La denuncia dell’opposizione che spiega come la ditta che si occupava di gestire il servizio ha riconsegnato le chiavi degli impianti: «Erano senza contratto e con arretrati di quasi due anni»
«Da oggi i depuratori di Joppolo e Caroniti, nonché le stazioni di sollevamento esterne, scaricheranno direttamente in mare». Questa è la grave situazione denunciata dai consiglieri comunali d’opposizione di Joppolo Giuseppe Dato, Salvatore Burzì e Stefano Siclari che hanno messo al corrente anche il prefetto, la Procura e i comandi di Capitaneria e Guardia di finanza. Una situazione determinata a loro dire dall’«ennesima pagina di incapacità e incompetenza dell’amministrazione Mazza». «La ditta che gestiva l’impianto – spiegano i tre – oramai esausta dopo circa 20 mesi di arretrato con i pagamenti, dopo l’impossibilità a realizzare lavori per rendere l’impianto sicuro ed ottenere le autorizzazioni della Provincia allo scarico delle acque reflue, dopo infinite proroghe tecniche e quindi senza un vero contratto, e dopo infinite promesse di pagamento, decideva la consegna degli impianti». Questo avveniva proprio ieri.
«Da quanto appreso – aggiungono i tre – il contratto di appalto era scaduto in data 8 gennaio 2019. Successivamente con determina 3 del 10.01.2019 l’amministrazione provvedeva alla proroga tecnica del contratto per altri 2 mesi sino all’8 marzo. La ditta ha lamentato mancati pagamenti da ottobre 2017 ed il dipendente della stessa da 20 mesi non percepisce nessuno stipendio». Il dipendente in questione, tra l’altro, è proprio Siclari, uno dei tre consiglieri d’opposizione. «Questa minoranza ha più volte rimarcato in consiglio la non veridicità delle dichiarazioni dell’amministrazione riguardo ai pagamenti dei fornitori dei servizi principali, mettendo in risalto l’arretrato con il servizio del sistema depurativo-fognario rispetto ad altri servizi pagati quasi in modo accettabile e concludendo con il dubbio che la causa del ritardo fosse imputabile proprio alla presenza del consigliere di minoranza come dipendente della ditta. Adesso abbiamo, purtroppo, la certezza! La ditta aveva anche depositato, al Tribunale di Vibo Valentia, un primo ricorso per decreto ingiuntivo e aveva informato la Prefettura circa la gravità della situazione. A tutt’oggi, per quanto di nostra conoscenza – aggiungono Dato, Burzì e Siclari – l’amministrazione non ha provveduto alla proroga del contratto né al pagamento degli importi dovuti, né a dotarsi delle dovute autorizzazioni allo scarico delle acque reflue, con le gravi conseguenze ambientali che il nostro sistema depurativo provocherà». Da qui l’appello agli enti cui è stata indirizzata la missiva «affinché si eviti, in piena estate, un disastro ambientale che minerebbe la sicurezza igienico-sanitaria delle nostre acque marine con l’immissione nelle stesse di milioni di entero batteri fecali, danneggiando anche il precario turismo delle mete viciniore, ed affinché venga ripristinata la normalità amministrativa».