Duplice omicidio in Toscana, anziani coniugi picchiati e bruciati: rinviato a giudizio il vibonese Antonino La Scala
La svolta nelle indagini dal dna e dalle tracce di sangue trovate nella casa della coppia. Il 47enne, che non avrebbe restituito un prestito di 50mila euro, cercava denaro e gioielli
Omicidio volontario aggravato, rapina aggravata e tentativo di occultamento di cadavere seguito da incendio. Questi i reati per i quali il gup del Tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, accogliendo la richiesta del pm Marco Mescolini, ha rinviato a giudizio Antonino La Scala (detto Antonello), 47 anni, di Vibo Valentia. E’ in particolare accusato aver ucciso il 5 dicembre dello scorso anno a Osteria Nuova – frazione del comune di Bagno a Ripoli – Umberto Della Nave e la moglie Dina Del Lungo, di83 e 81 anni, la cui abitazione è stata poi incendiata nel tentativo di cancellare le tracce del delitto. Umberto Della Nave sarebbe stato barbaramente picchiato e poi abbandonato tra le fiamme, mentre la moglie sarebbe stata strangolata. La prima udienza del processo con imputato Antonino La Scala (difeso dall’avvocato Tiziana Barillaro) si terrà nell’aula bunker di Santa Verdiana, davanti alla Corte d’Assise di Firenze, il 5 febbraio 2025. Nessuno dei familiari delle vittime si è costituito parte civile.
Le indagini
Dall’attività investigativa che ha permesso ai carabinieri di risalire sino al vibonese Antonino La Scala (con precedenti per narcotraffico) emerge quindi che lo stesso avrebbe ricevuto un prestito da Umberto Della Nave per la somma di 50mila euro. Antonino La Scala non solo non avrebbe restituito il denaro ma quando si è presentato il 5 dicembre dello scorso anno a casa di Umberto Della Nave cercava – secondo l’accusa – altri soldi e gioielli. Avrebbe per questo minacciato l’anziano con un coltello alla gola sino ad ucciderlo. I carabinieri hanno trovato nella cassaforte dell’abitazione denaro in contanti per 25mila euro e diversi gioielli. La svolta nelle indagini si è avuta dal ritrovamento da parte dei militari dell’Arma delle banconote macchiate di sangue sul retro della casa e dalle ricevute del prestito trovate nell’abitazione insieme all’agenda dove l’anziano segnava le uscite di denaro. Nel rovistare la casa alla ricerca della cassaforte, Antonino La Scala si sarebbe ferito con un bicchiere lasciando tracce di sangue ovunque. Dal dna e da altri elementi, i carabinieri sono così risaliti a lui bloccandolo nei giorni successivi al volante di un’Audi A4 (acquistata di seconda mano con il denaro del prestito da 50mila euro) con due valigie nel cofano.
L’incendio dell’abitazione sarebbe stato quindi appiccato da La Scala per sviare le indagini e simulare un incidente domestico. Umberto Della Neve aveva prestato a La Scala anche una motocicletta, con il commerciante che nell’estate dello scorso anno aveva segnalato ai carabinieri la mancata restituzione di diecimila euro, ma non era poi andato avanti con la denuncia all’atto della restituzione della moto.
I precedenti di La Scala e il collaboratore Arena
Sul finire degli anni ’90 Antonino La Scala era rimasto coinvolto in operazioni antidroga, come quella scattata nel 1999 – coordinata dalla Procura di Vibo – e denominata “Martiri d’Ungheria”. L’accusa all’epoca sosteneva che alcuni vibonesi avessero fatto la “spola” tra Vibo Valentia e Firenze per spacciare in Toscana marijuana, nascosta in borsoni da viaggio e spostata dalla Calabria attraverso bus di linea o il treno. Conclusa la vicenda giudiziaria, Antonino La Scala era rimasto coinvolto nel dicembre del 2019 nell’operazione “Sabbia 2” della Procura di Firenze contro il narcotraffico. Insieme a lui era stato arrestato anche Valerio Navarra, 29 anni, di Pernocari di Rombiolo, che il 19 dicembre successivo (2019) è rimasto coinvolto nell’inchiesta Rinascita Scott (condannato in primo grado a 20 anni in Assise e a 23 anni dal Tribunale di Vibo).
E proprio nel maxiprocesso Rinascita Scott, il collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, Bartolomeo Arena, nell’agosto del 2021 ha dichiarato: «Quando Andrea Mantella nel 2016 si è pentito divenendo un collaboratore di giustizia, Salvatore Morelli ha cambiato la copiata a Domenico Tomaino, non potendo di certo portare in copiata il nome di un collaboratore di giustizia. Domenico Tomaino è il soggetto – ha svelato Arena – che era stato incaricato da Salvatore Morelli e da Francesco Antonio Pardea di consegnare, tra Firenze e Bologna, tre chili di marijuana ad Antonino La Scala», quest’ultimo non imputati in Rinascita Scott.
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