Giustizia e incompiute: il nuovo Tribunale di Vibo Valentia non risulta accatastato
L'omessa iscrizione catastale impedisce al Ministero qualunque intervento di manutenzione sull'immobile
Non risulta iscritto al catasto il nuovo palazzo di giustizia di Vibo Valentia sito in via Lacquari. Un’omissione che non consente al Ministero della Giustizia di poter effettuare alcun intervento di manutenzione dell’edificio, nè ordinario e neppure straordinario. Compresi gli interventi per la riparazione dell’impianto di riscaldamento, da giorni guasto. Una situazione “imbarazzante” messa nero su bianco dal presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Alberto Filardo, che ha disposto la sospensione di tutte le udienze ordinarie di lavoro e previdenza fissate dal 16 al 31 gennaio prossimo. Dovrà essere pertanto il Comune di Vibo Valentia ad avviare tutte le procedure per un intervento urgente capace di ripristinare la normalità e restituire aule di udienza riscaldate in cui poter lavorare in condizioni climatiche accettabili. Comune che si è già attivato prevedendo una spesa di 25 mila euro per la riparazione dell’impianto di riscaldamento, ma i cui lavori necessitano di almeno due settimane di tempo.
Il nuovo Tribunale non accatastato. A far discutere, però, è l’omessa iscrizione catastale ed il mancato completamento dell’immobile, terminato solo per il piano terra, ma vuoto nei piani superiori e sotterranei. Uno “scheletro” con notevoli problemi di infiltrazione di acqua piovana dal tetto e, in periodi di temperature più gradevoli, alle prese persino con roditori moltiplicatisi in locali fatiscenti. Una situazione indecorosa per un palazzo i cui lavori sono iniziati nel lontano 1995 con la giunta presieduta all’epoca dal sindaco Pino Iannello. Da allora, alcuni passi importanti sono stati compiuti, con l’attivazione dell’aula bunker -pensata e disegnata all’interno grazie al contributo dell’allora presidente del Tribunale collegiale, Giancarlo Bianchi – per i processi penali istruiti dalla Dda ed il trasferimento della sezione Lavoro e previdenza, oltre al giudice di pace, l’Unep ed il Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Molto però resta ancora da fare e resta soprattutto la “beffa” per una mancata iscrizione catastale dell’immobile che non permette al Ministero della Giustizia di poter intervenire.
Il Cipe ed i finanziamenti per il palazzo di giustizia. Eppure, i soldi per completare i lavori non mancano. Nell’aprile 2015, infatti, l’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco, Nicola D’Agostino, è riuscita ad ottenere dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) un finanziamento dalla cifra non indifferente: ben 11 milioni di euro. E la delibera del Cipe è già da tempo divenuta efficace dopo il controllo della Corte di conti. I lavori, però, non partono e l’omessa iscrizione catastale dell’immobile rende tutto più difficile impedendo persino al Ministero della Giustizia di poter intervenire per la risoluzione di problematiche banali quali la riparazione di un semplice guasto tecnico nell’impianto di riscaldamento.