Vibo si è tinta di rosso e arancione nella giornata contro la violenza sulle donne: «È la cultura patriarcale che uccide»
Presente all'iniziativa anche la Cgil con Nadia Fortuna: «Dobbiamo cambiare innanzitutto una certa mentalità cominciando dalle scuole»
Pregiudizi mai superati e tristi stereotipi ancora vivi. Da tempo si cerca di combattere delle piaghe sociali che sembrano invalicabili e proprio a tal proposito, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne celebrata ieri, 25 novembre, il territorio di Vibo si è tinto di rosso e arancione per illuminare la notte e per sensibilizzare la lotta alla discriminazione di genere e alla violenza contro le donne.
L’iniziativa della Questura
Tra i primi a muoversi in tale direzione è stata la Questura di Vibo che ha tinto la propria facciata di arancione per una notte. A spiegare la nobile iniziativa è stato il dirigente Divisone Anticrimine, nonché vice-questore, Domenico Lanzaro: «La Questura di Vibo aderisce al progetto Orange in the world che promuove e contrasta ogni tipo di violenza contro le donne. Per un giorno tingiamo di arancione la facciata della nostra Questura a valorizzare quello che in realtà facciamo tutti i giorni dell’anno, pronti a contrastare la violenza contro le donne con uffici dedicati e specializzati».
Il Comune si tinge di rosso
Poco distante, ecco che anche il Comune di Vibo è tra i primi a sensibilizzare tale tematica. L’interno del Municipio, infatti, era tutto avvolto da una luce rossa per veicolare un messaggio già molto chiaro. All’esterno della casa municipale, invece, si è tenuto un flash-mob organizzato dalle esponenti del Partito democratico regionale. Tra queste era presente una delle figure più rappresentative, ovvero Teresa Esposito, che spiega questa iniziativa: «Come democratiche della Calabria abbiamo voluto esporre quello che è il nostro impegno, sia sul territorio regionale che nazionale, in merito al contrasto della violenza sulle donne. L’iniziativa di questa sera, pensata dalle democratiche nazionali e anche dal Pd vibonese e denominata Illuminiamo un futuro senza violenza, è sostenuta anche dalla Cgil dal coordinamento denominato “Giù le mani dalla 194″, proprio per far vedere che le donne si muovono all’unisono verso un unico progetto, ovvero restare al servizio di ogni singola donna e anche delle persone più deboli». E ancora: «Non dimentichiamo inoltre tutte quelle donne uccise dalla cultura patriarcale che il partito di destra tende invece a sminuire, addebitando il triste primato di femminicidi a uomini immigrati ma non è cosi. Gli uomini che uccidono hanno le chiavi di casa e sono italiani. Il patriarcato non è finito e noi dobbiamo mettere in campo una serie di strumenti che servono per superare questa cultura patriarcale».
Il flash-mob
Come accennato, tale iniziativa è stata sposata anche dalla Cgil, rappresentata da Nadia Fortuna, segretaria confederale dell’area vasta Catanzaro-Crotone-Vibo: «Le fiaccole – afferma la stessa – rappresentano tutte le donne decedute ma anche tutte le vittime che continuano a morire e questo non ci sta bene. La questione più importante, inoltre, è che sono aumentate le violenze sessuali e sono diminuiti invece i femminicidi. Non basta però combattere il fenomeno con l’inasprimento della pena, piuttosto bisogna cambiare la cultura italiana che è ancora fortemente patriarcale e non concede sviluppo sociale alle donne. Di conseguenza non basta questo ma è necessario intervenire dal punto di vista culturale, iniziando dalle scuole e abbattendo le questioni di differenza di genere».