venerdì,Novembre 29 2024

‘Ndrangheta: omicidio di Mario Longo a Triparni, resta in carcere il presunto adescatore della vittima

La Cassazione conferma la decisione del Tribunale del Riesame nell’ambito dell’operazione “Portosalvo” della Dda di Catanzaro

‘Ndrangheta: omicidio di Mario Longo a Triparni, resta in carcere il presunto adescatore della vittima
Il luogo dell'omicidio Longo e nel riquadro a sinistra la vittima, a destra Raffaele Moscato

Resta in carcere Antonino Staropoli, 48 anni, di Portosalvo (frazione di Vibo Valentia), coinvolto nell’operazione “Portosalvo” della Dda di Catanzaro che mira a far luce anche sull’omicidio di Mario Longo, ucciso a Triparni (località Facciolo) l’1 aprile 2012. La Cassazione ha respinto il ricorso di Staropoli confermando la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro. La difesa dell’indagato ha sostenuto dinanzi alla Suprema Corte che le dichiarazioni del solo collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena non potevano ritenersi sufficienti a provare la presenza di Staropoli sull’autovettura Daewoo Matiz al momento dell’agguato ai danni di Mario Longo.

Secondo la difesa, nemmeno le riprese delle telecamere davano certezza del fatto che la persona che transitava dal luogo dell’agguato fosse l’indagato, «così come i contatti fra il medesimo e la vittima non potevano dirsi risolutivi – ha sostenuto il difensore – nel senso di provare una condotta tenuta da Staropoli al fine di convincere Longo a recarsi sul luogo dell’agguato». Di diverso avviso la Cassazione, secondo la quale la «motivazione circa la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, lungi dal fondarsi unicamente sulle dichiarazioni dei collaboratori – anche de relato – si fonda su altri elementi indiziari che corroborano il quadro. In particolare, sui movimenti di Mario Longo nei minuti immediatamente precedenti il decesso, posto che la vittima era in compagnia dello Staropoli a bordo dell’auto ove verrà rinvenuto cadavere, come emerge dalle s.i.t. in atti di coloro che li avevano visti insieme, nonché dalle immagini del sistema di videosorveglianza del distributore Eni».

Mario Longo

In ogni caso, il collaboratore Raffaele Moscato aveva una «conoscenza diretta dei fatti, da intraneo alle dinamiche della cosca dei Piscopisani, avendo partecipato sia al summit in cui veniva deliberato l’omicidio, sia alle fasi programmatorie dell’omicidio. Gli ulteriori collaboratori, Mantella Andrea e Arena Bartolomeo, avevano appreso da Pardea Francesco Antonio della partecipazione di Staropoli Antonio e di Battaglia Rosario all’omicidio; l’impugnata ordinanza – conclude la Cassazione nel respingere il ricorso – ha quindi ampiamente esposto le ragioni della ritenuta precisione, specificità e credibilità delle dichiarazioni dei collaboranti».


Secondo l’accusa, Mario Longo avrebbe pagato con la vita di aver fornito notizie utili ai killer che hanno ucciso a Vibo Marina nel marzo 2012 Francesco Scrugli e ferito Rosario Battaglia e Raffaele Moscato. Tra i mandanti dell’omicidio di Mario Longo – oltre a Rosario Battaglia, Rosario Mantino e Salvatore Vita (che avrebbero partecipato anche alla fase materiale del fatto di sangue) – vengono indicati pure Raffaele Moscato (attuale collaboratore di giustizia), Francesco La Bella di Piscopio e Salvatore Tripodi. Antonino Staropoli avrebbe invece condotto con un pretesto la vittima da Rosario Mantino (cognato di Staropoli e in seguito deceduto) e dagli altri esecutori materiali del suo omicidio.

LEGGI ANCHE:  ‘Ndrangheta: i reati contestati nell’operazione che fa luce sugli omicidi a Vibo e lo scontro tra i clan

top