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L’ombra di una nuova guerra di mafia incombe su San Luca e Bovalino. E le famiglie ritirano i figli da scuola come negli anni 90

Il 42enne Antonio Strangio è scomparso due giorni fa e la sua auto è stata trovata bruciata con all’interno quelli che sono sembrati resti animali ma è atteso l’esame del Dna. Intanto inquietanti manifesti sono apparsi in paese

L’ombra di una nuova guerra di mafia incombe su San Luca e Bovalino. E le famiglie ritirano i figli da scuola come negli anni 90

Non si sa ancora che fine abbia fatto Antonio Strangio e già a San Luca e a Bovalino sono apparsi manifesti con messaggi inquietanti. Sgrammaticati eppure significativi: «Le famiglie Strangio e Scalia (quella della moglie di Antonio Strangio, ndr) ringraziano a tutta la popolazione ma dispensano dalle visite». Il 42enne è scomparso da giorni: nel suo fuoristrada carbonizzato sono stati ritrovati i resti di un animale, forse una pecora. Anzi, no: forse nell’abitacolo vi erano anche ossa umane e per stabilirlo sarà necessario ricorrere all’esame del Dna. Si sa poco o nulla, dunque. Anche su Strangio: padre di 4 figli, precedenti per narcotraffico, una condanna scontata. Il Corriere.it racconta i retroscena di questo giallo e sottolinea che Strangio è certamente inserito nell’organigramma di famiglia ma con una posizione apparentemente defilata.

L’attenzione degli inquirenti è aumentata molto nelle ultime ore. Così come è cresciuta la tensione in paese. Ancora il Corriere ha raccontato che le famiglie ritirano i figli da scuola come nei giorni della faida tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari. La situazione è incerta e non si può escludere nulla: dalla sparizione simulata al delitto di mafia.

Ombre riemergono dal passato familiare dell’uomo scomparso. Antonio è figlio di Giuseppe Strangio, nato a San Luca il 18 febbraio del ’54. Il padre venne ferito e arrestato dalle teste di cuoio dopo un conflitto a fuoco in Aspromonte nella vigilia di Natale del 1989. Quella notte i carabinieri dei Gis stavano simulando il pagamento di una parte del riscatto per Cesare Casella e dopo la sparatoria riuscirono ad arrestare uno degli uomini della banda, per l’appunto Giuseppe Strangio. Lui dopo le manette aveva fatto anche un appello affinché il giovane Cesare fosse liberato. Ma ci vorrà quasi un altro mese per vederlo tornare a casa.

Giuseppe Strangio era evaso dalla casa circondariale di Lecce dopo un permesso premio, dove stava già scontando 27 anni per il sequestro De Feo. Non faceva parte del gruppo degli organizzatori in Lombardia (legati ai Sergi-Barbaro) ma di coloro che «gestirono» il sequestro in Calabria. Per quel rapimento sarà poi condannato a 12 anni.

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