L’omicidio Giurlanda, la telefonata intercettata con Benito Tavella e i dissidi con il boss di Mileto
Dopo le dichiarazioni della collaboratrice Oksana Verman sono gli atti dell’inchiesta Maestrale-Carthago a restituire altri importanti elementi per far luce sul delitto del giovane di Soriano ucciso e bruciato nel febbraio 2008
Emergono nuovi particolari su uno degli omicidi più cruenti compiuti nel Vibonese negli ultimi vent’anni e rimasto sinora impunito: quello di Francesco Antonio Giurlanda (cl. ’75), il giovane di Soriano Calabro scomparso il 27 gennaio del 2008 e ritrovato carbonizzato nel bagagliaio della sua auto nelle campagne di Gerocarne, in località “Signoretti-Cuturello”, in data 22 febbraio 2008. Dopo le dichiarazioni della collaboratrice di giustizia, Oksana Verman, fatte nel corso di una delle ultime udienze del maxiprocesso Maestrale-Carthago che si sta celebrando dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, sono proprio gli atti della poderosa inchiesta antimafia Maestrale ad offrire ulteriori importanti elementi sulla figura della vittima e sui contatti che avrebbe intrattenuto a Mileto pochi mesi prima di essere ucciso.
Le novità dagli atti dell’inchiesta Maestrale
Sono i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia in data 8 settembre 2007 ad intercettare una conversazione telefonica che permette di ricostruire i legami di Francesco Antonio Giurlanda con personaggi non da poco nell’ambito dello “scacchiere” criminale di Mileto. Gli investigatori monitorano infatti da tempo il telefonino di Benito Tavella, 36 anni, di San Giovanni di Mileto, attualmente imputato nell’operazione antimafia Maestrale-Carthago ed all’epoca già ferito in un agguato avvenuto il 21 dicembre 2005 lungo la provinciale Mileto-Dinami mentre si trovava in compagnia del fratello Michele. Lo stesso Michele Tavella (pluripregiudicato) ucciso poi il 7 ottobre 2006 a Mileto mentre si trovava sulla sedia di un barbiere.
Benito Tavella in data 8 settembre 2007 sta parlando al telefono con Francesco Antonio Giurlanda e la conversazione (intercettata dai carabinieri) si rivela preziosa per due motivi: svela da un lato l’astio che Benito Tavella nutriva all’epoca nei confronti di Pasquale Pititto, ritenuto a capo dell’omonimo clan di San Giovanni di Mileto (oggi al 41 bis e già killer di fiducia del boss Peppe Mancuso di Limbadi, alias ‘Mbrogghja”); dall’altro riscontra le dichiarazioni di Oksana Verman che ha raccontato a verbale (e di recente anche nel corso dell’udienza di Maestrale) le confidenze ricevute dal suo amante Salvatore Pititto (cugino di Pasquale Pititto) in ordine al fatto che Francesco Antonio Giurlanda (riconosciuto in foto dalla Verman e indicato con il solo nome di “Tonino”) “non poteva stare a San Giovanni di Mileto perché aveva fatto del male a qualcuno”.
Gli investigatori nell’inchiesta Maestrale-Carthago spiegano quindi che “nel corso della conversazione monitorata, l’interlocutore di Benito Tavella – identificato in Antonio Giurlanda – riferisce di essere stato avvisato dalla nipote di Pasquale Pititto di non potersi più recare a San Giovanni di Mileto e che in caso di avvistamento verrà fatto oggetto di colpi di arma da fuoco. La riferita risposta di Giurlanda alla donna, proprio in relazione a Pasquale Pititto, evidenzia una condivisione fattuale tra i due interlocutori – rimarcano gli inquirenti riferendosi a Benito Tavella e Antonio Giurlanda – sulla figura di Pasquale Pititto, il quale viene indicato da Giurlanda (che racconta a Tavella la conversazione avuta con la nipote dello stesso Pititto) con epiteti dispregiativi: “Mi ha detto…: vedi che tu a San Giovanni se voglio io non ti faccio venire più! Glielo dici a quel parassita, a quel malato sulla sedia a rotelle, gli ho detto io che non è buono…si caca addosso gli ho detto io, proprio in questo modo, dice va bene, adesso queste parole che hai detto gliele dico. Glielo può anche dire, gli dici che si caca addosso, proprio in questo modo, hai capito?”. Da sottolineare che Pasquale Pititto, 56 anni, si trova su una sedia a rotelle dopo aver subito negli anni ’90 un tentato omicidio ad opera del contrapposto clan Galati di San Giovanni di Mileto.
La telefonata intercettata tra Benito Tavella e Antonio Giurlanda restituisce poi altri dati di rilievo: l’estrema confidenza tra i due interlocutori (con Giurlanda che si rivolge più volte a Tavella chiamandolo “Benito mio”) ed il fatto che Giurlanda incarichi Tavella di monitorare a San Giovanni di Mileto i movimenti della nipote di Pasquale Pititto: “Eh, tu devi vedere se nel pomeriggio lei si muove, hai capito? Eh, che poi vado io a Cosenza e la pizzico là, la riempio di schiaffi”. Chiara anche la risposta che Benito Tavella dà a Giurlanda: “D’accordo”.
L’intervento di Salvatore Pititto
Tale telefonata intercettata va quindi legata alle successive dichiarazioni di Oksana Verman e permettono di avere così un quadro più chiaro degli avvenimenti. “Sul punto e in riferimento al dissidio avuto tra Giurlanda Francesco Antonio, successivamente assassinato, e Pasquale Pititto – sottolineano gli inquirenti nell’inchiesta Maestrale-Carthago – intervengono anche le dichiarazioni della collaboratrice Oksana Verman – ex compagna di Salvatore Pititto, sodale di fiducia di Pasquale Pititto – la quale nel verbale di interrogatorio reso in data 27 febbraio 2023 riferisce che Salvatore Pititto gli aveva fatto conoscere un soggetto di nome “Tonino” del quale gli riferì che il medesimo aveva dei problemi a San Giovanni di Mileto e per tale dissidi gli era negato avvicinarsi alla frazione. Successivamente, nel corso del verbale, le veniva sottoposta in visione la fotografia del Giurlanda che la collaboratrice riconosceva nel soggetto chiamato “Tonino” e del quale specificava che Salvatore Pititto gli disse anche, in epoca successiva, che lo avevano ucciso”.
Gli interrogativi in attesa di risposte
Chi e perché, dunque, nel febbraio del 2008 (la telefonata intercettata tra Benito Tavella e Giurlanda è del settembre 2007) decide di uccidere Antonio Giurlanda e bruciare il corpo ritrovato nel bagagliaio della sua auto nelle campagne di Gerocarne? E perché Salvatore Pititto, cugino e stretto sodale di Pasquale Pititto, avrebbe deciso di ospitare nella casa dell’amante (Oksana Verman) a Ionadi, proprio lo stesso Antonio Giurlanda che all’epoca non doveva mettere piede a San Giovanni di Mileto per via di alcuni contrasti con Pasquale Pititto (per come emerge dalla telefonata tra Tavella e Giurlanda) e con la nipote di quest’ultimo? Vero è che nel marzo 2010 la Procura di Vibo per l’omicidio di Antonio Giurlanda era giunta all’avviso di conclusione indagini nei confronti di due indagati, uno di Soriano e l’altro di Gerocarne. L’inchiesta non ha però poi avuto alcuno sbocco processuale ed il caso è stato archiviato.
Benito Tavella nell’ottobre del 2008 è rimasto a sua volta vittima di un agguato a San Giovanni di Mileto, restando paralizzato agli arti inferiori muovendosi attualmente solo con una carrozzina. Si trova attualmente imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago, per i reati di associazione mafiosa, detenzione e cessione d’arma da fuoco con l’aggravante delle finalità mafiose. Nel giugno scorso il Tribunale del Riesame l’ha rimesso in libertà. Imputati nel maxiprocesso Maestrale (tra ordinario e rito abbreviato) si trovano anche il padre, Fortunato Tavella, ed il fratello, Rocco Tavella, unitamente a Salvatore e Pasquale Pititto.
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