‘Ndrangheta: inchiesta Costa pulita, le mani dei clan sul Comune di Briatico
Assessori in auto con Antonino Accorinti, favori ai boss in cambio di voti e riunioni in hotel fra politici e mafiosi. Ecco tutte le accuse
Crea non poco “imbarazzo” nella politica vibonese la chiusura dell’inchiesta “Costa pulita” da parte della Dda di Catanzaro. Le accuse sono infatti pesanti e – se provate – getterebbero un ulteriore “macigno” sulla già scarsa credibilità della politica locale impegnata a gestire ed a governare negli ultimi anni la cosa pubblica.
Briatico e l’ex assessore Marzano. Fra i politici indagati, senza dubbio il reato più grave – associazione mafiosa – viene contestato all’ex assessore ai Lavori pubblici, all’Urbanistica ed alla viabilità del Comune di Briatico, Domenico Marzano, 51 anni, avvocato del Foro di Vibo. Ad avviso della Dda, l’allora assessore avrebbe fatto da autista ad Antonino Accorinti, ritenuto il capo dell’omonimo clan di Briatico ed all’epoca sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con patente di guida ritirata. Marzano, secondo gli inquirenti, si sarebbe poi attivato affinchè Antonino Accorinti venisse assunto nell’albergo di famiglia, l’hotel Marzano di Briatico, con le mansioni di portiere svolte da ottobre 2009 a maggio 2012, manifestando tale disponibilità anche al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. L’albergo “Palazzo Marzano Hotel” (in foto sopra) sarebbe poi stato messo a disposizione del clan di Briatico per lo svolgimento di “riunioni tra i membri del sodalizio aventi ad oggetto l’assetto organizzativo interno, ma anche per lo svolgimento – sostengono i magistrati – di veri e propri summit fra il presunto boss Nino Accorinti, gli altri sodali ed i vari membri dell’amministrazione comunale briaticese, aventi ad oggetto l’assunzione di decisioni di carattere politico-amministrativo riguardanti il Comune di Briatico”. Domenico Marzano, da assessore ai lavori pubblici, avrebbe inoltre – su richiesta per l’accusa di Antonino Accorinti – sollecitato varie imprese affinchè inviassero i mezzi di movimento terra, in occasione delle alluvioni dell’ottobre 2010 e del marzo 2011, nelle “sole strutture nella disponibilità del clan Accorinti e segnatamente nel complesso turistico Green Garden e nel lido balneare Green Beach”.
Il Piano spiaggia, il Psc ed il porto. Nell’elaborazione del “Piano spiaggia” e nella redazione del Piano strutturale comunale, l’allora assessore Marzano è quindi accusato di aver coinvolto Antonino Accorinti, mentre per il progetto del porto avrebbe presenziato a delle “riunioni preliminari rispetto a quelle di rito, fissate all’interno della casa comunale”, alle quali avrebbero preso parte esponenti del clan. Il porto avrebbe dovuto vedere la luce tra il Mulino della Rocchetta e la località San Giorgio “ove trovano sede le principali attività imprenditoriali della famiglia Accorinti – evidenzia la Dda – fra cui la struttura ricettiva Mulino della Rocchetta, il villaggio Green Garden ed il chiosco Green Beach”. Domenico Marzano, oltre che del reato di associazione mafiosa, è accusato pure del reato di voto di scambio con Antonino Accorinti.
L’ex sindaco Prestia ed il consigliere Bagnato. Sono entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e l’ex sindaco Francesco Prestia (in foto a sinistra) anche del reato di voto di scambio con i clan. In particolare, Prestia – la cui amministrazione unitamente al Consiglio comunale sono stati sciolti nel 2012 per infiltrazioni mafiose –, ad avviso dei magistrati della Dda, sarebbe stato eletto nel 2010 primo cittadino di Briatico grazie “all’attività di procacciamento dei voti da parte dei componenti di spicco del sodalizio mafioso”. Oltre a nominare assessori graditi ai clan (vengono citati nel capo d’imputazione Domenico Marzano e l’ex assessore Gennaro Melluso, quest’ultimo in rapporti di comparaggio con Antonino Accorinti), Francesco Prestia sarebbe intervenuto per assicurare l’affidamento del servizio di refezione scolastica alla ditta “La Veloce” di Massimo Fortuna (pure lui indagato e già amministratore unico della società che gestiva il villaggio Green Garden, struttura per gli investigatori gestita dai due presunti boss di Briatico, Nino Accorinti e Pino Bonavita).
L’allora consigliere comunale di maggioranza, Sergio Bagnato, è invece accusato di aver riferito ai vertici del clan le vicende interne dell’amministrazione comunale di Briatico, ricevendo ordini e pareri da Antonino Accorinti (in foto a sinistra) e divenendo il “riferimento per la cosca per una nuova lista elettorale da presentare alle elezioni successive al commissariamento dell’ente”.
Sergio Bagnato (in foto a sinistra) è inoltre accusato di essersi attivato in favore del presunto boss Antonino Accorinti “con riferimento ad uno stanziamento della Regione Calabria per i Comuni della fascia costiera, ammontante a 700 mila euro, per la posa di frangiflutti contro le mareggiate, concordando con Accorinti sull’opportunità di destinare 200 mila euro al miglioramento del molo, così da creare un porticciolo utile alla cosca Accorinti per l’attracco della motonave Etica della Briatico Eolie, società – rimarca la Dda – strumento della cosca per realizzare profitti illeciti”. Sergio Bagnato si sarebbe infine attivato per “l’assegnazione del campo sportivo comunale alla squadra di calcio “A.s.d. Briaticese”, riconducibile alla famiglia Accorinti” ed avrebbe partecipato alle riunioni che si sarebbero tenute all’interno di “Palazzo Marzano Hotel” fra i componenti dell’amministrazione comunale ed i vertici del clan Accorinti.
Per le contestazioni ad Andrea Niglia, attuale sindaco di Briatico e presidente della Provincia di Vibo Valentia, leggi invece QUI: ESCLUSIVO | ‘Ndrangheta: operazione “Costa pulita” a Vibo, indagini chiuse per 86 indagati (NOMI)