Riciclaggio di auto rubate: Cassazione conferma il sequestro di una società con sede nel territorio di Soriano
La misura adottata del gip su richiesta della Procura dopo i riscontri forniti dalla Squadra Mobile di Vibo, dai poliziotti della Stradale e del Commissariato di Serra San Bruno
La seconda sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da Beatrice Monardo di Soriano avverso l’ordinanza resa dal Tribunale di Vibo il 23 aprile scorso con il quale è stato confermato il sequestro probatorio della società Cpn Automotive, dedita alla rivendita di autovetture e soccorso stradale nel territorio comunale di Soriano Calabro, nei pressi dello svincolo autostradale delle Serre. Beatrice Monardo aveva fatto ricorso in Cassazione quale “terza interessata avverso il decreto di sequestro” disposto dal gip del Tribunale di Vibo il 4 aprile scorso nell’ambito “procedimento a carico di Carmelo Soriano, già dipendente della Cpn automotive, e della moglie Pamela Tassone, figlia della ricorrente Monardo, rappresentante legale della società, indagati per il reato di riciclaggio di autovetture di provenienza furtiva”. Secondo la prospettazione accusatoria, “l’attività illecita – ricorda la Cassazione – sarebbe avvenuta utilizzando targhe di autoveicoli regolarmente acquistati dalla società, che venivano apposte su veicoli, provento di attività furtive”. La Suprema Corte sottolinea poi che la ricorrente Beatrice Monardo “nel corso delle indagini ha riferito che l’attività della società era interamente gestita dal genero Carmelo Soriano, mentre in sede di udienza di Riesame ha sostenuto di essere l’effettiva amministratrice della società, mentre il Soriano era un mero dipendente con mansioni tecniche immediatamente licenziato dopo l’esecuzione dei provvedimenti cautelari”. La Cassazione nel respingere il ricorso ha sottolineato che “il terzo interessato da un sequestro non può proporre due ricorsi separati e sottoscritti da due diversi procuratori speciali avverso il medesimo provvedimento”.
Sequestro impeditivo motivato
In ogni caso, ad avviso della Suprema Corte, il Tribunale di Vibo ha reso “adeguata motivazione in ordine al rapporto di strumentalità tra la società oggetto del sequestro impeditivo e l’ipotesi di reato di riciclaggio addebitata agli indagati evidenziando come il delitto venisse realizzato utilizzando le targhe di veicoli regolarmente acquistati dalla società; irrilevante poi la circostanza che la commercializzazione di autoveicoli costituisse parte marginale dell’oggetto sociale, che riguarda principalmente il soccorso stradale e l’attività di officina e carrozzeria, poiché queste ultime sono assolutamente compatibili con la realizzazione delle condotte illecite; il Tribunale ha valorizzato il legame di stretta parentela esistente tra i protagonisti della vicenda poiché la società, per ammissione della stessa Monardo, era di fatto gestita dal genero, Carmelo Soriano, che con la moglie è indagato per il delitto di riciclaggio”. Scarsa rilevanza è stata data anche al licenziamento del Soriano “che non appare idoneo a scongiurare il pericolo di reiterazione di reati – sottolinea la Cassazione – anche in ragione del carattere familiare dell’azienda e della tardività del licenziamento, che la Monardo avrebbe potuto disporre con largo anticipo, qualora fosse stata l’effettiva amministratrice della società”. Da ricordare che in data 11 gennaio 2023 Carmelo Soriano è stato assolto in via definitiva dall’operazione antimafia denominata “Ragno”, mentre il padre Gaetano Soriano è stato condannato a 11 anni di reclusione quale elemento di spicco dell’omonimo clan di Filandari.
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