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Il nipote di un Royal marine sulle tracce del nonno che morì nella battaglia dimenticata di Vibo Marina durante la II Guerra mondiale

Anche il sergente Eric Fleet tra i 200 che persero la vita nel combattimento più importante che si svolse in Calabria: si chiamava Operazione Ferdy e serviva per tagliare la ritirata dei tedeschi dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia

Il nipote di un Royal marine sulle tracce del nonno che morì nella battaglia dimenticata di Vibo Marina durante la II Guerra mondiale
Una nave della Royal Navy
Il sergente Eric Fleet con la moglie

«Il padre di mia madre, morì, ritengo, in seguito a un’azione di guerra denominata “Operazione Ferdy” l’8 settembre 1943 nel porto di Vibo Valentia Marina nel corso dell’invasione alleata dell’Italia. Eric Fleet era un sergente dei Royal Marine, aveva 35 anni e prestava servizio su una nave da sbarco LCF4. Qualcuno potrebbe aiutarmi a trovare i dettagli di quell’azione e anche notizie sulle truppe dell’Asse che difendevano il porto in quella data? Thank you». Questo il testo del messaggio che Peter Cooper ha inserito sul sito della Royal Marines Historical Society per cercare notizie sulla battaglia in cui perse la vita suo nonno. Un evento bellico che forse non avrà cambiato le sorti del conflitto, ma che in ogni caso può essere ritenuta la più importante battaglia combattuta in Calabria nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Si trattò di un’operazione anfibia che aveva lo scopo di tagliare la ritirata alle truppe corazzate tedesche che, dopo l’invasione della Sicilia da parte degli alleati, erano riuscite ad attraversare lo Stretto di Messina e a sbarcare sul continente per respingere un attacco americano in grande stile pianificato sulla costa di Salerno e che avrebbe consentito l’avanzata verso Roma. Il generale Alexander aveva mandato un messaggio a Montgomery spiegandogli che era assolutamente necessario impedire ai tedeschi di raggiungere Salerno. Dopo aver ricevuto il messaggio in codice «feuerbrunst» (il fuoco brucia), la 24esima Panzer Division e la 26esima Panzer Granadier si ritiravano velocemente verso Nord. Secondo i piani anglo-americani, bisognava assolutamente intercettare le divisioni tedesche che, con la loro azione, avrebbero contrastato lo sbarco di Salerno.

Il 7 settembre 1943 alle ore 18:30 un convoglio d’assalto inglese salpa dal porto di Messina. È composto da 2 navi per operazioni anfibie LST, 18 mezzi di trasporto per veicoli corazzati LCT, 14 imbarcazioni per trasporto truppe d’assalto LCF e 10 mezzi da sbarco LCA. Le navi e i mezzi da sbarco sono supportati dalle due cannoniere Aphis e Scarab e dalla torpediniera Erebus. A bordo dei mezzi da sbarco ci sono i Fanti della 231esima Brigata e i Commandos del III e del 40esimo Royal Marine Commando. Era stata prevista una leggera opposizione allo sbarco, invece le cose andarono diversamente in quanto le truppe inglesi incontrarono l’agguerrita reazione della retroguardia delle truppe tedesche in ritirata. Ne seguì una sanguinosa battaglia che lasciò sul campo oltre 200 caduti da parte britannica, tra cui i sergente Eric Fleet, imbarcato su una LCF.

Questa la testimonianza dell’ufficiale medico Peter J Miller, che prestava servizio sulla nave Aphis: «L’uomo ferito era un segnalatore imbarcato su una LCF. Io ho scritto sul mio rapporto all’ammiragliato come il suo caso dimostra la difficoltà di trattamento delle vittime durante un’operazione di sbarco. Io ho scritto in uno stato di sgomento e rabbia; a Vibo Marina eravamo 20 miglia più avanti delle posizioni dell’VIII Armata inglese in Calabria e anche lontani da un ospedale o da una nave-ospedale. Il mezzo da sbarco aveva girato verso il largo con due feriti e ha ricevuto assistenza medica. Uno dei due presenta gravi ferite alla testa e per lui non potevo fare molto. L’altro, la cui vita spero di salvare, aveva una scheggia con una ferita al petto e sanguinava internamente».

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