Narcotraffico sull’asse Stefanaconi-Firenze, il ruolo dei tre vibonesi arrestati e i retroscena dell’inchiesta della Dda toscana
L’inseguimento in autostrada a Vibo per il ritrovamento di una pistola, l’attentato sventato e la cocaina già sequestrata nel corso delle prime indagini
È il “vibonese” Pasquale Conidi, 69 anni, di Stefanaconi, il presunto fulcro dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti sgominata ieri dai carabinieri che hanno portato a termine una vasta operazione coordinata dalla Dda di Firenze. Pasquale Conidi, da diversi anni trapiantato sulle colline di Impruneta (comune alle porte di Firenze), avrebbe piazzato la cocaina sulle principali “piazze” italiane. Agli arresti domiciliari è finita anche la compagna, Carmen Greco, 63 anni, pure lei di Stefanaconi, mentre in carcere è stato posto Giuseppe Foti, 47 anni, di Stefanaconi. L’indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo fiorentino, è in particolare coordinata dal pm Leopoldo De Gregorio (in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze) e si è sviluppata tra gennaio 2021 e la fine del 2022 permettendo di fare luce sui rapporti criminali che sarebbero stati intessuti da Pasquale Conidi con il Vibonese ed il Reggino per piazzare la cocaina in mezza Italia. Nello specifico, la sostanza stupefacente sarebbe stata presa in provincia di Reggio Calabria e caricata a bordo di auto opportunamente modificate con doppifondi che raggiungevano città come Torino, Roma e Firenze.
Nel corso delle indagini, Pasquale Conidi era stato quindi già fermato dai carabinieri per la detenzione ai fini di spaccio di un chilo e 300 grammi di cocaina, vicenda per la quale nel gennaio dello scorso anno è stato condannato a 4 anni di reclusione ottenendo però dal giudice l’applicazione di una pena sostitutiva rispetto ai domiciliari che ha previsto la possibilità per Conidi (con recidiva specifica e reiterata) di stare fuori casa dalle 4 alle 12 ore (uno dei primi casi in Italia di applicazione del nuovo istituto previsto dalla riforma Cartabia). Ora, quindi, il nuovo arresto in carcere che lo vede indicato quale presunto esponente di vertice di un’organizzazione di narcotrafficanti. Lo stesso Conidi era stato arrestato alla vigilia di ferragosto del 2021 per la detenzione illegale di una pistola calibro 7,65 e di venti munizioni. Nel corso di un controllo alla circolazione stradale nei pressi dello svincolo autostradale di Sant’Onofrio, i carabinieri della Radiomobile avevano in particolare notato l’andatura insolita di un veicolo. Alla vista dei carabinieri, Pasquale Conidi aveva quindi effettuato una manovra finalizzata a sviare i militari dell’Arma. Ne era iniziato un inseguimento lungo l’A2 in direzione Salerno e dopo pochi chilometri il conducente era stato fermato sulla corsia di emergenza. L’immediata perquisizione del veicolo aveva dato esito positivo: occultata ed avvolta in un panno, i militari dell’Arma avevano trovato la pistola e le munizioni incastonate in un’insenatura ricavata dietro il vano porta oggetti. Dall’inchiesta della Dda di Firenze emerge ora che l’arma doveva essere utilizzata per un attentato contro Giuseppe Foti (ma a Conidi non viene mosso lo specifico reato di tentato omicidio) per via di contrasti interni legati al traffico di droga. Anche Giuseppe Foti, tratto in arresto ieri per narcotraffico, è un volto noto alle cronache. Nel 2015 era infatti rimasto coinvolto nell’operazione “Overing” della Dda di Catanzaro contro il narcotraffico internazionale di cocaina, ma era stato poi assolto al termine di un processo celebrato con rito abbreviato.