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Arresti (59) tra il Vibonese e il Lametino, il procuratore: «Legati alla cosca Cracolici di Maierato, hanno occupato il posto lasciato libero dagli Anello»

Il gruppo sarebbe stato particolarmente attivo nel traffico di sostanze stupefacenti e nello sfruttamento del settore boschivo. Dalle indagini emersi rapporti anche con clan crotonesi e di Rosarno. In carcere pure due carabinieri

Arresti (59) tra il Vibonese e il Lametino, il procuratore: «Legati alla cosca Cracolici di Maierato, hanno occupato il posto lasciato libero dagli Anello»
La conferenza stampa con il procuratore Capomolla

Associazione di tipo ‘ndranghetistico e associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Sono solo due dei reati contestati alle 59 persone arrestate stamattina nell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro. In carcere sono finiti anche due carabinieri. I dettagli dell’inchiesta sono stati illustrati in conferenza stampa dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla. «L’area interessata dall’inchiesta odierna – ha spiegato – riguarda il territorio compreso tra i comuni di Maida e Cortale, quindi l’area del Lametino al confine con il Vibonese. L’articolazione colpita oggi è infatti legata da rapporti di parentela con gli esponenti della cosca Cracolici di Maierato, già oggetto di precedenti procedimenti penali nell’ambito delle inchieste Rinascita e Imponimento».

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Tra i reati contestati c’è l’associazione di tipo ‘ndranghetistico finalizzata anche al traffico di sostanze stupefacenti. «Il gruppo avrebbe gestito la produzione e il commercio di marijuana e l’approvvigionamento sulle piazze di spaccio locali di cocaina proveniente dalla piana di Gioia Tauro», ha spiegato il procuratore, parlando di «egemonia del gruppo nell’area di riferimento». In particolare, gli arrestati di oggi avrebbero avuto come area di espansione «quella che ha lasciato libera la cosca Anello, colpita da altre inchieste».

«È emersa anche disponibilità di armi da fuoco, durante le perquisizioni sono state ritrovate alcune pistole – ha aggiunto –. Gli interessi si sarebbe sviluppati anche nelle attività di sfruttamento delle risorse boschive. Sono emersi collegamenti anche con clan del Crotonese, grazie al ritrovamento di una piantagione a Mesoraca». Capomolla riferisce di un «controllo capillare della propria area ma anche capacità di relazione con gli altri clan, sia di territorio più contigui, come Lametino e Vibonese, sia di territori più distanti come il Crotonese o Rosarno, nel Reggino».

L’associazione sarebbe riuscita ad «intervenire in fatti privati e sarebbe stata capace di ottenere false testimonianze nell’ambito di indagini che avevano attinto i presunti vertici della cosca per ottenerne la scarcerazione». Nell’ambito dell’operazione sono stati attinti da ordinanza di custodia cautelare anche componenti delle forze dell’ordine. 

Tra le forze dell’ordine, riferiscono gli investigatori, risulta indagato un carabiniere del corpo forestale che avrebbe avuto rapporti privilegiati con i vertici della associazione evitando i controlli e consentendo così di realizzare gli interessi nello sfruttamento illegale delle attività boschive e nella coltivazione delle piantagioni. L’altro è un carabiniere oggi in congedo ma coinvolto direttamente con un presunto ruolo operativo nelle attività di coltivazione, produzione e commercializzazione della sostanza stupefacente. Ad entrambi è contestato il concorso esterno ed è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere. 

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