Bando della discordia al Comune di Vibo, bocciati i 4 candidati che erano approdati al colloquio finale: tutto da rifare ma ora si cambia
Naufraga la ricerca di un super consulente da 26mila euro per 60 giorni di lavoro. Un esito che disinnesca una grana insidiosissima per la maggioranza Romeo, con l’opposizione che l’accusava di aver cucito su misura l’avviso pubblico. Ora le maglie saranno allargate
Tutto da rifare, ma non sarà la stessa storia. Alla fine, il bando della discordia, che per settimane ha alimentato lo scontro politico al Comune di Vibo, si è auto-eliminato. Nessuno dei 4 candidati che avevano superato la selezione iniziale per la ricerca di un giornalista plurilaureato ed esperto del Pnrr ha passato indenne il colloquio. In 33 avevano aderito all’avviso pubblicato il 18 settembre scorso per la ricerca di un professionista che potesse affiancare il personale comunale impegnato nella programmazione degli interventi finanziati con il Pnrr. Un esperto in comunicazione per la «pianificazione di eventi, definizione di programmi e progetti, nel campo della valorizzazione dei beni culturali e del turismo».
Un bel po’ di carne al fuoco per cucinare la quale si chiedevano requisiti molto stringenti: due lauree, iscrizione all’Ordine dei giornalisti, esperienze in qualità di ufficio stampa e di direttore responsabile di testata ma anche un passato da dirigente d’azienda. E, ovviamente, un’ampia e approfondita conoscenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Un bando cucito su misura per qualcuno di cui conosciamo il nome», ha tuonato l’opposizione durante l’ultimo Consiglio comunale, chiedendo invano l’annullamento della procedura e scatenando la reazione furente del sindaco Enzo Romeo che ha rigettato con sdegno ogni insinuazione sul fatto la tavola fosse stata apparecchiata per un commensale ben preciso molto vicino a lui durante la campagna elettorale.
La stessa persona che, in effetti, ha aderito al bando ed è arrivata alla selezione finale insieme ad altri 3 candidati sopravvissuti alla scrematura dei curricula. Ma, come i colleghi, non ha passato le forche caudine del colloquio con la commissione d’esame composta dal segretario generale Domenico Libero Scuglia, la dirigente Claudia Santoro e il funzionario Massimo Messina. A risultare più lacunose sono state proprio le risposte sul Pnrr, in un colloquio che prevedeva l’attribuzione di ben 70 punti, a fronte di un massimo di 30 che potevano essere assegnati per la sola ostentazione dei titoli. E il curriculum del presunto predestinato si era attestato “solo” al terzo posto tra quelli esaminati.
Ora, dunque, si azzera tutto e si ricomincia. La prospettiva di perdere i fondi a disposizione per questa misura (26mila euro netti per 60 giorni di lavoro), ma soprattutto di rinunciare a un esperto che possa raccontare al meglio il prima e il dopo degli interventi finanziati con il Pnrr, non è contemplata dall’amministrazione Romeo. Certo, per la maggioranza forse è una bella fortuna che sia andato tutto a monte e la grana si sia disinnescata da sola. Cosa sarebbe successo se l’incarico fosse stato assegnato proprio al professionista ipotizzato dalla minoranza (e non solo)? Le conseguenze, almeno in termini di polemiche e d’immagine, sarebbero state devastanti per l’amministrazione in carica. Ora, invece, si riparte dal via, con un nuovo bando a maglie più larghe per la ricerca di almeno due consulenti e non più uno solo retribuito ben 400 euro al giorno.