‘Ndrangheta: scioglimento del Comune di Nicotera, i profili shock dei politici
La relazione del prefetto di Vibo, Carmelo Casabona, inviata al Viminale chiama pesantemente in causa sindaco, assessori e consiglieri
E’ una relazione per alcuni versi “shock” quella che il prefetto di Vibo Valentia, Carmelo Casabona, ha inviato al Ministero dell’Interno per chiedere – e il 25 novembre scorso ottenere – lo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di Nicotera. Una relazione che delinea un “profilo” di alcuni componenti della giunta comunale – sindaco e vicesindaco in testa –, ed anche di alcuni componenti del Consiglio comunale, estremamente grave e preoccupante, finendo per mettere a nudo più che mai tutte le responsabilità di una classe politica, e di parte della c.d. “società civile”, incapace di selezionare una classe dirigente immune da pericoli di condizionamenti mafiosi.
Gli organi elettivi del Comune di Nicotera erano stati rinnovati nelle elezioni amministrative dell’ottobre 2012, mentre la Commissione di accesso agli atti si è insediata il 28 gennaio 2016. Gli elementi posti alla base dello scioglimento del Consiglio comunale – e di conseguenza anche della giunta – per infiltrazioni mafiose vengono definiti nella relazione come “concreti, univoci e rilevanti”, attesi i collegamenti diretti e indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata che si sarebbe inserita negli appalti pubblici tramite ditte ad essa riconducibili. Diversi i rilievi mossi in ordine ai rapporti di alcuni consiglieri comunali con esponenti della criminalità organizzata che a queste latitudini si chiama clan Mancuso. Vengono in particolare citati i rapporti di parentela di un consigliere comunale di maggioranza con deleghe allo Sport, alle fiere, ai mercati ed all’attività promozionale dei prodotti tipici (già assessore dal 22 ottobre 2013 al 12 marzo 2015) con “soggetti legati al contesto criminale del territorio”, nonché le irregolarità relative ai servizi professionali di cui si è avvalso il Comune, con riferimento “ad un legale avente notoriamente rapporti di parentela con un soggetto affiliato alla consorteria mafiosa” dei Mancuso. Il sindaco. Riguardo alla figura del sindaco Franco Pagano (in foto a sinistra), la Commissione d’accesso agli atti per alcuni versi muove delle “contestazioni” che nulla hanno a che vedere con la mafia o le possibili infiltrazioni mafiose nell’ente locale: vale a dire dei deferimenti (alcuni risalenti al 1998-1999 e di cui non viene riportato l’esito) per diffamazione, ingiuria e abuso d’ufficio. Altri rilievi toccano invece valori protetti dalla Carta costituzionale come il diritto di difesa e la possibilità di poter svolgere incarichi elettivi (il sindaco, nel caso di specie) anche da parte degli avvocati penalisti. Viene infatti “contestato” all’ex sindaco, Franco Pagano, di professione avvocato penalista, di aver assistito in un procedimento penale nel 2013 – quando già era sindaco – un figlio del defunto Francesco, “Ciccio”, Mancuso, patriarca e fondatore dell’omonimo clan di Limbadi. Rilievi che potrebbero avere un peso esclusivamente politico in ordine all’opportunità o meno da parte di un pubblico amministratore di accettare la difesa di un soggetto sotto processo per mafia ed in cui, magari, l’ente Comune avrebbe potuto costituirsi parte civile. Viene poi “contestato” al sindaco Pagano di aver festeggiato il 19 luglio 2013 il 18esimo compleanno della figlia nell’agriturismo “Cally-Cally” di Nicotera, indicato dagli investigatori della Commissione d’accesso come di proprietà della figlia del defunto Ciccio Mancuso (cl. ’29). Tale struttura turistica – circostanza dimenticata dalla Commissione di accesso – è stata in passato destinataria di un’interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Vibo, ma la stessa non ha retto dinanzi ai giudici del Tar che hanno escluso ingerenze mafiose nella struttura. [Continua dopo la pubblicità]
Più serie, invece, altre contestazioni mosse al sindaco Franco Pagano come la nomina, in data 3 giugno 2013, di alcuni soggetti con precedenti penali – per reati legati agli stupefacenti e ritenuti vicini ai clan – nel Consiglio di amministrazione dell’ente morale “Opera Pia Giuseppina Scardamaglia Longo”. Ancor più serie le scelte di alcuni assessori effettuate dal sindaco.
Il vicesindaco. Sul conto di Francesco Mollese (cl. ’53) vengono riportati precedenti di polizia e penali di un certo peso sin dagli anni ’70: porto abusivo di armi, associazione a delinquere, una diffida di pubblica sicurezza del questore di Catanzaro risalente al 1983, la sottoposizione alla libertà vigilata per un anno (con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) dal giugno 1984 all’ottobre 1985 e una condanna “divenuta irrevocabile – si legge negli atti – nel 1982 per concorso in estorsione” per la quale Mollese il 20 aprile 1983 è stato “tratto in arresto dai carabinieri di Nicotera per espiare la pena residua di 3 anni e 6 mesi di reclusione”.
Sul conto dell’assessore e vicesindaco Francesco Mollese risultano inoltre controlli del territorio da parte delle forze dell’ordine con soggetti gravati da precedenti penali e di polizia per associazione mafiosa, delitti contro la persona ed il patrimonio, avvisati orali di pubblica sicurezza, sorvegliati speciali e nipoti dei Mancuso.
L’assessore Polito. Sul conto di Federico Antonio Polito (cl. ’87) risulta invece agli atti un deferimento in stato di libertà nel 2015 per furto, invasione di terreni, turbativa violenta di cose immobili e danneggiamento in concorso con il sindaco ed il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale. Altro deferimento, riportato nella relazione del prefetto, risale poi al 4 aprile 2016 per i reati di percosse e minaccia. Anche nel caso dell’assessore Polito vengono infine riportate diverse frequentazioni con persone gravate da precedenti penali e di polizia, fra cui uno dei figli del boss Diego Mancuso, alias “Mazzola”, il figlio del boss Cosmo Michele Mancuso ed una nipote di Giovanni Mancuso.
Consiglieri comunali. Sul conto del consigliere comunale Pinuccia Stilo (cl.’78) la relazione del prefetto inviata al Ministero dell’Interno riporta una frequentazione risalente al 1998 in una masseria di un componente della famiglia Mancuso ed al tempo stesso sottolinea altri rapporti di frequentazione con esponenti della famiglia Mancuso anche da parte di suoi due stretti congiunti.
Sul vicepresidente del Consiglio comunale, Salvatore Cavallaro (cl. ’84), la relazione del prefetto Casabona segnala invece un deferimento nel 2002 per deturpamento e molestia alle persone ed un altro nel 2015 per minaccia ed ingiuria a seguito di querela (ma non vengono riportati i successivi sviluppi giudiziari) e quindi alcune frequentazioni con soggetti gravati da precedenti penali e di polizia.
Per il consigliere comunale Giuseppe Di Masi (cl. ’64) la relazione del prefetto riporta infine una condanna da parte del Tribunale di Vibo a 6 mesi, una denuncia nel 2006 per percosse e la partecipazione ai funerali di Cosma Congiusti (cl. ’57), pluripregiudicato, ucciso l’8 novembre 2010 “in un agguato dalle modalità mafiose mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco”.
Ad avviso del prefetto Carmelo Casabona (in foto a sinistra), dunque, emerge chiaramente che “la quasi totalità dei componenti dell’amministrazione comunale di Nicotera” intrattiene legami con “soggetti del locale contesto criminale”, derivanti in alcuni casi “da vincoli di parentela e in altri da frequentazioni, mentre alcuni amministratori sono stati coinvolti in procedimenti penali in qualità di indagati”.