Da San Ferdinando a Nicotera per dire no alla ‘ndrangheta e ricordare Peppe Valarioti, il dirigente del Pci ucciso nel 1980
Una fiaccolata ha ripercorso gli ultimi spostamenti del giovane politico di Rosarno prima della morte. L’iniziativa farà parte del docufilm “Medma non si piega” che racconterà le sue lotte sociali, culturali e sindacali
Per riportare alla luce, non dimenticare e continuare a combattere, si è svolta la marcia da San Ferdinando a Nicotera ripercorrendo gli ultimi spostamenti del giovane politico di Rosarno, Peppe Valarioti, prima di essere ucciso per mano della ‘ndrangheta nel 1980.
Una fiaccolata, avvenuta nella tarda serata di venerdì 11 ottobre, denominata “Stop ‘ndrangheta-Peppe Valarioti vive”. L’evento è stato organizzato dalla Ugly Films in collaborazione con l’Anpi comitato provinciale di Reggio Calabria, la Casa del Popolo “Giuseppe Valarioti” di Rosarno-Officina numero 8, con il supporto della provincia di Vibo Valentia, il Comune di Nicotera e il Comune di Rosarno.
Gli organizzatori hanno voluto ricordare l’attivista e dirigente del Partito Comunista Italiano «senza bisogno di aspettare le ricorrenze, perché riteniamo che le vittime innocenti delle mafie vadano ricordate, tutte, ogni giorno. Peppe era in prima linea in tante manifestazioni bracciantili e contadine, negli anni ’70, e da tempo pensavamo di volergliene dedicare una anche noi, insieme a quelle associazioni che oggi portano avanti i suoi ideali».
Cinema partecipativo e luminoso per Peppe Valarioti
L’iniziativa farà parte del docufilm “Medma non si piega”, sulla storia di Valarioti, e le sue lotte sociali, culturali e sindacali. Il film-documentario è attualmente in auto-produzione, e c’è una raccolta fondi lanciata in collaborazione con l’Anpi sezione intercomunale di Polistena. È stata anche una sorta di azione di cinema partecipativo. Si è reso set cinematografico una strada di campagna dove oltre 44 anni fa, ci fu il primo omicidio politico-mafioso in Calabria.
«Secondo noi questa è una storia ancora poco conosciuta, un po’ come tante altre vittime innocenti di ’ndrangheta – hanno spiegato gli organizzatori film-makers – per questo volevamo fare rumore, proprio come faceva Valarioti, non abituato a urlare dai palchi ma al fianco dei contadini e dei disoccupati per rivendicare i loro diritti sociali».
La fiaccolata che squarcia le tenebre
La fiaccolata ha attraversato il buio della Sp 36, di Nicotera Marina, messa in sicurezza dal Comando della Polizia Municipale di Nicotera. Vi hanno aderito in centinaia, tra cui i familiari di Valarioti, con Ilaria Bottiglieri, 16 anni, la pronipote più giovane, l’ex storico sindaco di Rosarno Peppino Lavorato che raccolse tra le braccia il corpo quasi esanime del giovane attivista, singoli cittadini, alcuni sindaci della Piana, la Cgil territoriale, l’associazione Avviso Pubblico, la Fondazione Trame di Lamezia Terme, i presidi di Libera Palmi e Piana di Gioia Tauro. Erano, inoltre, presenti gli Scout, la comunità ecclesiale di Don Pino De Masi, e Don Salvatore Larocca, parroco del Duomo di Rosarno. Intervenuto anche Mimmo Lucano, di recente eletto nuovamente sindaco di Riace, nonché europarlamentare.
Toccanti le testimonianze che hanno commosso e fatto riflettere i presenti. Il ritrovo è avvenuto alle ore 19 circa davanti al ristorante “Gaetanaccio”, nei pressi della foce del fiume Mesima, e da lì si è partiti in corteo, con bandiere, striscioni, torce, fioche luci e passi carichi di sentimenti contrastanti, verso l’ex ristorante “La Pergola” di Nicotera, nel cui parcheggio, quella tragica sera dell’11 giugno 1980, Giuseppe Valarioti fu ucciso (a colpi di lupara), mentre si trovava lì con i suoi compagni del Pci di Rosarno per festeggiare insieme l’ottimo risultato elettorale delle elezioni appena conclusesi.
Alla sbarra, nel 1982, finì Giuseppe Pesce, boss dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, che fu però assolto sia in primo grado sia in appello. Neanche le dichiarazioni di un pentito, Pino Scriva – che indicò movente, mandanti ed esecutori materiali del delitto – riuscirono a scrivere una verità processuale, anche se è chiaro come Valarioti fosse finito nel mirino delle cosche per il suo impegno contro il malaffare.