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Asp di Vibo sciolta per mafia, l’ultimo giorno di Battistini: «Costretto ad andare via quando si cominciavano a vedere i risultati»

Domani si insedierà la nuova commissione straordinaria. Il generale tira le somme dell’ultimo anno e mezzo. «Ho trovato una situazione più complicata di quanto mi aspettassi». Il momento più bello: «Quando abbiamo messo intorno al tavolo 18 professionisti per il piano sanitario di un bambino». Il più brutto: «Le aggressioni a medici e infermieri». Il più surreale: «L’esercito che (non) presidia l’ospedale»

Asp di Vibo sciolta per mafia, l’ultimo giorno di Battistini: «Costretto ad andare via quando si cominciavano a vedere i risultati»
Asp Vibo, il generale Battistini

«A Vibo ho trovato una situazione più complicata di quanto mi aspettassi. Ma ho incontrato anche persone che hanno voglia di riscatto, che hanno voglia di combattere, persone che vogliono mettersi in gioco per rilanciare questa provincia che è sofferente da molti punti di vista, non solo per quanto riguarda la Sanità».

È l’ultimo giorno da commissario dell’Asp di Vibo Valentia per il generale dell’Esercito Antonio Battistini. Domani, mercoledì 9 ottobre, al suo posto di commissari se ne insedieranno tre (Vincenzo Piscitelli, Gandolfo Miserendino e Gianluca Orlando), quelli della commissione straordinaria che gestirà l’Azienda sanitaria provinciale per 18 mesi, in seguito al suo scioglimento per infiltrazioni mafiose deciso dal Consiglio dei ministri il 27 settembre scorso.

Battistini ha guidato l’Asp per circa un anno e mezzo, da quando nel giugno del 2023 il governatore e commissario ad acta della Sanità calabrese, Roberto Occhiuto, gli chiese di sostituire un altro commissario, Giuseppe Giuliano, coinvolto nell’inchiesta sui posti letto Covid gonfiati. Un impegno non da poco, visto che il generale già guidava (e continuerà a farlo) l’Asp di Catanzaro.

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Allora, va via. Le dispiace?
«Sì, mi dispiace, perché nel momento in cui avrei potuto capire e quindi essere in condizione di agire vengo sostituito. Queste però sono le regole del commissariamento. Spero che qualcuno si interroghi su questo, perché se un’azienda sanitaria è condizionata dalla criminalità organizzata le responsabilità probabilmente non sono solo del direttore generale, del direttore amministrativo o del direttore sanitario. Questa è un’azienda che ha avuto dipendenti indagati, imputati e condannati e si è costituita parte civile nei confronti di queste persone».

Critica lo scioglimento?
«Il fatto che l’Asp venga sciolta lo trovo, come dire, un po’ incongruo, anche come tempistica, perché la causa è nelle risultanze dell’inchiesta Maestrale Carthago che riguarda fatti di molti anni fa. Ricordo che a valle dell’inchiesta Quinta Bolgia, nel settembre del 2019 fu sciolta e commissariata l’Asp di Catanzaro, che io dirigo in questo momento. Tuttora l’Asp catanzarese sta pagando le conseguenze non positive di quel periodo di commissariamento».

Perché non è stato confermato nella triade commissariale?
«Non so rispondere alla domanda sul perché debba andare via. Avevo spiegato di poter rimanere proprio per salvaguardare la continuità di gestione. Ma evidentemente non è stato ritenuto possibile. Alla fine dei conti credo che tutto il meccanismo di scioglimento di un’azienda sanitaria sia da rivedere, perché mandare via il vertice o i vertici non sempre è una soluzione».

Eppure per la Prefettura e il ministero dell’Interno le infiltrazioni della ‘ndrangheta sono accertate…
«Le risultanze dell’inchiesta Maestrale Carthago rendevano inevitabile lo scioglimento. Ma si tratta di fatti che risalgono a molti anni fa. Durante la mia gestione, lo dico con molta serenità, non ho avvertito in azienda la presenza della criminalità organizzata. Ma di certo questa Asp necessita di una profonda ricostruzione interna».

Qual è il suo bilancio alla fine di questa esperienza?
«Sono in carica dal 13 giugno del 2023 e lo sarò fino a domani. È stato un periodo impegnativo, ma è stato anche un bel periodo per me, perché ho conosciuto un territorio e persone che mi hanno arricchito.

Qual è stato il momento più brutto?
«Le aggressioni ai sanitari, momenti bruttissimi. Poi tra i momenti più difficili annovero quelli all’indomani dell’insediamento, in piena estate, quando la prima cosa da fare è stata la riorganizzazione dei servizi di emergenza-urgenza. Quindi ho vissuto l’estate del 2023 con estrema apprensione, però i risultati sono stati migliori di ciò che temevo.

Quale momento ricorda invece con maggiore orgoglio?
«Sono tanti. Ma in particolare ricordo quando ho riunito qui dentro (l’intervista avviene nel suo ufficio, ndr) 18 figure professionali per impostare il piano terapeutico per un bambino vibonese, per il quale abbiamo messo insieme tutti i professionisti di cui aveva bisogno».

Eppure rischia di essere ricordato per il commissario che era in carica quando l’esercito ha cominciato a presidiare l’ospedale Jazzolino. Rimase sorpreso dalla notizia quando venne diffusa?
«Sorpreso non rende l’idea: ero sconcertato. Innanzitutto perché conosco le regole di ingaggio dell’operazione Strade Sicure, cosa che evidentemente i media non conoscono. E poi perché avevo parlato col prefetto il giovedì precedente, alla vigilia del comitato in cui poi si è deciso in realtà solo di rimodulare quella che è semplicemente una “ronda”. Di fatto l’esercito non ha mai presidiato l’ospedale con una postazione fissa».

Quindi è colpa della stampa che ha spettacolarizzato una notizia di routine?
«Le rispondo con un esempio. Un mio collaboratore, che è anche il sindaco di un paese del Vibonese, è stato vittima di un’aggressione a Soriano, all’inizio dell’anno. Recentemente è stato intervistato da una trasmissione pomeridiana su un canale nazionale. Ebbene, mentre parlava, su metà dello schermo scorrevano le immagini dell’aggressione all’ospedale di Foggia, con i sanitari barricati dentro l’ufficio e un tizio che spaccava le sedie nella sala d’attesa. E a commento di tutto ciò, nel sottopancia c’era scritto: “Aggressioni, l’esercito all’ospedale di Vibo”. Questo significa manipolare la verità».

Passiamo ad altro: i medici cubani. Il loro apporto è importante?
«È determinante, non solo per la sanità vibonese, ma per quella calabrese nel suo complesso. Se non avessimo i medici cubani la situazione sarebbe drammatica. Come ultimo atto della mia gestione mi appresto a firmare per il reclutamento di altri 17 medici. Se alcuni reparti dell’ospedale sono ancora efficienti è grazie ai medici cubani».

Per finire, quali sono le priorità che segnalerà ai commissari straordinari che si insedieranno domani.
«Ho preparato un report dettagliato con 27 punti e ho chiesto a ogni ufficio una puntuale relazione da consegnare ai commissari».

Sì, ma ai primi tre posti cosa c’è?
«Innanzitutto lo sviluppo delle progettualità Pnrr. Al secondo posto metterei sicuramente la riforma dell’assistenza territoriale. Nei giorni scorsi ho deliberato l’acquisto degli arredi per la Aft di Soriano (l’Aggregazione funzionale territoriale, cioè un raggruppamento di medici di medicina generale, ndr). Infine, la reingegnerizzazione veloce dello Jazzolino, sul quale siamo intervenuti ma bisogna continuare a lavorarci».

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